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informazioni
www.sassoferratoturismo.it
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Sassoferrato sorge presso le rovine dell’antica città umbro-romana di Sentinum, di cui si ammirano ancora sul posto grandiose vestigia. Teatro, nel 295 a.C., della celebre “Battaglia delle Nazioni” che sancì la vittoria dei Romani contro la lega dei Gallo-Sanniti. Vi morì il console Decio Mure, votatosi agli Dei. La città, data alle fiamme dalle forze di Ottaviano durante la guerra dei Triumviri nel 41 a.C., fu ricostruita in forma migliore per volere dello stesso Cesare Augusto e vi presero residenza molti suoi veterani che avevano ricevuto in dono le migliori terre dell’agro sentinate.
La città scomparve tra l’VIII e il X secolo, non per violenza nemica, ma abbandonata dagli abitanti, decimati dalla fame e dalla peste, incapaci di difenderla dalle irruzioni nemiche, specialmente dei feroci Ungari. Nel 1150 circa, su di un’altura poco distante, un conte di nome Atto, proveniente dal Castello di Galla, presso Genga, fondò un castello, a cui dette il nome di Sassoferrato. Il castello non tardò a diventare un paese, poiché i discendenti dei vecchi sentinati scesero dai loro rifugi montani e vi costruirono le loro case con materiale preso dalla vecchia città.
Il Paese fu soggetto ai Conti Atti fino al 1460, quando diventò libero comune, assumendo da subito la fisionomia di città fortificata che doveva avere imponenti mura di cinta in doppia cintura, delle quali ancora oggi rimangono resti evidenti. Nel corso dei secoli la città fu soggetta anche a diverse occupazioni: da parte dei Malatesta di Rimini nel 1349, dall’esercito di Braccio da Montone nel 1417 e dalla soldataglia di Francesco Sforza nel 1433, il quale ne fece strazio con orribile saccheggio. Nel 1460 Sassoferrato divenne libero Comune emancipandosi definitivamente dal dominio dei Conti Atti, divenuti sempre più dispotici e crudeli.
Dal 1457 l’ordinamento legislativo era raccolto in uno Statuto che ha regolato la vita della città fino al 1827, anno in cui venne redatto un Regolamento Pontificio in sostituzione del vecchio Statuto. Nel febbraio del 1500 la città subì anche la pacifica occupazione del Duca Valentino. Nei secoli che seguirono la vita di Sassoferrato è comune a quella di tanti altri centri simili. Tutto il 1600 appare, come risulta dai documenti e dalle carte di archivio, un periodo piuttosto oscuro per la città, la quale, probabilmente, ebbe a risentire delle notevoli turbolenze alle quali era stata sottoposta nei periodi precedenti, che avevano determinato da un lato il degrado degli edifici, delle chiese e dei monumenti e dall’altro ne avevano impedito la cura e il restauro.
Allo stesso modo nel secolo XVIII le lunghe ed estenuanti guerre, di cui fu teatro l’intera Europa e nelle quali fu coinvolto anche lo Stato Pontificio, al quale Sassoferrato era soggetta, finirono per incidere anche nella realtà socio-economica e sassoferratese. Nel 1798 Sassoferrato venne inglobata nella Repubblica Romana, proclamata in quell’anno dai francesi, ma l’anno successivo, l’11 giugno 1799, il popolo decise una controrivoluzione e in un consiglio popolare nominò tre Priori. Le vicissitudini della città non terminarono con la controrivoluzione del 1799 perché, nel 1808, Napoleone, ignorando il concordato attuato con Pio VII, cede Sassoferrato al Regno Italico assieme ad altre Province dello Stato Pontificio.
Nel 1815, infine, la città venne occupata dagli austriaci e successivamente restituita alla Chiesa entro la deputazione di Macerata. Attorno al 1830 si rinnovò la rete stradale di collegamento con i centri vicini: con Pergola (1827), Fabriano (1829), Arcevia (stessi anni). Si fabbricarono anche nuovi ponti. Nel periodo risorgimentale alcuni sassoferratesi si arruolarono tra i garibaldini o, comunque, fecero parte dei moti di liberazione e tennero vivo il fermento rivoluzionario e il progetto di unificazione al Regno Sabaudo. Con l’annessione dello Stato Pontificio, Sassoferrato passò definitivamente al nuovo Regno d’Italia e amministrativamente fu compresatra i Comuni della Provincia di Ancona (1862), mentre, dal punto di vista ecclesiastico, rimase entro il territorio della Diocesi di Nocera fino al 1984, anno in cui fu assegnata alla Diocesi di Fabriano.
Nel 1860 Sassoferrato entra a far parte del Regno d’Italia: il Comizio di annessione fu tenuto nei giorni 4 e 5 novembre; su 2.025 iscritti 715 votarono a favore. Il 26 novembre 1860 viene acquistata una bandiera tricolore e, intanto, si forma un Governo provvisorio. Il periodo 1861-1900 non è segnato da fatti e avvenimenti di particolare importanza, la popolazione è però impegnata per adeguare la vita sociale, amministrativa, culturale, alla nuova realtà. Sono registrati, infatti, miglioramenti in numerosi settori della vita pubblica: l’istruzione di giovani, l’assistenza ai malati, la sistemazione e i restauri di edifici pubblici e religiosi, l’approvvigionamento idrico nel centro e nelle frazioni (1898), la costruzione e le migliorie di cimiteri, il riassestamento delle strade e dei ponti, la fondazione bancaria di istituti (Banca Popolare 1887).
Con i fondi librari dei conventi soppressi si costituì il primo nucleo della Biblioteca Comunale. Nel corso dei secoli si sviluppò, pur nel contesto di più generale economia agricola e montana, una vasta e varia attività artigianale di lavorazione del ferro, di estrazione di pietra, di conceria, di vasellame in terracotta, di fusione campanaria, di fabbricazione di chiodi. I fatti più importanti avvenuti nel secolo scorso si riferiscono per lo più a costruzione di nuovi edifici scolastici. Tra questi sono da ricordare il maestoso edificio tra il Borgo e il Castello, sede delle Scuole Elementari e Medie, la sede dell’Istituto Professionale e del Liceo Scientifico, il Teatro Comunale, vari campi sportivi e palestre, il nuovo Ospedale Civile. Nel 1910 fu inaugurato il tronco ferroviario Sassoferrato-Urbino, ora ridotto al tratto di collegamento con Pergola.
Durante la seconda guerra mondiale tra il monte Strega ed il monte Catria furono molto attive le formazioni partigiane, che trovarono grande aiuto anche nell’appoggio della popolazione sassoferratese, da sempre sostenitrice di principi democratici. Gli anni della ricostruzione post bellica segnarono l’inizio di un vasto e intenso impegno nello sviluppo, grazie alla saggia ed intraprendente guida delle Amministrazioni che si sono succedute e alla collaborazione dell’intera cittadinanza. Sviluppo segnato, in particolare, da un progressivo ampliamento dell’abitato, dalla disponibilità di un polo industriale, dalla istituzione di Centri culturali e di istruzione di alta importanza. Negli ultimi decenni del 1800 si iniziarono nel territorio sassoferratese ricerche minerarie, che partirono dal 1886 in seguito alla dichiarazione di scoperta di miniera di zolfo da parte dei fratelli Buhl e del sig. Deinhard nel bacino di Cabernardi e nelle aree adiacenti di Cafabbri e Breccetinte.
L’attività di estrazione in funzione commerciale si avviò nel 1888, sotto la Direzione della Società Solfifera Italia e si concluse tra il 1950-60, con conseguenze disastrose, sia per l’economia sassoferratese, sia per gli aspetti demografici del territorio che conobbe un progressivo spopolamento. Segnarono momenti di ripresa, sia economica che, conseguentemente, demografica l’istituzione del Calzaturificio Vainer, lo stabilimento della Merloni e la Cartiera del Sentino. Negli ultimi decenni altre industrie hanno dato ulteriore impulso all’economia locale. La presenza di numerose realtà produttive, unita alla vivibilità del territorio, hanno contribuito ad un progressivo aumento della popolazione residente che ha superato le 7.800 unità.
DIMORE STORICHE
Palazzo Comunale
Il Palazzo Comunale, situato in piazza Matteotti, nella parte alta e più antica della città, il Castello, è ricavato da un complesso di edifici costruiti o acquistati dal Comune in epoche diverse. Unito al Palazzo dei Priori (Sec.XIV), l’edificio, più o meno così come è visibile oggi, può farsi risalire, visti i continui rimaneggiamenti, ai Sec. XVIII-XIX. Il loggiato ad esso annesso è stato edificato nel 1842.
Palazzo dei Priori
Sede del Museo civico archeologico, il Palazzo è ubicato in piazza Matteotti, nel cuore del rione Castello, la parte alta e più antica della città, ricca di angoli medievali di suggestiva bellezza. Costruito nel 1355 quando Sassoferrato iniziava ad amministrarsi in forma comunale, fu ultimato intorno al 1500. L’edificio si presenta con un prospetto a due ordini, con finestre monofore, interrotte, al primo piano, dall’ingresso principale a cui si accede attraverso una scala a fornice. Sotto il cornicione una greca di archetti rampanti corona la composizione del profilo superiore. All’interno un ampio scalone in pietra, con un suggestivo incrocio di archi e volte di copertura. Il Palazzo ospita la sala consiliare del Municipio, ad esso contiguo.
Palazzo Merolli (Palazzo degli Scalzi)
Prende il nome dal mecenate costruttore del complesso, l’Archiatra Pontificio Vittorio Merolli di Sassoferrato. Ubicato nel cuore della parte bassa della città, il rione Borgo, il seicentesco complesso costituisce un esemplare unico in città di edificio tardo-rinascimentale, sorto su preesistenze medievali. Di proprietà del Comune, originariamente convento religioso (sede dei Carmelitani Scalzi) e residenza di famiglie aristocratiche, è attualmente destinato a struttura ricettiva alberghiera e a sede di congressi. All’interno del grande complesso storico-monumentale la chiesa di Santa Teresa d’Avila, in stile neoclassico, appartenente alla Parrocchia di San Facondino.
Palazzo Oliva
Palazzo Oliva, fatto costruire dal Cardinale Oliva nel XV secolo, ha la facciata che si apre sulla Piazza Matteotti. All’interno sono ospitate importanti collezioni d’arte e testimonianze storiche. Al 2° piano è situata la Civica Raccolta d’Arte, recentemente istituita, che comprende una trentina di pregevoli opere, tra tele e tavole, che vanno dal XV al XVIII Secolo. Tra queste, tre tavole appartenenti a Pietro Paolo Agabiti (1465 o 1470 - 1540) e due tele di Giovan Battista Salvi (1609 - 1685), il grande artista universalmente conosciuto come Il Sassoferrato. Al 1° piano è invece ospitata la raccolta Incisori Marchigiani, donata al Comune dalla famiglia Pagliarini, che comprende oltre 400 opere grafiche (tra cui 17 disegni) appartenenti a 210 incisori marchigiani. Opere che vanno dal 1550 ai giorni nostri. Una collezione prestigiosa, che attraversa 500 anni di storia calcografica marchigiana. A piano terra del Palazzo è situata la Biblioteca Comunale. All’interno dell’edificio sono inoltre conservati gli stemmi della famiglia Oliva.
Palazzo Vescovile
Imponente edificio annesso alla chiesa di San Pietro. Iniziato a costruire nel 1530, fu successivamente ampliato e definitivamente compiuto nel 1551 per opera di Mons. Mannelli. Fino agli anni ’40 del secolo scorso dimora dei vescoviin occasione delle visite pastorali e, nel periodo estivo, insieme ai seminaristi di Nocera.
San Bartolomeo
Ex monastero di monache benedettine, ubicato in via La Valle. Costruito nel 1258, ampliando un edificio preesistente, il complesso è stato recentemente ristrutturato. Di proprietà del Comune, l’antico edificio è stato destinato a sede delle Associazioni culturali locali. Al suo interno una chiesa sconsacrata, il cui ingresso è cavato in un torrione o baluardo della muraglia cittadina, che qui separava il Borgo antico dal Borgo S. Angelo.
Santa Margherita di Paravento ( Palazzo Montanari)
Attuale sede del Museo delle arti e tradizioni popolari, l’antico è edificio situato su uno sperone di roccia circondato dal verde, sulla collina che divide in due il centro urbano della città. Il nucleo dell’attuale edificio ha origine, secondo le poche notizie tramandate dagli storici locali, intorno all’anno mille come fortilizio. Intorno al 1245 fu ampliato ed adibito a monastero per le suore Benedettine con la denominazione di Santa Margherita in Paravento. Gli ampliamenti si susseguirono nei secoli fino a determinare l’attuale configurazione dell’intero complesso. Nel 1845, per testamento di D. Angelo Montanari, fu trasformato in orfanotrofio, essendo vuoto il monastero per la soppressione napoleonica del 1810. L’edificio si sviluppa su tre livelli che si affacciano su una corte interna porticata, nella quale è presente un pozzo circolare. Sul fronte di ingresso è localizzata l’antica chiesa (parte della cui struttura originaria è visibile al piano superiore), ad una sola navata, con ingresso indipendente dotato di un pregevole portale in pietra arenaria con iscrizione.
Pubblicazioni:
* “Storia di Sassoferrato - dalle origini al 1900” - Alberico Pagnani - Ed. La Pace - II edizione - 1975
* “Sassoferrato - Il castello e il territorio dalle origini all’età comunale (Secoli XI - XIII)” - Virginio Villani - Ed. Comune di Sassoferrato - 1999
* “Sassoferrato - Politica istituzioni e società nei secoli XIV e XV (1300 - 1460)”- Virginio Villani - Ed. Comune di Sassoferrato- 2005
DA VISITARE:
Sassoferrato anche nella pagina Facebook di AvventuraMarche
TEATRO DEL SENTINO - STAGIONE DI PROSA 2013
La Stagione di Prosa 2012/2013, organizzata dal Comune di Sassoferrato, è composta da cinque prestigiosi appuntamenti, più altri tre fuori abbonamento. Il programma in dettagli
SPETTACOLI IN ABBONAMENTO
Sabato 15 Dicembre 2012 - ore 21,00
OH DIO MIO!
di Anat Gov
Traduzione e adattamento di Enrico Luttmann e Pino Tierno
Regia Nicola Pistoia
Produzione Attori & Tecnici
con VIVIANA TONIOLO e VITTORIO VIVIANI
e con ROBERTO ALBIN
Una commedia divertente, dai tratti ironici e surreali, all’insegna dello humor tipicamente yiddish. Più precisamente, una rappresentazione tragicomica nella quale la comicità non è mai banale, ne fine a se stessa, ma induce alla riflessione sui problemi esistenziali, in particolare sul rapporto dell’uomo con il mistero e la divinità. Il testo porta una firma prestigiosa, quella della scrittrice e drammaturga israeliana Anat Gov, nota anche per il suo impegno per la parità dei diritti a favore dei cittadini arabi di Israele e per una pacifica convivenza con Paesi vicini. Interpreti della commedia due eccellenti artisti, Viviana Toniolo (nel ruolo di Ella, affermata psicanalista, madre single di un ragazzo autistico) e Vittorio Viviani (nella parte nientemeno che di Dio, un Dio, però, particolarmente fragile e in crisi di identità). Con loro, in scena, il giovane Roberto Albin nelle vesti del figlio di Ella. La trama: Un giorno la psicanalista Ella riceve una misteriosa telefonata. Dall’altra parte della cornetta c’è un uomo disperato che le chiede insistentemente di poter essere ricevuto. Prima di incontrarlo, Ella gli chiede di conoscere il suo nome, ma l’uomo le confida solo la prima lettera: D. Quando finalmente i due si incontrano, l’uomo svela di essere Dio in persona, ma è depresso, profondamente deluso dalla sua creazione. A questo punto l’intreccio si fa coinvolgente: D. è confuso, ma la psicologa non intende compatirlo, anzi lo incalza ed esige che egli renda conto del suo operato. D. confida i suoi disagi, mostrando spesso un profondo senso di pentimento, soprattutto per quei “manufatti” ultimi, l’uomo e la donna, che non hanno risposto alle sue aspettative… Abilmente diretta da Nicola Pistoia, la commedia, che si sviluppa su ritmi incalzanti, è caratterizzata da dialoghi serrati e taglienti, con un campionario di battute argute, ironiche, provocatorie, toccanti e tragiche.
Mercoledì 16 Gennaio 2013 - ore 21,00
A PIEDI NUDI NEL PARCO
di Neil Simon
Regia Stefano Artissunch
Produzione Synergie Teatrali
con GAIA DE LAURENTIIS - VALERIA CIANGOTTINI
STEFANO ARTISSUNCH - LIBERO SANSAVINI
e con FEDERICO FIORESI
Scritta dal grande drammaturgo e sceneggiatore statunitense Neil Simon, "A piedi nudi nel parco" è una famosa commedia brillante portata in scena per la prima volta nel 1963. La rappresentazione conquistò immediatamente i favori del pubblico, ottenendo uno strepitoso successo, poi fu resa ancor più celebre dall’omonimo film del 1967, diretto da Gene Saks, interpretato da due autentiche star del cinema americano, Robert Redford e Jane Fonda. Le nevrosi della vita di coppia sono al centro di questo testo di Simon, una piéce di grande efficacia e più che mai attuale, dove le storie e i personaggi che si incontrano e si scontrano sono esempi di vita vissuta, raccontati con battute irresistibili e rappresentati con episodi spassosi e coinvolgenti. La commedia è resa particolarmente frizzante e spiritosa dal talento e dallo spessore artistico dei suoi protagonisti: da Gaia De Laurentiis (la peperina Corie) a Valeria Ciangottini (nel ruolo di Ethel, madre di Corie), da Stefano Artissunch (nelle parti del giovane avvocato Paul Bratter), che firma anche la regia dello spettacolo, a Libero Sansavini (nelle vesti di Velasco), a Federico Fioresi. La trama: La scomoda sistemazione di due sposini (Paul e Corie) in un piccolo e spoglio appartamento al quinto piano di un palazzo privo di ascensoree la presenza nelle loro vite di altri due singolari personaggi, quali la signora Ethel Banks e il signor Velasco, eccentrico inquilino della mansarda situata sopra l’appartamento della coppia, bastano a mettere a dura prova la loro serenità matrimoniale e, in particolare, fanno emergere le loro differenze caratteriali. Paul è serio, giudizioso, prudente, tanto quanto Corie è vitale, appassionata, romantica; tanto l’uno è prevedibile e convenzionale quanto l’altra è imprevedibile e spudorata. In una serata a quattro vengono ben presto a crearsi eccentriche alleanze…
Venerdì 8 Febbraio 2013 - ore 21,00
VOLARE
Concerto a Domenico Modugno
Regia Marco Mete
Produzione Leart’ ed Elsinor
con GENNARO CANNAVACCIUOLO
musiche eseguite dal vivo dal TRIO BUGATTI
MARCO BUCCI (pianoforte) - CLAUDIA DELLA GATTA (violoncello)
ANDREA TARDIOLI (clarinetto e sax contralto)
Un recital di grande intensità e suggestione, capace di far vibrare le corde dell’emozione, che ha per protagonista un artista straordinariamente versatile, Gennaro Cannavacciuolo, accompagnato dalla musica dal vivo del Trio Bugatti. Una performance di grande effetto con cui l’artista napoletano, dotato di bella voce e di eleganza del gesto, ripercorre e reinterpreta, attraverso le canzoni, la recitazione, la mimica e il ballo, la carriera, la forza vitale ed espressiva, l’ironia, la sensibilità di Modugno. Vincitore del “Premio “ETI 2009 Olimpici del Teatro”, Cannavacciuolo si “tuffa” nel passato, ricreando sapientemente l’atmosfera della Napoli più autentica, quella, per intenderci, di Euardo De Filippo e Pupella Maggio che entrano in maniera virtuale nello spettacolo. Quella di Cannavacciuolo, che passa con grande brio e naturalezza dai brani dialettali a quelli macchiettistici, dalle canzoni melodiche ai monologhi teatrali, è una rilettura personale, priva di tentativi di imitazione, delle varie strade musicali percorse da Modugno. La prima parte dello spettacolo è dedicata alle canzoni in dialetto, da “O ccafè” a “La donna riccia”, da “U pisci spada” a “Io mammeta e tu”, mentre nella seconda trovano spazio quelle d’amore, da “Vecchio frac” a “Tu si na cosa grande” a “Resta cu mme”, fino all’internazionale “Nel blu dipinto di blu”, il tutto intervallato da simpatici siparietti tra l’artista e il pubblico. Dunque, uno spettacolo coinvolgente ed interattivo, “promosso” a pieni voti dalla critica e dal pubblico, che propone un alternarsi sottile di momenti comici e di alcuni più melanconici, di aspetti gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche.
Domenica 3 Marzo 2013 - ore 21,00
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Scena e Regia Francesco Bellomo
Produzione L’Isola Trovata e Teatro Biondo Stabile di Palermo
con PINO CARUSO
e con EMANUELA MUNI e ALESSIO DI CLEMENTE
e con ALTRI CINQUE ARTISTI
“Il berretto a sonagli”, un classico del teatro del secolo scorso, è uno dei capolavori di Luigi Pirandello. Datata 1916, la commedia riprende le tematiche di due novelle “La verità” e “Certi obblighi”, scritte dallo stesso grandissimo letterato siciliano. Protagonista centrale della commedia è un maestro delle scene, raffinato, poliedrico, molto apprezzato dal pubblico: Pino Caruso. Oltre al grande artista palermitano, il cast comprende altri sette attori, tra cui Emanuela Muni e Alessio Di Clemente. La rappresentazione riconferma la visione pirandelliana dell’uomo: un “pupo” inesorabilmente aggrovigliato nel filo delle convenzioni. L’apparire conta più dell’essere. Questa semplice frase racchiude in sé molte ipocrisie della nostra società. Talvolta, poi, la verità viene persa di vista, diviene una variabile secondaria. Realtà e apparenza si confondono inevitabilmente in questa storia, una vicenda di adulterio ambientata in una cittadina del sud Italia, con la signora Beatrice Fiorica, moglie di uno dei notabili del luogo, che vuole cogliere in flagrante il marito, sospettato di avere una tresca amorosa con la giovane moglie dello scrivano Ciampa (Pino Caruso). La signora Beatrice riesce nell’intento di smascherare i due amanti ed è subito scandalo. Per la donna tradita la vendetta sarebbe di fatto compiuta, ma per il povero Ciampa l’onore è compromesso. Soltanto uccidendo gli adulteri lo scrivano potrà riacquistare la rispettabilità, ma a questa soluzione, così scontata in una trama veristica, Pirandello ne contrappone una diversa e perfettamente aderente alle sue tematiche, proponendoci un finale a sorpresa. E’ uno spettacolo dall’impianto moderno e attuale, che, attraverso ritmi incalzanti e momenti di alta poesia, ci restituisce il testo pirandelliano nella sua autentica bellezza e affascinante complessità.
Venerdì 22 Marzo 2013 - ore 21,00
CIBAMI
di Cinzia Villari e Stefano Benni
Regia Cinzia Villari
Produzione Vitamina T
con TIZIANA FOSCHI
musica dal vivo ROBERTO PALERMO
Il cartellone si completa il 22 marzo con “Cibami”, spettacolo in tre atti unici, di cui due “firmati” da Cinzia Villari” e uno da Stefano Benni. Tre storie che, attraverso il cibo, raccontano l’amore, la fede, la seduzione e l’abbandono. Protagonista dello spettacolo Tiziana Foschi, artista dalla straripante vena comica, nota al grande pubblico per aver dato vita al quartetto “La Premiata Ditta”. Con lei in scena il fisarmonicista Roberto Palermo. E’ una rappresentazione brillante, intrigante, dal “sapore agrodolce”. In continuo dialogo con il cibo e con la musica, l’artista romana rappresenta, con la sua comicità, vivacità espressiva e mimica, personaggi diversi: voci allegre, grottesche, arrabbiate, voci poco ascoltate, voci che per farsi sentire raggiungono a volta movimenti estremi. Nel primo racconto di Cinzia Villari, una suorina di provincia, in attesa di servire ad una tavolata di alti prelati, chiacchiera con “Il Signore”. Esprime con candore la gioia di essere una serva di Dio. E’ così bello svegliarsi alle quattro del mattino e pelare, pelare, pelare patate…per Dio! «Il cibo è una lunga storia d’amore» - dice la protagonista della seconda storia della Villari. Un racconto tragicomico, acido, grottesco. Si ride e ci si pente. Poi si ride ancora. E’ una donna che “cucina l’amore”, ma ne esce una puzza d’abbandono. Odore che penetra come il coltello nel cuore del suo amante. La chimica dei sentimenti e l’incontro degli ingredienti, dunque. E l’ingrediente più sublime, misterioso e spietato rimane comunque l’amore, che nell’ultimo racconto, quello scritto da Benni, ha un “tempo di cottura” precis i due protagonisti, Sofronia e Rasputin, si muovono come in battaglia. Una fisarmonica ironica e amara scandisce i loro passi. Sofronia conosce ogni radice, ogni verdura ed è pronta a comporla con acutissima sensibilità. Rasputin è cuciniere di cacciagione e carne, il suo coltello è sempre insanguinato, mentre quello di Sofronia è sempre profumato.
SPETTACOLI FUORI ABBONAMENTO
Aprile 2013 - ore 21,00
Spettacolo della Scuola Comunale di Teatro
con gli Allievi del Corso di recitazione per ragazzi
Maggio 2013 - ore 21,00
Spettacolo della Scuola Comunale di Teatro
con gli Allievi del Laboratorio teatrale per adulti
Maggio 2013 - ore 21,00
Spettacolo della Scuola Comunale di Teatro
con gli Allievi del Corso di recitazione per giovani
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