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Comunanza

informazioni

 

 

 

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Si ringrazia Comunanza per la collaborazione.

LA STORIA

A 448 m.sl.m, nella medio alta valle del Fiume Aso, con il centro storico diviso dal fiume dai nuovi insediamenti, sorge Comunanza. Numerosi reperti disseminati in tutto il territorio, testimoniano una antropizzazione organizzata nel periodo Piceno e in quello Romano. Nella centuriazione pedemontana di Cesare Ottaviano Augusto del 15 a.C., figurava l’insediamento romano di Interamnia Poletina Piceni, il cui centro era dove sorge la Chiesa di S. Maria a Terme. A nord del paese, sul Monte Pasillo, in un territorio che segna ancora oggi il confine tra Ascoli e Fermo, si ergeva la rocca dei Signori de’ Monte Passillo poi chiamati Nobili, coinvolta in numerose battaglie che si conclusero con la vittoria di Ascoli che, distrutto il castello di Monte Passillo, potenziò l’abitato nell’ansa dell’Aso che nel 1324 si chiamerà Communantia Montis Passilli Civis Districtualis Esculi, soggetta alla città fino al periodo napoleonico.

Sotto le mura, dal XII°secolo, funzionava un mulino idraulico a due macine e una gualchiera. Le colline boscose del territorio furono sicuro riparo per i briganti che, nel XVI° secolo, lottarono insieme al popolo disperato contro il Governo di Roma, qui, agirono il Brigante Marco SciarraAlfonso Piccolomini Duca di Montemarciano, insieme ai banditi locali. Tra il XVI° e il XVIII° secolo, nascono qui artisti di grande fama operanti nella Roma Barocca e papalina: Sebastiano, Giuseppe e Pier Leone Ghezzi e Antonio Mercurio Amorosi. In un paese brulicante di attività artigianali, nasce la prima industria nel 1882 con lo stabilimento bacologico della famiglia Pascali, una fabbrica di macchine per maglieria del 1952 fino ad oggi con l’Indesit, Della Valle calzature, Nero Giardini Style, Selettra e Sigma, che sostengono l’occupazione di una buona parte del Piceno. Il Centro Storico si raggiunge attraversando un ponte; le case a picco sul fiume e sulle antiche mura inglobate, sono ancora evidenti le tracce di fortificazione. 

 

LUOGHI DI CULTO, ARTE E CULTURA DA VISITARE: 

La Chiesa di S. Caterina d’Alessandria d’Egitto del 1831

La Chiesa di S. Caterina d'Alessandria d'Egitto del 1831, progettata da Pietro Maggi, in stile neoclassico, con Opere di Giuseppe e Pier Leone Ghezzi, conserva un vero tesoro: l’Organo Barocco a due tastiere, unico in Europa per antichità, grandezza e sonorità, con le tre stratificazioni dei secoli XVII° ,XVIII° , XIX°. Chiesa Matrice, esistente nel catasto ascolano del 1381 come “Ecclesia Sancta Catarina into Castrum”, demolita nel 1818 e riaperta al culto nel 1831, si presenta in stile neoclassico opera dell’Architetto ticinese Pietro Maggi, ha il campanile romanico dell’antica chiesa inserto nella facciata. L’interno presenta qualche reminiscenza barocca, a navata unica, diviso in tre campate, presenta decorazioni, statue di Santi e stucchi dell’artista ascolano Domenico Paci e suggestive Via Crucis di scuola carraccesca del XVII sec. Di grande interesse sono le opere raffiguranti “S. Giovanni Battista, S. Giuliana e le Anime del Purgatorio”, “La Madonna di Loreto” di Giuseppe e Pierleone Ghezzi e Antonio Mercurio Amorosi, artisti comunanzesi di grande fama operanti a Roma tra il XVII e il XVIII secolo.  Ulteriori Approfondimenti Luoghi di Culto........

 

La Chiesa di S. Francesco 

Edificata alla fine del XIII° secolo, sopra i resti di un edificio fortificato sovrastante un antico mulino, ha la parete di N.N-E a picco sul fiume e presenta feritoie per arco, archibugio e bombardiera. Nella facciata vi sono chiari segni di restauri che si sono succeduti fino ai primi anni del secolo scorso. L’interno, in pianta rettangolare, si sviluppa in una navata unica longitudinale, con una cantoria del XVIII° sec. nel lato S.S.-O e, addossati alle pareti longitudinali, interessanti altari lignei ed in stucco cinquecenteschi e settecenteschi. Dietro l’altare maggiore, forse opera del grande artista Sebastiano Ghezzi, vi è un affresco del XVI° secolo rappresentante S. Francesco che riceve le stimmate.

 

La Chiesa di S. Anna

 

 

 

 

 

 

 

Realizzata con mattoni a vista, nell’area di un convento del IX secolo, presenta i portici nel prospetto e nel lato Ovest, e il campanile a vela. L’interno, a navata unica, ha il soffitto a capriate e altare in stucco settecentesco con un mosaico della seconda metà del XIX secolo. Fu fatta costruire nel 1672 dal letterato Antonio Caferri per farne dimora dei Frati Minori Conventuali. Il Convento annesso non fu mai occupato dal momento che la rendita della Chiesa non era adeguata ai bisogni di una pur piccola Comunità. Prima del restauro del 1969, che ne ha modificato l’impianto interno, vi erano due altari nelle pareti laterali, uno dedicato a S. Francesco di Paola e l’altro dedicato a S. Liborio con una pregevole opera di Giuseppe Ghezzi raffigurante il Santo, ora conservata nel Museo di Arte Sacra. 

 

La Chiesa di S. Maria a Terme 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzata nel IX sec., in arenaria, sopra i resti di un tempio dedicato a Dioniso del quale restano colonne in blocchi di tufo e travertino,è situata al centro dello scomparso insediamento romano di Interamnia Poletina Piceni”. E’ in stile alto medioevale, a pianta rettangolare,e presenta l’abside tripartita da lesene, con due bifore e doccioni nelle pareti laterali, archetti ciechi lungo tutto il perimetro e, nella facciata, forse con funzioni apotropaiche, interessanti elementi simbolici zoomorfi e fitomorfi. L’interno, parzialmente ricostruito, è a navata unica, divisa in tre campate, con volta a botte e si possono notare resti di affreschi databili intorno al XIII° secolo, una fascia scolpita ad intreccio fitomorfo lungo l’abside e, agganciati alle pareti, quattro capitelli resti dell’antica cripta, inseriti dopo il restauro del 1960. Inoltre, vale la pena di ricordare: la Chiesa di S. Sebastiano di Piane con affreschi di scuola crivellesca del XV sec., S. Maria di Polverina con un affresco di G. Vergari del XVI° sec., la Chiesa di S. Agata di Valentina con altare del ‘700, la misteriosa frazione di Cossinino, il ponte Romano di Gerosa, e il suggestivo lago di Gerosa.      

 

LE FRAZIONI

Calvarese, m. 746 .s.l.m.

Centro agricolo, costruito poco sotto la sommità di una collina. La coltivazione cerealicola a terrazze e il commercio di  legname sono le attività principali dei suoi abitanti. Le case che non hanno subito restauri, sono a due piani, costruite in pietra locale e che rispecchiano la classica tipologia edilizia rurale montana del Piceno. In questa zona, come in tutto il territorio montano di Comunanza, si pratica con successo la caccia al cinghiale, la cui presenza è aumentata notevolmente negli ultimi anni:  nelle colline boscose, nelle forre e nei campi coltivati a cereali, quest’animale pare abbia trovato un habitat ideale.

Capotornano , 615  m.s.l.m.

Questo Centro, arroccato su una collina, ha la struttura medioevale, con interessanti edifici in laterizio e conci di arenaria. Fino alla prima metà degli anni ‘80, sorgeva nella zona un Convento abbandonato del XIV° secolo che, con la sua struttura architettonica, dava il nome al luogo in cui era ubicato “Caselunghe”. La Frazione cominciò a spopolarsi dopo che il Consorzio idrico del Vettore non la fornì di acqua potabile. Comunque, fu abitata fino al 1970. A valle si ergeva  la piccola Chiesa di S. Pietro in Moscuso di stile romanico con reminiscenze longobarde, chiamata anche “di Campo Follonario”, a testimoniare la vicina presenza di una tintoria nel periodo medioevale.

Casale,  663 m.s.l.m.

E’ una frazione di poche case lungo la Statale 78 che Porta ad Ascoli Piceno, e la cui popolazione una volta era dedita all’agricoltura. Le antiche famiglie Sforza e Gionni avevano qui le loro proprietà. Da dovunque la si guardi, Casale si fa notare, per le dimensioni della sua Chiesa. Voluta, negli anni ’50, dal Parroco Don Giuseppe Fiocchi, è realizzata in laterizio e travertino (con uno stile forzatamente ricollegabile a quello di S. Apollinare di Ravenna) ed è  dedicata a S. Maria in Verdona.

Castelfiorito,  698 m.s.l.m.

Castello del XII° secolo, arroccato su una collina, conserva ancora l’antica  struttura del Castrum.  Nella seconda metà del XVI° secolo era un covo di briganti; ed è qui che in fuga da Ascoli, dopo aver seminato morte e terrore, inseguito dalle truppe del Papa, alla fine di una cruenta battaglia e molti banditi morti, trovò rifugio il famoso bandito di alto rango Alfonso Piccolomini, Duca di Montemarciano. Nel XVIII° secolo era Castello soggetto al Podestà di Comunanza ed aveva sotto di sé  Casale, Vallecupa, Lisciano e Monte Rosso.

Collechiaro , 545 m. s.l.m.

Interessante nucleo rurale dagli edifici in pietra locale e laterizio, posto su una collina  sovrastante il Centro Storico del Capoluogo. Reperti e segni trovati in loco, ne testimoniano l’esistenza fin dai tempi remoti. Non vi è più alcuna traccia di quella che era l’antica Chiesa di S. Giovanni in Colle Claro, chiusa al culto nel 1573.

Cossinino da Capo , 789 m .s.l.m.

A 15 chilometri dal capoluogo, tra boschi di roverella e castagni, con gli imponenti Sibillini sullo sfondo, incontriamo il primo piccolo nucleo di 15 case, ancora abitato da alcune persone che è Cossinino da Capo. Al centro di case restaurate vi è l’antica Chiesa di S. Ilario Vescovo, esistente già dal 1290. Di stile romanico, l’interno è a tre navate con  copertura a capriate. All’esterno, sul  portale, è incisa la data 1598. L’ultimo restauro risale alla seconda metà degli anni ‘50. Il campanile a guglia, ospita due campane, come in una Chiesa Matrice.  Un edificio di questa frazione, conserva il simbolo della corporazione dei “sartori”.

Cossinino da Piedi,  719 m. s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

A questa frazione disabitata di 16 case  si arriva attraverso una strada scoscesa e sassosa. Subito ci si immerge in un ambiente medioevale: ogni vicolo ci parla dell’ultimo rifugio dell’Ordine Cavalleresco dei Templari, che qui avevano la loro Commenda e che hanno custodito, e fatto giungere a noi, una preziosa iscrizione proto-picena su di un architrave di un interessante edificio fortificato.

Ficocchia con la Chiesa di S. Emidio ,  674 m  s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Nucleo suggestivo, completamente abbandonato, con  edifici in pietra locale, che guardano sulla stupenda vallata del Fluvione. Una volta essa era una Villa con una notevole importanza economica dovuta alla posizione strategica, che la rendeva il crocevia più importante della zona. Per Ficocchia, infatti, passava la strada più breve per recarsi ad Ascoli. Prima dell’Unità d’Italia, e prima del cambiamento dell’assetto viario (che ha decretato la morte di questo centro), esisteva un famoso negozio di ferramenta e stoffe gestito dall’antica famiglia dei Leopardi. Poco distante dall’insediamento abitativo, possiamo ammirare la duecentesca Chiesa di S. Emidio, costruita in pietra di “sponga” e arenaria, che presenta interventi ottocenteschi, e all’interno conserva tracce di affreschi nella zona absidale ed archi murati; la copertura è a tratti in pietra.

Gabbiano con la Chiesa di S. Pietro e Paolo , 710 m. s. l.m.

Il Nucleo  immerso fra  boschi di castagno con case, per lo più restaurate, ha, come edificio di un certo interesse, la candida Chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo, esistente fin dal  1290.  Il suo ultimo restauro risale alla seconda metà degli anni ’50 con il rifacimento dell’altare. Della parte medioevale, restano la zona absidale e quella dell’antico ingresso, diventate cappelle laterali nel rifacimento del XVIII° che ne modificò sia l’orientamento, sia l’impianto che da basilicale divenne centrale. All’interno si notano ancora tracce di decorazioni pittoriche tardo medioevali e di stucchi settecenteschi.

Gerosa ,  640 m.s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Famosa per essere stata, nella seconda metà del 1500, covo del famoso brigante “Masio della Glierosa”, è un piccolo nucleo, con basse case in laterizio del XVI° sec. Da ammirare lo stupendo e minuscolo ponte romano a schiena d’asino.  A sud si scorge la possente diga inaugurata nel 1983 che contiene il suggestivo lago omonimo.

Gesso con la Chiesa di S. Pietro, 627 m. s.l.m.

E’ a due chilometri dal Capoluogo, ed ha 15 Abitanti. E’ così chiamata per il terreno prevalentemente gessoso. Le poche case a due piani, allineate su dorso della collina alla cui sommità sorge la Chiesa di S. Pietro, esistente già nel 1381, ma in seguito più volte ricostruita. Quella odierna risale al 1960. Con qualche fornace, prevalentemente  paese di gessare e “bigattiere”(coltura dei bachi da seta), nel XVI° secolo era sotto il dominio del Duca Aloysius Attilius di Atri, ma subì ugualmente le sorti dei paesi infestati dai briganti. Poco distante, dove fino al 1989 vi era la cinquecentesca chiesa di S. Maria delle Grazie con un affresco di Sebastiano Ghezzi, vi sono i due piccoli nuclei di Case di Ciotto e Casa di Cola, i cui nomi ci riportano alle migrazioni sclavone e albanesi del XIV° secolo.

Illice con la Chiesa di S. Giovanni,  773  m. s .l.m.

Il nome di questa frazione, ci riporta, con il toponimo di Ilio (Troia), alle prime migrazioni Egeo-Anatoliche. Nel 1794 era Castello soggetto al Podestà di Comunanza, avendo sotto di se le ville di Calvarese, Gerosa e Cerisciolo. A poche centinaia di metri, su una collina, sorge la Chiesa di S. Giovanni Battista, elencata nella Rationes Decimarum del 1290, ma che , per via di numerosi restauri subiti attraverso i secoli, conserva la parte originale solo nel suo perimetro.

Lago con la Chiesa di S. Salvatore,  742  m. s .l .m

 

 

 

 

 

 

 

La frazione formata da un piccolo nucleo di case, ha come punto di interesse la Chiesa del S. Salvatore, immersa nella vegetazione. E’ uno stupendo esempio di architettura rurale sacra medioevale dell’entroterra ascolano. La Chiesa odierna, esistente già nel 1290, è stata eretta su i resti di un edificio più antico del quale resta una parte di muro, su cui è effigiata l’immagine del Salvatore con in mano il globo crocifero, più volte ridipinta ma che conserva ancora i tratti delle pitture altomedioevali.

Lisciano con la Chiesa di  S. Maria Assunta,  703 m.  s. l. m.

Centro con caratteristiche rurali, posto su di un crinale dominante la Valle del Cinante. Tutta la zona presenta un terreno particolarmente adatto al tartufo nero, sia allo stato naturale, che coltivato per via della messa a dimora di querce tartufigene.
Da visitare è la Chiesa dell’Assunta, a pianta longitudinale, absidata, con campanile di recente ricostruzione. All’interno, nella zona absidale, vi sono due affreschi raffiguranti angeli, eseguiti, forse per ringraziamento, da un soldato durante la  II° guerra mondiale che si era  rifugiato nella frazione. L’ antica  Chiesa di S. Giovanni Battista, ora distrutta, si ergeva  sulla sommità del colle omonimo.

Nasuto con la Chiesa di S. Maria in Spino , 673  m. s. l. m.

Arroccato su una collina sovrastante gli abitati di Piane, si presenta come un piccolo nucleo attorno alla Chiesa. Quest’ultima, di recentissima costruzione e già chiusa al culto, spicca in mezzo alle case con la sua candida presenza. Più sotto, seminascosta da querce e coperta in buona parte da rampicanti, vi è la chiesa di S. Maria in Spino, vero gioiello già esistente nel 1381, che,  se pur in avanzato stato di degrado, conserva tutta la semplice bellezza dell’architettura rurale medioevale delle zone interne del Piceno. Ha linea essenziale, costruita in laterizio, con conci squadrati di “sponga” e nel basamento, con pietra locale. Evidenti sono i numerosi rimaneggiamenti. Il piccolo ingresso è nella parete longitudinale destra. L’interno è a navata unica con  copertura  a capriate. L’altare è collocato a destra della porta, dietro di esso, in una nicchia, è ancora ben visibile, un affresco rappresentante una Madonna con Bambino, di stile decisamente trecentesco. Altri affreschi raffiguranti Santi, in parte coperti da intonaco, sono visibili lungo tutto il perimetro interno.

Palombara con la Chiesa di S. Martino ,  611 m.  s .l .m

 

 

 

 

 

 

 

Località interessante soprattutto per la presenza della Chiesa Medioevale di S. Martino. Eretta lungo il percorso dei pellegrini che si recavano a Roma, fu punto di sosta e devozione. Inizialmente era una cappellina absidata con portico anteriore, scomparso nel successivo ampliamento. Della struttura più antica restano l’abside con una monofora e ed i muri perimetrali laterali. All’interno, nella zona absidale, sono visibili tracce di affreschi medioevali.

Piane con la Chiesa di S. Sebastiano ,  549 m. s. l. m.

 

 

 

 

 

 

 

E’ l’antica contrada “Planorun”, che  si divide in Piane Vecchie e Piane Nuove. In tutti e due gli agglomerati gli edifici sopravvissuti sono di buona fattura, in laterizio, per lo più risalenti al XVI° secolo. In un interessante edificio di Piane Vecchie, vi è una edicola con un pregevole affresco raffigurante la Madonna con Bambino. In località Piane Nuove, vi sono edifici con segni e simboli che ci testimoniano una presenza Templare. Costruita a metà strada tra i due agglomerati vi è la Chiesa di S. Sebastiano. Realizzata con pietra locale e laterizio nel XV° secolo, a pianta longitudinale e di linea essenziale, è dedicata al Santo protettore contro le malattie infettive. Soggetta a varie modifiche nel corso dei secoli, ha l’unica porta alla sinistra dell’altare, dove si possono ammirare affreschi non coperti da intonaco, raffiguranti Madonna con Bambino e S. Sebastiano, di Scuola Crivellesca.

Piantabete,  740 m.s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Abitata un tempo da ricchi proprietari terrieri, presenta interessanti edifici a schiera cinquecenteschi, con finestre stupendamente incorniciate e arricchite da stemmi gentilizi. E’ in funzione tutto l’anno, un caratteristico Centro Agrituristico che può ospitare fino a 50 persone, con tutti i comfort, servizi, piazzole camper e un invidiabile panorama sul Lago di Gerosa con lo sfondo dei Sibillini.

Polica Vecchia , 706 m. s. l. m.  e  Polica Nuova , 725  m. s. l. m.

Polica Vecchia è immersa nei boschi, Polica Nuova svetta sulla sommità di una collinetta. La prima, per via dell’”abbandono conservativo”, vive ancora di quell’atmosfera che ci riconduce a quei briganti che, nel XVI° secolo, qui sono nati e che qui venivano protetti dal popolo, che poco amava le prepotenze delle soldatesche dello Stato Pontificio. Di grande interesse è la piccola Chiesa di S. Nicola da Tolentino, risalente alla fine del XIV° secolo, restaurata nel 1600.

Polverina con la Chiesa di S. Maria,  836 m. s .l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Polverina  nucleo che gode di un invidiabile panorama sui Monti Sibillini, esisteva già nel 1313; testimone ne è una controversia nata tra il Comune di Ascoli e quello di Monte S. Maria, per la spartizione tra i due, di alcune Ville ribelli: Villa Polverina, Villa Valentina e Villa Cossinino. Dopo trenta anni, la controversia fu risolta, e gli atti furono registrati da un Notaio “neutrale”, proveniente da Trevi in Umbria. Oggi Polverina conta 11 case, tutte in pietra arenaria locale, alcune costruzioni sono ancora con il manto di pianche (tra i più antichi sistemi costruttivi della copertura, per corpi di fabbrica a non più di due piani). La popolazione residente conta 20 persone e arriva a 50 nei mesi estivi. La Chiesa suburbana dedicata a S. Maria Assunta che si erge solitaria su una dolce collina, esisteva già dal 1290, ma l’aspetto odierno è datato 1632. all’interno si può ammirare un affresco raffigurante “L’annunciazione della Vergine” di Giulio Vergari di Amandola (XVI° sec). Il campanile a vela, ospita una campana del  XVIII° secolo,  di grande importanza per la popolazione locale perché si tramanda che il suo suono, udito in tutte le vallate vicine, allontana vento e grandine dalle coltivazioni. Grande festa popolare presso la Chiesa il 15 agosto, in onore appunto, della Vergine Assunta.

Pracchia,  485 m. s. l. m.

Nata come borgo del castello dei Nobili di Monte Pasillo, il piccolo nucleo si snoda lungo la strada che un tempo portava fino ad Urbs Salvia, chiamata Salaria Gallica. Fu abbandonata nei primi del 1900, conseguentemente alla costruzione della strada Statale 78 Picena. Le pietre inserite nelle ricostruzioni delle case, ci riportano al periodo della romana  Interamnia e al castello di Monte Pasillo. La frazione aveva una Chiesa dedicata a S. Antonio Abate e S. Salvatore che è citata nella Ritionem Decimarum del 1290 e Juspatronato dei Nobili di Monte Pasillo.

San Benedetto ,  634 m. s. l. m.

Nucleo, ora rurale, che conserva edifici in laterizio cinquecenteschi i quali, per stile e dimensioni, testimoniano la presenza di un convento di suore e di costruzioni destinate al Rettore della Chiesa di S. Benedetto de Joga (o Jova). La Chiesa, oggi scomparsa, che apparteneva alla Pievania di Sant’Angelo in Montespino e era  elencata nella Rationes Decimarum del 1290, e si ergeva  sulla piazza antistante il convento. I resti di un altro Sacro edificio, forse una Chiesa più antica, sono ancora visibili più a valle in mezzo a un bosco di querce.

Settecarpini con la Chiesa di S. Lorenzo,  730  m. s. l. m.

Frazione formata da case sparse a vocazione agricola. In cima alla collina, quasi coperta da vegetazione, vi è la Chiesa di S. Lorenzo, esistente già dal 1290, ma che ora è in avanzato stato di degrado. Interamente costruita in pietra locale, è di linea essenziale, con pianta longitudinale e copertura a capriate. I rifacimenti sono cinquecenteschi.

Tavernelle ,  682  m. s. l. m.

Nel XVI° secolo fu Covo di briganti. Fino a cinquanta anni fa molto popolata e ricca di attività artigianali e di scambi commerciali con i paesi limitrofi e Ascoli (via Val Cinante), oggi ha pochi abitanti impegnati nell’agricoltura e presso le industrie del Capoluogo. Il piccolo centro è costituito da poche case, quasi tutte restaurate, in mezzo alle quali, testimoniando l’antica tipologia popolare montana, spiccano due edifici a due piani in blocchi di arenaria squadrati e piccole finestre con spesse cornici.

Valentina  con la Chiesa di S. Agata,  740  m. s l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Nucleo di 22 case veramente interessante, che conserva ancora edifici tipicamente medioevali con il manto di pianche e case torri e al quale si giunge attraverso una strada sterrata a ridosso di un alto dirupo. Di grande interesse è la bella Chiesa dedicata a S. Agata, martire catanese protettrice delle donne che allattano. E’ a pianta longitudinale, con volta a botte. L’interno è del XVII° secolo ma vi sono testimonianze molto più antiche. L’incasato di Valentina, che domina sulla valle, è posto nell’arco di un crinale modellato a forma di anfiteatro greco come quelli presenti in Sicilia, quasi a voler sottolineare un suo legame con la città di Catania. La frazione viveva e vive tutt’oggi con il commercio del legname che viene trasportato attraverso i boschi, con il mezzo più antico e più adatto, il mulo.

Villa Pera con la Chiesa di S. Giovanni Battista,  425 m. s. l. m.

 

 

 

 

 

 

 

Cospicui ritrovamenti archeologici, testimoniano un insediamento organizzato fin dal periodo Piceno. Nel 1315 il Castello della Pera subì un cruento saccheggio da parte del Podestà di Amandola: il tiranno Mercenario di Monte Verde, del sangue dei Brunforte. Da visitare è la minuscola Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, di stile sobrio con copertura a capanna. Una lapide sopra all’ingresso, inserita nel recente restauro, testimonia un ampliamento del 1782, voluto da Giuseppe della famiglia Pascali. Questi, erano proprietari di terre e dello Stabilimento Bacologico Sperimentale, che fu la prima  industria di Comunanza, della quale ancora restano, proprio a Villa Pera, alcune bigattiere. Poco distante, a testimoniare la vocazione industriale di Comunanza, è ubicato il più grande stabilimento della Merloni Elettrodomestici Ariston-Indesit, con lavoratori provenienti da tutto il Piceno.

Vindola con la Chiesa di  S. Antonio,  850. m. s. l. m.

La vetusta Vindola è posta su di un ameno colle con un panorama unico nella zona, da dove è possibile scorgere il Mare Adriatico e, in giorni particolarmente chiari, le prime isole della costa dalmata. Castello risalente al XII° secolo che conserva ancora la struttura chiusa tipicamente medioevale. E’ stato più volte Sede Municipale e notarile, in contrapposizione con il Castello di Pizzorullo. Dominio dei casati degli Antonelli e degli Zarli, nel XVI° secolo era uno dei centri dell’entroterra  che invece di dar caccia ai briganti, pare desse loro man forte e rifugio, per questo fu completamente bruciata dalle soldataglie provenienti dalla Corsica e al soldo del Papato. All’interno del Castello, vi è la Chiesa di S. Antonio, risalente al 1870. Essa, fu  costruita con il materiale recuperato dall’altra più antica Chiesa omonima fuori le mura, dopo che, nel 1861, la soppressione degli Ordini Religiosi, e la confisca dei loro beni, la portarono alla rovina.

 

ALTRI LUOGHI DI INTERESSE STORICO, CULTURALE E ARTISTICO DA VISITARE  

Museo Arte Sacra Comunanza - "Rete Musei Sistini del Piceno"

E’ sito nel Centro storico, nell’elegante Palazzo Pascali. Sono esposte Opere appartenenti alla Confraternita del SS. Sacramento , provenienti per lo più dalla Chiesa di S. Caterina d’Alessandria d’Egitto e da altre dirute o chiuse al culto. Consta di tre sale:

  • Sala I° Sala Comunanza possiamo ammirare tra l’altro, un ostensorio raggiato del 1828, uno splendido calice settecentesco in argento di Scuola Romana con volute tardo barocche e Santi sul basamento, un cristo dorato dell’artista ascolano Pietro Vannini (XV sec) , una croce astile lobata del XVI secolo, il reliquario di S. Ercolano in argento dorato stile gotico e la lapide sepolcrale di Nicolai Brocherio dei Nobili di Monte Passillo.

Sala II°, Saletta Ghezzi, possiamo ammirare, tra l’altro, un dipinto di Giuseppe Ghezzi del 1680 raffigurante S. Liborio.

Sala III° Sala Madonna della Cintola, spiccano un grande dipinto cinquecentesco di autore ignoto che da il nome alla sala, una statua lignea di S. Antonio da Padova del XVII secolo, un tabernacolo dorato cinquecentesco e un dipinto del XVIII° secolo raffigurante Madonna con bambino e Santi di autore ignoto. Ulteriore Approfondimenti Pagina Musei...

 

Biblioteca Civica "Pietro Spinucci" e Centro Studi "Emidio Saldini"

Aperta al pubblico nel luglio 2008, gestita dalla Sede Locale Archeoclub d’Italia, è allestita nel piano rialzato nel Palazzo Pascali in via Rossini 2. Frutto di due cospicue donazioni: la prima è del Prof. Pietro Spinucci già Docente poi Rettore dell’Università di Lingue Straniere di Verona, nato a Comunanza e molto legato al proprio paese. Il patrimonio librario spazia tra la letteratura americana ed europea con testi in lingua, la poesia del Novecento, teatro, Arte e Saggistica. La seconda donazione, più cospicua, è quella degli eredi di Emidio Saladini Conte di Rovetino. Grande conoscitore di Arte e Cinema, vissuto a Roma nel magico periodo felliniano, il Conte Saladini ha lasciato, oltre a numerosi testi di narrativa italiana e straniera, Arte, saggistica, musica, organaria, teatro, rari testi di Cinematografia italiana e straniera. Altre donazioni hanno arricchito la biblioteca di testi per ragazzi, Storia Locale, Psicologia, Pedagogia, storia contemporanea e Resistenza. Il patrimonio bibliografico disponibile di 9.143 testi (aggiornato all’8 febbraio 2011) comprendenti annualità di riviste culturali dal 1901 al 1945 e 175 audiovisivi. Ulteriori Approfondimenti Pagina Biblioteche.... 

 

Reperti Archeologici - A Cura della Sede Archeoclub d'Italia

Il pugnale di bronzo e i simboli divinatori nel centro storico, le sepolture rannicchiate con oggetti ornamentalidi bronzo e terracotta in via Dante, lo spillone di bronzo e buccheri in via Aldo Moro e, a Cossinino, la trascrizione proto-Picena, i simboli ricollegabili al culto di Mitra (I° sec.d.C.) ed alle più tarde decorazioni bizantine dei Greci Imperiali (VI° sec. d.C.), con i cippi funerari e le maschere arcaiche delle pietre riciclate, in quello che resta di un piccolo edificio fortificato (ribat Templare), ci riportano alle inquiete popolazioni Egeo-Anatoliche che, nell’Età del Bronzo portando la conoscenza dei metalli e una migliore coltivazione e domesticazione, si fusero pacificamente con quelle autoctone, ancora neolitiche, del nostro territorio. Dell’Età del Ferro, periodo che vede l’apice e la fine della Civiltà Picena, sono state scoperte numerose sepolture disseminate in tutto il territorio di Comunanza, come ad esempio in bivio Piane, Piana Sametro, Monte della Manovra, piazza Garibaldi, via Dante, Villa Pera e S. Maria a Terme. Nei corredi funebri erano presenti: lance con punta in ferro e asta di legno, coppette a vernice nera, frammenti di ceramica acroma, pendagli in ferro e terracotta con frammenti di pietra colorata, pettorali e pugnali in ferro. Ulteriori Approfondimenti Pagina Archeologia....

 

PERSONAGGI STORICI ILLUSTRI

Ghezzi Artisti di Comunanza

La dinastia dei Ghezzi inizia con Sebastiano (Comunanza 1580 - 1647), artista dalle molteplici capacità: fu pittore, decoratore, architetto, ingegnere militare revisore delle fortezze ecclesiastiche sotto Urbano VII, nonché scienziato e alchimista. A Comunanza, tra il 1604 e il 1607, nella Chiesa della Beata Vergine del Rosario (detta del Ponte), dipinse l’altare maggiore e quello del Crocifisso. Successivamente, nel 1609, nella minuscola chiesa di S. Maria delle Grazie di Case di Ciotto dipinse la "Madonna delle Grazie, S.Giuseppe e S. Caterina". Nel 1613, ad Ascoli, dipinge nel chiostro di S. Angelo Magno e le lunette del chiostro di S. Domenico con "La Nascita di S. Benedetto". Opera anche a S. Vittoria in Matenano e a Sarnano nella Chiesa degli Agostiniani. Ancora a Comunanza, dipinge l’affresco dell’altare maggiore della chiesa di S. Francesco "S. Francesco che riceve le stimmate" e gli stucchi dell’altare della Cappella di S. Monica. Per la Chiesa Matrice di S. Caterina, ha realizzato l’altare in stucco della cappella dedicata alla Santa. Ulteriori Approfondimenti Pagina Personaggi Storici....

 

Adriano Luzi Restauratore - A colloquio con il restauratore della tomba di Nefertari  

C'è un filo diretto che unisce la città dei Ghezzi all'antico Egitto. Basta seguirlo e si arriva ad Adriano Luzi, restauratore di fama internazionale, originario di Comunanza. Adriano Luzi ha legato il suo nome a importanti restauri, tra cui la tomba di Nefertari, i dipinti murali del Monastero copto-ortodosso di Saint Antony e la Piramide di Caio Cestio, a Roma. Per rendergli omaggio, il Comune in passato ha organizzato un ciclo di incontri sull'antico Egitto. Il primo fu dedicato al restauro della tomba di Nefertari, la più bella fra tutte le tombe egizie; il secondo a Cleopatra, regina d'Egitto, presente Carla Alfano, curatrice della mostra di Palazzo Ruspoli a Roma e lo storico dell'arte Stefano Papetti; l'ultimo incontro, è stato dedicato al recupero dei dipinti murali del Monastero copto- ortodosso definito, per la sua bellezza e per la sua spiritualità, "l'Assisi dell'Oriente". Ulteriori Approfondimenti Pagina Personaggi Storici.... 

 

     

 

"Comunanza Nominato il Paese della Longevità"

 

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Fonte informativa e informazioni turistiche con possibilità di visite guidate:

  • SEDE LOCALE ARCHEOCLUB D'ITALIA
  • P.zza IV Novembre, 9
  • Tel. 0736 844137
  • Cell. 333 4540176

 

Ringrazia il Comune di Comunanza, la Sede Locale Archeoclub Italia per la collaborazione e tutti coloro che hanno contribuito con le loro foto ed informazioni ad arricchire i contenuti di queste pagine"

 

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TG Itinerante Rai 3 - 26/12/2009 1^Parte

 

TG Itinerante Rai 3 - 26/12/2009 2^Parte

 

Comunanza - Pesca sul Lago di Gerosa

 

2010 41^ Fiera degli Uccelli

 

 

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3 - 4 MAGGIO

"LA TRANSUMANZA....per sentieri e antichi tratturi"

 

 

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