AvventuraMarche.it

Oops!

It looks like you don't have flash player 6 installed. Click here to go to Macromedia download page.

Welcome to Marche

Cerreto D'Esi

Oops!

It looks like you don't have flash player 6 installed. Click here to go to Macromedia download page.

 



LA STORIA DELLA CITTA'

II toponimo

Il nome di Cerreto deriva dal latino Cerrus (cerro) è anche il simbolo rappresentato sul gonfalone del comune, il suffisso d’Esi (riferimento al fiume Esino, il quale attraversa gran parte del suo territorio) è stato aggiunto alla fine del 1800. Nel periodo della dominazione longobarda la questo territorio fosse stata pieno di alberi di Cerro, che coprivano gran parte del paese. La leggenda vuole che il nome Cerreto derivi da un vecchio timbro metallico con l’immagine della Dea Cerere trovato all’interno dello stesso castello (oggi centro storico). Chi scrisse per la prima volta su Cerreto fu il domenicano Padre Scevolini, dove in un suo capitolo delle “Memorie storiche di Fabriano e delle terre e castelli aggreganti” all’interno della sua opera magistrale “Antichità Picene”, scrisse che la fondazione del Castello di Cerreto (Castrum Cerreti) fu opera dei Goti e il suo nome deriva da una cappellina votiva dedicata alla Dea Cerere.    

 

IL CASTELLO DI CERRETO

Castru Cerreti 

Castrum Cerreti, ovvero il Castello di Cerreto d'Esi, è ubicato nell'entroterra marchigiano, in provincia di Ancona. Ha una posizione elevata di 265 m. sopra il livello del mare e oggi conta circa 3200 abitanti. Questo castello ha conservato molto della struttura urbanistica originaria, anche se modificata, nel corso dei secoli, per cause sismiche, belliche o di deterioramento. Possiamo ipotizzare basandoci anche sulle notizie storiche relative ai castelli circostanti, che esso sia stato costruito inizialmente non per difesa militare, ma come snodo commerciale tra i territori limitrofi. Cerreto infatti, non era in posizione strategica dal punto di vista militare, ma situata vicino ad importanti centri economici e nelle vicinanze di una ramificazione minore della via Flamimia (zona di Collamato). Successivamente si è avuta la trasformazione in castello medioevale vero e proprio con un signore, il suo seguito ed i sudditi, ma il massimo splendore lo raggiunse intorno al 1500. Il significato della parola Cerreto è riportato in molti dizionari etimologici italiani e deriva da «Cerrus», cioè cerro, pianta della famiglia delle querce. Il primo documento certo dell'esistenza del Castello di Cerreto è rappresentato da una pergamena del monastero di San Vittore delle Chiuse del 1090, ove si legge «locus qui dicitur Cerreto». Nelle Memorie storiche di Matelica di Camillo Acquacotta si riporta la data 1160 in relazione al Conte Attone Attoni di discendenza longobarda, quale signore sia del castello di Albacina che di quello di Cerreto. In un documento storico del 1211, Appigliaterra di Guarniero di Atto, signore feudale dimorante in Cerreto, si sottomise insieme ai suoi uomini al comune di Fabriano. Nello stesso anno, in un'altra pergamena, si legge che Pietro Attone di Gozo ed il pievano (prima menzione certa dell'esistenza di una pievania nel castello) Guido di Rinaldo assoggettarono a Fabriano i loro uomini ed i loro beni.

Negli anni successivi si ebbero altre sottomissioni, tra le quali quella del 1213, attuata da Alberico di Morico, che si fece castellano di Fabriano ed assoggettò al comune sia gli uomini che ha in Cerreto sia quelli che ha in Albacina; divenne poi sindaco di Fabriano intorno al 1226. Molti signori, governando il territorio di Fabriano,avevano giurisdizione anche su quello di Cerreto; nel 1214 Aldovrandino, marchese d'Este e della Marca Guarniera, nel 1250 Federíco Il, dal 1259 al 1263 Manfredi, nel 1322 Ludovico il Bavaro, nel 1347 Ludovico I re d'Ungheria, il quale donò il Castello di Cerreto alla famiglia dei Chiavelli per ricompensarla del buon trattamento ricevuto durante il suo passaggio nel territorio fabrianese. Successivamente, nel 1383, i cerretesi si ribellarono a Guido Chiavelli; ne seguì l'assedio di Cerreto con la vittoria dei suoi abitanti. Nel 1390 il Castello passò di nuovo sotto il dominio dei Chiavelli e vi rimase fino al 24 maggio 1435 quando la nobile famiglia fabrianese venne trucidata nella Chiesa di S. Venanzo. Pochi mesi dopo, precisamente nell'agosto del 1435, Fabriano, non avendo più un proprio signore, si sottomise agli Sforza, per evitare rappresaglie dopo l'eccidio dei Chiavelli. Ma già nel 1444, Cerreto non era più sotto il dominio degli Sforza. Nel 1515 passò sotto il vicariato dei duca Giovanni Maria Varano signore di Camerino. Nel 1537 gli abitanti del Castello, diedero autorità a tre uomini (Lorenzo de Tommaso, Damiano De Andrea e Grazioso De De Tommaso) di stilare uno statuto. Esso consta di 76 articoli relativi all'osservanza delle festività, al procedimento da seguire per l'elezione dei quattro, alla disposizione delle sentinelle, alla condotta sanitaria da rispettare all'interno del Castello, ai compiti del Castellano, alla durata del Camerlengo e ai suoi obblighi nei confronti dei castellani..... 

 

Ulteriori Approfondimenti Pagina Castelli.... 

 

IL FOSSATO DI CERRETO

L’area su cui sorge Cerreto d’Esi è situata nell’alta valle dell’Esino, in una zona prevalentemente collinare e il contesto dove sorge il castello storico e dove si trova il fossato, è costituito da depositi alluvionali del Pleistocene superiore. L’abitato è delimitato da due corsi d’acqua, il fiume Esino e il fosso delle Cerquete. Entrambi confluiscono a nord del paese e lo circondano su tre lati, generando una posizione ideale per l’insediamento. L’esistenza di un fossato e di un ponte relativi all’accesso al castello si vedono in alcune immagini di mappe del secolo XV, conservate all’archivio storico di Matelica. Lo scavo archeologico è iniziato nel 1999, e subito si è notata la presenza di tre piloni in conci dipietra di medie dimensioni, e alcuni reperti interessanti per la storia di Cerreto d’Esi. Già nelle prime sezioni di scavo sono rinvenuti alcuni frammenti di ceramica, laterizi, e frammenti di vetro, mentre nelle ultime operazioni di scavo è stata raggiunta una struttura in pietra dell’arco rovescio tra i “piloni. Purtroppo non si può risalire alla data in cui il fossato è stato riempito, ma sulla base degli esami stilistici della ceramica rinvenuta, si può pensare che l’interramento abbia avuto luogo tra il XVI e il XVII secolo. Purtroppo l’assenza di fonti storiche non aiuta a tracciare in modo preciso la storia della costruzione dei piloni di pietra. L’unica notizia certa è data dallo Statuto di Cerreto: infatti in uno dei suoi articoli e in modo particolare l’art.71 è menzionata la costruzione di nuove mura. E’ interessante poiché la tipologia costruttiva in conci di pietra squadrati, fa ritenere che il ponte sia contemporaneo alla struttura muraria. Per quanto riguarda il fossato, va segnalato che si conosceva da tempo l’esistenza di una deviazione del fiume Esino, creata per convogliare le acque nel fossato intorno a Cerreto. Di certo la presenza di un fossato smentisce alcune precedenti opinioni circa la scarsa difendibilità offerta dal castrum e la sua importanza solo come luogo di passaggio e sosta lungo la strada che conduceva da Matelica a Fabriano.  

 

GLI STATUTI DI CERRETO  

I suoi statuti si collocano in un’epoca di grande interesse culturale, politico, scientifico ed artistico. La loro definizione risale per lo più agli ultimi decenni del Quattrocento, periodo in cui molti dei Comuni avevano trovato, un assetto pressoché definitivo; e ciò aveva favorito la loro costituzione. Nella maggior parte di questi documenti (ed è il caso anche di Cerreto) si ritrovano schemi ricorrenti: vi si tratta , nell’ordine, di cariche pubbliche e delle festività, del diritto e della procedura civile, della procedura penale, della polizia urbana, della sanità, dell’igiene, delle consuetudini, dell’edilizia; ed infine della prevenzione e la punizione per i danni arrecati soprattutto alla agricoltura. Tali norme si rendono necessarie per fissare consuetudini che spesso già caratterizzano la vita cittadina, ma anche per porre freno ad abitudini dannose o negative per la comunità, per evitare prepotenze e giudizi, per tutelare la sicurezza privata e pubblica, per fissare i confini, per regolare insediamenti, per regolamentare la presenza di forestieri, l’uso di beni preziosi come i raccolti e le acque. Dopo un periodo storico difficile, per saccheggi, tirannie e soprusi il comune di Fabriano concede a Cerreto di dotarsi di uno statuto (il termine deriva dal latino stabilisco), per darsi regole che fissano in articoli il punto di riferimento per la vita associata e privata. Nell’anno 1537 “L’Università e gli uomini del castello nella loro generale adunanza di un uomo per foco, volendo vivere sotto statuto per la pace, unione e del buon vivere, de comune concordia senza contraddizione alcuna”, diedero “aucthorita et remissione a tre massari del castello i quali fecessero et fesserofare dicti statuti”.

Si tratta di “Lorenzo de Thomasso, Damiano de Andrea, et Gratioso de Thomasso, quali hanno fatto componere dicto statuto”. Non è che l’espressa volontà di codificare tradizioni vive da tempo immemorabile, consuetudini che hanno tradotto in vivere civile principi legati al bene comune ed alla pace sociale, oltre che ad un radicato senso di giustizia da tradurre nella vita quotidiana. Tra il 1538 ed il 1539 i 76 articoli, che si ritrovano nel codice, entrano in vigore anche formalmente, dopo la revisione degli organi superiori: il comune di Fabriano li conferma il 30 Ottobre 1538 . Il Ciavarini aggiunge, ricavando il tutto dai testi originali, che lo statuto del 1537 fu successivamente approvato il 7 marzo 1539 ed il 18 agosto 1539 in Macerata dal legato pontificio a latere della Marca Anconitana, Cardinale Pio da Carpi. Dalla lettura degli stessi articoli si desumono lo spirito religioso, il rispetto delle festività, la struttura del governo del comune, le modalità di elezione, i caratteri della amministrazione dei beni pubblici, gli obblighi dei castellani e dei forestieri, le monete in uso, i rispetto dei boschi, il rapporto con la comunità di Fabriano. Il potere esecutivo è esercitato da un Castellano, che presiede le adunanze stesse. Regolamenti, ordini, gabelle, prezzi, grazia di pene saranno stabiliti in pubblica adunanza. La comunità deve in ogni momento rispetto a chi rappresenta il potere. Altrettanto chiare sono pene previste per chi reca danno alla proprietà pubblica, con particolare severità ed attenzione alle mura, alle strade, ai fossati, alla parte fortificata. La vita cittadina che si svolge all’interno delle mura vede uno dei momenti più democratici e qualificanti nello svolgersi delle adunanze, nel corso delle quali chi interviene sale su un seggio; il servizio di guardia prevede sorveglianza attenta “in vari lochi: la torre, la porta (quella accanto alla “chiesa”), la mandola, la porta de sotto, il torrone dell’agostino”.   

 

I NOTAI DI CERRETO

La ricchezza di Cerreto d'Esi è testimoniata anche dalla presenza di figure notarili fin dalla fine del XIII secolo. Il termine "notarius" aveva nel linguaggio romano il semplice, significato di scrivano. In seguito, nel periodo carolingio, i notai ebbero maggio­re importanza, perché gli imperatori stabilirono che ogni vescovo, conte, abate avesse il suo notaio. Questi si moltiplicarono nell'anno mille, perché furono coinvolti anche in attività di privati, in attività di cancelleria, negli uffici politici amministrativi e anche in organismi corporativi ed ecclesiastici. Il notaio che era chiamato a rogare un atto privato prima di stendere il documento in pubblica forma, prendeva degli appunti, scrivendo la data e l'oggetto dell'atto, il nome dei contraenti e il testo. Queste annotazioni, erano sviluppate per creare l'instrumentum (cioè il documento completo) vero e proprio. Talvolta succedeva che alle parti contraenti bastassero alcune brevi note, solo in casi di lite o contestazioni di proprietà si redigeva il documento completo. È interes­sante conoscere i contenuti di questi atti perché da loro si ricavano notizie interessanti per la costruzione della sto­ria del paese, in quanto si ritrovano elenchi di chiese o di toponimi oggi scomparsi. Il primo notaio, di cui si ha notizia a Cerreto d'Esi, fu Gio­vanni di Mastro Compagno. Sembra che abbia avuto la resi­denza in loco (1297-1325). Il suo protocollo notarile diviso in due parti, nella parte delle cinquantaquattro carte scrit­te per intero, contiene atti privati dal novembre del 1317 al 3 marzo del 1321, importanti per la storia del castello riferiti a località o chiese non più esistenti: piano Metetini, Fortano, chiesa di San Paterniano, chiesa di Sant'Anna (oggi chiesa del cimitero) e la chiesa di Sant'Angelo.

In questi documenti viene menzionato più volte l'ospe­dale, sia per i lasciti di privati cittadini cerretesi, sia per le iniziative di sostegno dei poveri che erano ospitati in quest'ospedale. In un atto del 14 maggio 1306 si legge: "Grazia, abbate del monastero di San Vittore, presenti e consenzienti i monaci e i frati del monastero e altre per­sone convocate in Capitolo, istituiscono Compagnone di Martulo "offertum (...) in ospitale di Cerreto" e gli affida­no il compito di raccogliere, ospitare e servire fedelmente i poveri, di continuo, notte e giorno". L'ospedale citato, dovrebbe essere stato quello nei pressi della chiesa Santis­sima Trinità (1600), oggi scomparsa. Troviamo anche un altro notaio, Bartolo di Petruccio da Cerreto (1301-1328). Due notai che operano in uno stesso periodo nello stesso luogo denotano una certa ricchezza del Castello. L'elenco continua con Agostino di Matteo Bene (1373-1419) e suo contemporaneo, il notaio Giovanni di Ser Federico da Cerreto (1404-1409). Quest'ultimo è citato anche dal Bal-ducci nelle Memorie stanche di Cerreto d'Esi. Dalla metà del secolo XVI iniziamo a trovare dei notai con cognomi ancora oggi esistenti. Il notaio Vincenzo Grillini da Cerreto (1558-1603), il notaio Giovanni Battista Bendia (1615-1638), il notaio Cimiamo Grillini da Cerreto (1668-1693), il notaio Benedetto Baroni da Cerreto (1726-1751), che chiude l'elenco.

 

LUOGHI DI CULTO 

Chiesa di Santa Maria Assunta

La Chiesa si trova nella parte est, all’interno del Castello, ed è considerata oggi l’edificio sacro più importante della parrocchia. Non si conosce la data certa della sua edificazione, ma nella parete orientale e meridionale dell’attuale chiesa c’e una piccola finestra romanica che forse appartiene al secolo XIII, (mi sa che manca qualche cosa), questa chiesa ebbe innumerevoli restauri l’ultimo dovuto al sisma del 1997. Nel piazzale di fronte alla chiesa, se ne cita in un atto del 1381, esisteva un cimitero. Fino al 1853 questa chiesa ebbe il titolo di pievania e dopo il 1319 fu dotata del fonte battesimale. Aveva tre altari: quello maggiore, a destra quello di S.Carlo Borromeo e a sinistra quellodi San Michele Arcangelo. Alla fine del '600 fu rialzata e allungata e furono costruiti due nuovi altari, dove furono trasferite le tele di S. Carlo e S. Michele. Negli altari dove prima erano posti i dipinti appena nominati, furono collocati i quadri dell'Immacolata e del Suffragio. Fu rifatto l'altare maggiore con grande apertura ad arco, sulla parete di fondo del quale fu dipinto l'affresco dell'Assunta. Nel 1773 furono abbelliti gli altari con pregevoli stucchi. Durante gli anni 1918-19 la chiesa fu dipinta, internamente, dai Micheli di Fabriano; fu posta nel vano soprastante l'altare maggiore, la statua lignea del Crocifisso, che si trovava in Santa Maria della Porta. Tale simulacro fu scolpito da un cappuccino, fra' Paolo da Chioggia, in un intervallo di tempo compreso tra il 1526 e il 1528. La croce e il ricco ornato che lo abbellisce furono eseguiti in S.Severino Marche nel 1863. Un’altra opera di notevole pregio e unica, che non è conservato nella raccolta, ma si trova nella Chiesa di Santa Maria Assunta, è il Crocefisso Ligneo del XVI secolo, opera scolpita dal cappuccino Fra Paolo da Chioggia, nella chiesa locale, oramai scomparsa, di San Martino.

 

Eremo di Santa Maria dell’Acquarella

L'Eremo dell'Acquarella, si trova al confine con il Comune di Fabriano, ma è situato nel Comune di Cerreto d’Esi, ed è costituito da una Chiesetta, con due locali attigui e una torre a due piani.  La Chiesa, è dedicata alla SS. Vergine Maria e fu costruita nell'anno 1441 per interessamento e dietro richiesta di fra' Frandeno eremita, essendo stati stipulati gli atti notarili dal notaio Paolino di Bartolomeo. Appartenendo a S. Giovanni in Laterano, si può affermare con esattezza la data della sua costruzione perché riportata dal libro detto «Della Catena» nel quale sono elencate le Chiese fondate nel suolo Lateranense. Esiste tuttora, sopra la porta d'ingresso, lo stemma indicante l'appartenenza del tempio alla basilica lateranense.  Nel 1349, infatti, era abitato da Eremiti ed il Sassi lo conferma asserendo che nel secolo XIV fu romitaggio Benedettino. Poiché l'Ambrosini dice anche che allora, nel 1880, erano ancora visibili «fondamenti murati nella parte del Sud, segni di un fabbricato demolito o caduto per longevità di tempo», si può dedurre che il «vecchio» eremo fosse quello di cui si vedevano i resti. Pertanto l'Eremo che si vede attualmente è dell'anno 1441. La torre potrebbe appartenere a un epoca precedente, cioè al periodo feudale, quando baluardi di difesa erano su quasi tutte le alture circostanti ad Albacina. Nel 1526, Padre Paolo Barbieri da Chioggia, primo cappuccino veneto, incontra Matteo da Bascio e aderisce alla nuova Riforma Cappuccina.

 

  Ulteriori Approfondimenti Pagina Luoghi di Culto 

 

Chiesa di Santa Maria della Porta

L'accesso principale, oggi, è situato all'inizio di Via San Lorenzo e l'edificio si trova appena si accede al castello, sulla destra, ed è costruito di fianco alla porta principa­le chiamata "Giustiniana". Da una pergamena rinvenuta nell'archivio della Cattedrale di Fabriano, si apprende che questa chiesa già esisteva nel 1251. Fino al 1560 i rettori erano nominati dagli abati del monastero camaldolese della Santissima Trinità di Frontale (località situata alle pendici del Monte San Vicino) prima e di quello di Valdicastro poi. Nei primi anni del XVIII sec. fu completamente ricostru­ita. Fu conservata soltanto la cappella, dove era posta la statua del Crocifisso. Ora vi è custodita la statua lignea della "Madonna del Rosario" (sec. XVII). Allo stesso periodo appartengono l'altare, le sculture e l'ornato della cappel­la. Sono pure di stile barocco l'altare maggiore e le porte laterali della sacrestia. Nell'altare di destra si trova una copia del celebre quadro di Federico Barocci, "La Deposizio­ne" (Senigallia, Chiesa della Croce). L'organo fu costruito nel 1856 dall'organaro Camillo del Chiaro di Fabriano.  

 

Chiesa dell'Annunziata

La chiesetta dell'Annunziata si trova all'interno del ca­stello di Cerreto d'Esi, e precisamente nella parte centra­le dell'attuale Piazza Marconi, che è uno dei luoghi più suggestivi dell'intero castello. Fu costruita probabilmente nell'anno 1507. Questa, infatti, è la datazione riportata sulla destra del portale e tale, inoltre, è l'anno in cui Gregorio di Giorgio Giorgi, con atto rogato in data 13 agosto dal notaio Domizio Venturini, istituì un titolo beneficia­le in tale chiesa. L'epoca di realizzazione della chiesa ci è svelata dalla tavola commissionata appositamente all'allora giovane pittore fabrianese Luca di Bartolomeo dalle Fibbie, vissuto tra il 1490 ca. e il 1554, artista che per moltissimo tempo svolse la mansione di pittore uf­ficiale del Comune di Fabriano e del suo comprensorio. In epoche successive, il fabbricato (chiesa più abitazione Tastante) passò in proprietà ai Conti Possenti, poi ai conti Giampè-Periberti e infine agli Zonghi-Lotti, tut­ti di Fabriano. Nel 1807 la chiesetta aveva un beneficio, che possedeva dei terreni per un estimo di 292 scudi e 46 baiocchi. Vi si dovevano celebrare due messe al mese e il 25 marzo, non meno di dieci messe, compresa quella cantata. Abolito il beneficio dal governo napoleonico, i legati non si osservarono più e la festività del 25 marzo fu celebrata come meglio si poteva. Nell'anno 1857, a detta del Balducci, Giuseppe Zonghi-Lotti fece restaurare e dipingere sia l'abitazione sia la sottostante chiesetta, fece costruire il piccolo campanile e vi fece collocare una campana. La chiesa e la casa, dopo qualche peripezia, fu­rono acquistate dall'arciprete Cristalli che poi rivendet­te la casa. L'aspetto interno della chiesa, presenta tutt'oggi l'a­spetto originale con volte a crociera e pareti in cui sono presenti diversi affreschi, probabilmente cinquecenteschi. Sovrastante l'ottimo altarino, una nicchia che conservava l'opera del già citato Luca dalle Fibbie, raffigurante "l'An­nunciazione e l'Eterno padre tra due angeli", oggi custoditi nella raccolta dell'Antica Farmacia Giuli.

 

Chiesa di San Lorenzo

La chiesetta si trova nella parte nord-orientale del Ca­stello, nella parte finale dell'omonima via. Le sue origini sono lontane, la prima notizia si legge sul testamento di un certo Ugolino di Passerelle che nel 1279 lasciò un le­gato alla chiesetta stessa. Sembra che sia stata edificata dai Conti Attoni, quando presero dimora a Cerreto d'Esi. In un volume del notaio Domizio di Nicolo Venturini, ri­sulta che verso la fine del XV secolo la chiesa era ancora proprietà degli Attoni. In una visita pastorale del vescovo di Camerino (1573), la chiesetta fu trovata in pessime con­dizioni. Fu ricostruita nel XVIII secolo e, dopo la soppres­sione del 1860, divenne proprietà privata del Sig. Raffaele Vitali, che provvide al suo restauro. L'edifico e di piccole proporzioni, c'è un unico altare con un crocefisso ligneo centrale del sec. XIX, già appartenuto alla confraternita estinta di S. Eurosia. Oggi la chiesetta di proprietà comu­nale, fa parte dell'edificio recentemente ristrutturato della Casa protetta comunale.

 

Chiesa Madonna delle Grazie

La Chiesa si trova nel quartiere della Madonna della Grazie, una lapide sopra la porta d'ingresso riporta la data 1598; si pensa che questo sia l'anno della sua edificazione. Nella sagrestia della chiesa si trova un affresco, attribuito alla scuola fabrianese del XV secolo, che rappresenta l'immagine della "Madonna, con ai lati Sant'Antonio Abate e San Leopardo Martire", alcuni storici locali che hanno visita­to la chiesetta hanno ipotizzato che la parte della sagrestia sia quella più antica e che possa essere stata anticamen­te un'edicola sacra poi trasformata in chiesetta rurale, in quanto la sua posizione strategica si trova proprio in un crocicchio, luogo, dove anticamente venivano edificati questi luoghi di culto. Nel 1678 fu costruito un altare di legno dorato e vi fu collocata una tela rappresentante la Vergine, San Rocco e San Vincenzo Peneri. Ora, al posto del quadro, è venerata una piccola statua della Madonna.

 

San Giovanni Evangelista (località Incrocca)

Si trova nel giardino della località di Villa Incrocca (locali­tà a confine con il territorio di Matelica). La fece costruire nel 1760 la famiglia Ramelli di Fabriano. La chiesetta, ap­partenuta sempre a privati, possedeva un quadro rappre­sentante La Madonna, San Giovanni Evangelista e San Filip­po Neri. Nel 1927 il proprietario fece adornare la chiesetta, costruire la sacrestia e il piccolo campanile, ancora oggi di proprietà privata.
 

 

 San Giovanni Battista

Si trova dopo la frazione delle Cerquete, vicino alla villa delle Macere. La chiesetta esisteva già nel 1219 e dipende­va dal Monastero di San Vittore delle Chiuse prima e da quello di Valdicastro poi. Dopo la soppressione del 1860 è divenuta proprietà privata. Nell'unico altare barocco ligneo finemente intagliato di splendida esecuzione, è si­tuato un quadro rappresentante il martirio del santo tito­lare. La chiesa è di proprietà privata.

 

 

 

San Leopardo

La chiesetta fu edificata su di un colle che sovrasta Cer­reto d'Esi, denominato Coldolfo e già esisteva nel 1279. All'inizio del XIII secolo dipendeva dal Monastero di San Vittore delle Chiuse. Sembra che, in passato, fosse stata più grande, avesse annesso un convento e vi fosse grande devozione verso questo santo. Andata in rovina per lun­go tempo, fu ricostruita da Giuseppe Cristalli, inaugurata e benedetta il 9 agosto 1925. Durante i lavori di restauro per i danni subiti nel terremoto del 1997, è stato rinvenuto un muro, di origine romana, che è stato lasciato visibile. La storia della chiesa di San Leopardo, Vescovo di Osimo, come riporta una lapide murata nella piccola facciata, è ancora totalmente da scoprire.

 

Madonna della Venza

Originariamente era un'edicola costruita forse nei primi anni del sec. XVII. Successivamente fu trasformata in pic­cola chiesa e nell'unico altare è collocato un affresco con l'immagine dipinta della "Madonna della Quercia di Viterbo" alla quale erano devoti i cerretesi che emigravano, a causa di lavori agricoli, in quella città. Alcune fonti orali locali ricordano un evento miracoloso: dopo il crollo del tetto dell'edicola spuntò una vite in mezzo alle macerie e pro­dusse uva. La strada era molto frequentata e notarono che, mangiando l'uva, qualche persona affetta da malattia "in­curabile" guarì e che le giovani mamme, prive di latte per i loro bambini ne ebbero a sufficienza, s'iniziò a raccogliere denaro e invece di ricostruire l'edicola si edificò una piccola chiesetta. Nella sagrestia sono ancora visibili gli ex-voto dei cittadini cerretesi che hanno avuto la grazia. La chiesa è ben conservata e attualmente è di proprietà della famiglia Farri.

 

Chiesa di Sant'Anna (chiesa rurale)

La Chiesa originale fu edificata dal pievano Laurenzi che la dedicò alla Madonna di Loreto. In questa nuova chie­setta ebbe sede la Pia Unione di Sant'Anna che ne curava l'ufficiatura. Con il dominio napoleonico la Pia Unione si estinse e ne subì le conseguenze anche la chiesetta. In­torno al XVIII secolo la chiesa non fu più chiamata della "Madonna di Loreto" ma s'iniziò a chiamarla chiesa di Sant'Anna. Di questa chiesetta originale non rimane nul­la, ma a Sant'Anna è stata dedicata la chiesa annessa al cimitero comunale e in essa è esposta una recente copia su tavola del dipinto raffigurante "Sant'Anna, la Madonna e il Bambino", attribuito a Lorenzo d'Alessandro (San Severino, sec. XV).

 

LE CONFRATERNITE  

La nascita e lo sviluppo delle Confraternite costituiscono una parte fondamentale nella storia della religiosità popolare. Esse si formarono in Europa nell’XI-XII sec. sull’esempio delle associazioni della Chiesa d’Oriente. Le prime Confraternite, delle quali si hanno notizie certe, sono quella dei Flagellati o Disciplinati sorta a Perugia nel 1260, quella del Gonfalone sorta a Roma nel 1264 e quella dei Bianchi sorta nel Veneto nel 1399. Le Confraternite e le Pie Unioni hanno rappresentato un momento importante nella storia locale. La Parrocchia di S.Maria Assunta di Cerreto d’Esi è quella che nella Diocesi ha il maggior numero di Confraternite: negli anni passati ne contava fino a 15. Forte era il senso di appartenenza alla confraternita, nella quale ci s’identificava e riconosceva. A testimoniare ciò il fatto che il suono delle campane chiamava “a compagnia” ed era differente a seconda di quale confraternita fosse interessata a una riunione o funerale. Oggi, tra Confraternite e Pie Unioni, quelle ancora attive sono otto anche se il numero degli iscritti va diminuendo di anno in anno e qualcuna rischia la chiusura, si conoscono altre cinque associazioni, tre delle quali, sono state chiuse da poco tempo, mentre le altre due non esistono più ormai da molto, per cui è difficile anche rintracciare delle notizie.  

Confraternite e Pie Unioni Esistenti

  • Maria Santissima del Rosario
  • Sant’Antonio
  • Santissimo Crocifisso
  • Suffragio
  • Santissimo Sacramento
  • Pia Unione della Santissima Addolorata
  • Pia Unione di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù
  • Pia Unione Sacro Cuore di Gesù  

Confraternite e Pie Unioni non più Esistenti

  • Madonna del Carmine
  • S. Giuseppe
  • S. Eurosia
  • S.S. Rocco e Sebastiano
  • S. Carlo Borromeo
  • Santa Filomena Sant’Anna

 

TRACCE DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE  

Cerreto d’Esi fa parte di quei luoghi interni marchigiani che hanno conosciuto, un processo di trasformazione da una situazione economica dominata dall’agricoltura a un’altra in cui l’attività produttiva prevalente è di tipo manifatturiero, con trasformazioni, anche, in campo sociale. Un’impresa di un certo rilievo era rappresentata dalla Fornace Laterizi, situata in un giacimento di argilla vicino alla strada per Matelica, nella periferia del paese. L’attività consisteva nella produzione di mattoni di argilla fatti a mano, già iniziata nei primi anni del 1900, su iniziativa di alcuni cerretesi volenterosi: certi Ciabacchini, Costantini e Canavari. La struttura consisteva in un modesto capannone in cui venne installato un forno, costruito interamente in mattoni. Il forno era del tipo Hoffman, brevettato in Germania. Una grossa ciminiera, anch’essa in mattoni, alta circa 42 metri, serviva per il tiraggio naturale della gran quantità` di aria calda e dei fumi della combustione. Nel 1926-27 l’attività e l’intero complesso furono rilevati dalla famiglia Parri.

 

MEMORIA DI ANTICHI OSPEDALI  

Dai documenti consultati, sembra che a Cerreto d’Esi nel corso dei secoli ci siano stati due ospedali : uno intitolato alla Santissima Trinità all’interno del castello, l’altro fuori dalle mura per opera di Nicola Mirasole. L’ospedale Castri Cerreti, intitolato alla ss.ma Trinità risulta esistere nel 1306 . Nelle carte di San Vittore, la numero 490 datata 6 aprile 1306, cita il testamento di Bruna ved. di Diotalleve di Attone di Avenza, con legati alla "fraternitas clericorum pro missis cantandis", alla chiesa di San Martino d’Avenza, alla chiesa di San Venanzo di Alvacina, di S.Maria di piazza di Cerreto, e all’ospedale di Cerreto che lasciò dodici denari, e viene menzianato per l’ultima volta in un documento del 1571. L’altro ospedale di costruzione più recente fu quello voluto da un benemerito uomo di umili condizione di Cerreto, il sig. Nicola Mirasole. Riuscì a mettere insieme una discreta sommae anche con l’aiuto dei cittadini cerretesi si fece una raccoltadi biancheria necessaria per l’ospedale, il 7 ottobre del 1880 fu costruito come ente morale ed iniziò la sua opera l’anno successivo. Il servizio dell’ospedale andò avanti soltanto per 45 anni.  

 

ITINERARIO STORICO - ARTISTICO

Palazzo Comunale  

L’origine della residenza comunale, con molta probabilità, risale alla fine del 1800 e inizio del 1900. L’ attuale edificio è il risultato della ristrutturazione di due precedenti strutture che erano di proprietà dell’allora medico condotto e l’altra accanto alla stessa vicino all’orologio (porta principale d’entrata al castello) era di proprietà della famiglia Ciampanelli, successivamente divennero di proprietà comunale e ambedue le case, nel 1904-1905, dopo la demolizione furono riunite in una sola per interessamento del sindaco dott. Tommaso Lippera per dare la sede al Municipio. 

 

 

Torrione dell’Agostino (sede Biblioteca Comunale)  

Esposta verso nord, è ancora visibile una torretta a pianta rettangolare, che controllava la viabilità di tutto il territorio in direzione di Albacina. Alta originariamente 15 metri, ha subito vari rimaneggiamenti. Conserva, alla base, la muratura originaria risalente alla fine del XIII secolo. Sembra che questa costruzione abbia preso il nome dalla famiglia fabrianese degli Agostini, sopra l’arcata del portone principale dell’abitazione collegata al torrione è murato lo stemma in ceramica policroma della suddetta famiglia. “ Causa promossa dai figli di Giulia Agostini (sorella di Francesco Agostini) e Bartoli Peroli contro Giovan Battista Agostini (fratello di Francesco) e Giulia (moglie di Baldo Maurizi della Stacciola, nipote di Francesco) per l'eredità di Francesco Agostini nel 1581. Tra i beni elencati, è nominata la loro casa nel castello di Cerreto. “ (AMF, Fondo Fabriano 18 Monastero di San Silvestro).

  

Porta superiore

Porta superiore (Giustiniana, porta principale), più giustamente detta dei Conti Attoni che hanno avuto dei pos­sedimenti nel territorio fino a circa il 1365. Nella parte anteriore presenta un arco a sesto acuto, frutto di un re­stauro poco attinente effettuato nel XX secolo, mentre nel­la parte posteriore è visibile, ancora in buone condizioni, l'arco romanico originale della porta.

 

 

 

 

Bassorilievo della Sirena

Questa pietra apposta sulla parte interna, nello spigolo sinistro, della porta Superiore reca l'iscrizione a caratteri gotici ANNO DOMINI G.A.; 1400; 47; APRILE . La "Sirena" fa parte di un'iconografia religiosa che si trova generalmente nelle raffigurazioni delle abbazie o chiese pa­leocristiane e romaniche; dopo questo periodo è da considerarsi simbolo della fecondità e della maternità. Sembra che la pietra, inclusa nella porta principale del castello, scolpita con caratteri gotici in memoria di un avvenimento, possa provenire dalla pieve di Santa Maria de plebe di Albacina (che fu ricostruita tra 1400 e il 1415) e molto venerata dai cerretesi per lunghi secoli nel medioevo.

 

 

Fontana dei delfini

Un primo proget­to, non realizzato, è datato 1888. Al 1890 risale un secondo progetto sulla base del quale è stata costruita la fonta­na, terminata nel 1894. In pietra arena­ria di Signa in Toscana, è costituita da una vasca circolare; al centro di questa è posto un basamento triangolare su cui s'innalza una co­lonna con capitello corinzio; intorno a tale colonna si avvolgono i corpi di tre "delfini", ognuno dei quali poggia la testa su un angolo del basamento triangolare.

 

 

 

La torre

È pensiero comune che si debba alla famiglia dei Conti Attoni l'edificazione della torre, impropriamente detta di Belisario (sec. XIII), quadrata all'interno, rotonda all'esterno. La parte superiore è costruita in laterizio con tecnica e abilità che divengono sicuramente caratteristici solo dopo il XIII sec. Molto probabilmente la costruzione sostituisce un manufatto più antico e si appoggia su fon­dazioni preesistenti, tuttora visibili, costituite da conci in pietra calcarea. La sommità della torre è caratterizzata da una serie di aperture realizzate successivamente nella prima metà del XX secolo.

 

 

Ex Casa Ottoni

Oggi Casa comunale protetta. L'origine di questo palazzo non è certa, in quanto ha subito diverse modifiche. La facciata esterna dell'ingresso e quella inter­na del giardino sono molto antiche. Recentemente, du­rante alcuni lavori di manutenzione, è stata ritrovata una "neviera" (che era utilizzata nel periodo tra il XV e il XVI sec. per conservare gli alimenti). Il porticato che si trova all'interno è stato modificato verso la fine del XVIII sec.

 

 

 

 

BIBLIOTECA COMUNALE “T. LIPPERA”  

Nell’archivio storico comunale, la biblioteca comunale, viene menzionata dal1868 al 1874, dopo un periodo di silenzio, nel primo dopoguerra e precisamente nel 1950, il sindaco Guglielmo Carloni, cede la sua casa personale per avviare un primo centro di lettura, aveva poco più di 900 testi, negli anni successivi si trasforma prima in Centro sociale Educazione Permanente poi negli anni ‘90 in Biblioteca Comunale. La “ricchezza” della Biblioteca attualmente consiste in 15000 testi gran parte inventariati e catalogati, nel 2000 viene intestata al dott. Tommaso Lippera, grazie alla donazione da parte degli eredi di un importante patrimonio librario composto da numerosi testi di medicina e politica. All’interno della struttura si trova una sezione dedicata alla narrativa per ragazzi continuamente aggiornata, dove possono non solo leggere ma anche visionare fumetti e prendere in prestito VHS o DVD, una sala di lettura intitolata all’insegnante Antonia Mirasole (1941-1996), una sala di consultazione dove ci sono enciclopedie e ogni genere di disciplina, un’ ampia sezione di storia locale e tre postazioni internet con un’emeroteca per la consultazione di quotidiani e riviste. La biblioteca nel corso degli anni ha svolto molteplici ruoli che si sono evoluti e modificati in relazione alle esigenze sociali. Non più vista come luogo di conservazione dei documenti, ma come un centro policulturale d’incontro e di confronto. Sono stati promossi dei progetti che hanno valorizzato e fatto crescere culturalmente la frequenza alla biblioteca e l’abitudine alla lettura.

 

  Approfondimenti Pagina Biblioteche  

 

L’ARCHIVIO STORICO    

L'Archivio comunale è stato oggetto di vari spostamenti nel corso del tempo, l'ultimo risale al 1997 quando in seguito al terremoto l'edificio comunale fu evacuato e tutto il materiale archivistico fu trasferito da una ditta specializzata presso la struttura scolastica. Durante i lavori di trasloco le buste sono state contrassegnate da un numero arabo, ancora presente sui dorsi delle vecchie buste: tale numero è stato riportato nel campo segnature della scheda archivistica. Si può dire che nonostante l'archivio non sia stato per lungo tempo in buono stato conservativo, esso è giunto sino ai nostri giorni pressochè integro soprattutto per quanto riguarda la documentazione dell'Ottocento e dei primi del Novecento. Nel corso del tempo sono stati effettuati diverse operazioni sull'archivio storico, anche se dalle delibere gli incarichi di riordino risultano sporadici, spesso erano gli stessi funzionari comunali che si accingevano a qualche tentativo di riordino archivistico, ma non ci sono stati interventi che hanno stravolto la natura dell'archivi. I volumi a stampa delle leggi pontificie con volumi, trovati nel mezzanino comunale, sono stati trasferiti, nonostante il legame logico con il materiale archivistico, per motivi di spazio, presso la locale biblioteca comunale. La documentazione dell'archivio storico di Cerreto parte dal 1514 fino ad arrivare al 1982.  

 

PERSONAGGI ILLUSTRI STORICI

La ricchezza di una “terra” non è solo la storia, l’archeologia, le tradizioni, ma sono anche uomini che ne hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita, anche Cerreto ha avuto dei personaggi più o meno noti che hanno aiutato alla crescita culturale del proprio paese....   

 

Padre Stanislao Melchiorri

Nacque il 30 maggio del 1791 da genitori di umili condizioni, fu battezzato con il nome di Francesco Antonio. Fin da bambino dimostrò di avere un’intelligenza viva e un grande amore per lo studio. Nel 1808 vestì il saio francescano e l’anno successivo prese il nome di Stanislao, completò gli studi e il 17 dicembre 1814 fu ordinato sacerdote. Fu un eccellente scrittore ed ebbe la passione per le ricerche storiche. Tra le sue opere minori possiamo ricordare: Legenda trium Sociorum nella Leggenda volgare pubblicata e illustrata nel 1856; con la scorta di questo infatti il Generale dell’Ordine francescano Padre Giuseppe d’Alessandria, con lettera del 30 gennaio 1838 lo incaricò di continuare la storia del Waddingo. Prima d’iniziare il lavoro, con la professionalità che lo distingueva consultò archivi per la sua ricerca e dopo tre anni fece stampare il primo dei cinque grandi volumi (vanno dal 1575 al 1622). Tutti furono soddisfatti dell’opera del Melchiorri e successivamente, nel 1859, fu stampato anche il terzo volume. Si mostrò anche un ottimo insegnante e un grande oratore. Quando il 16 luglio 1853 a Cerreto d’Esi fu inaugurata la Chiesa di Santa Maria della Piazza, il Melchiorri pronunciò un discorso , rievocando le memorie storiche cerretesi. Morì a Tivoli il 3 gennaio del 1871.Oggi, la scuola secondaria di Cerreto d’Esi è intestata al padre francescano.

 

Giuseppina Vitali

Nacque a Odessa nel 1846, figlia di Raffaele Vitali, che cantò nei massimi teatri italiani. Quest’ultimo, fin da bambina istruì sua figlia al canto come soprano. Giuseppina Vitalì cantò per la prima volta a Modena, il 17 gennaio del 1863. In seguito a Forlì e Bologna, dove ebbe molto successo, alcuni critici affermano: “…dotata di voce angelica, soave e delicata….”. In un secondo tempo, Giuseppina ebbe un contratto al “Teatro della Regina a Londra” dove viene rappresentato il “Rigoletto”, con un notevole successo e entusiasmo da parte del pubblico. Nell’estate dell’anno successivo va in tournee in Germania dove rappresenta Amina nella Sonnambula, Leonora nel Trovatore, Rosina nel Barbiere di Siviglia. Nel periodo estivo ritorna sempre a riposarsi a Cerreto d’Esi nella sua villa di famiglia. Altri teatri da lei varcati, saranno quelli di Madrid e di Parigi. Nel maggio del 1865 Giuseppina avrà l’onore di cantare nell’abitazione di Gioacchino Rossini. La cantante fu anche poetessa infatti compose diverse poesie raccolte in un libro biografico scritto da Marisa Cianconi Vitali. Nel 1869 la Vitali accetta la proposta di cantare, in Egitto, all’inaugurazione, che avverrà il 1 novembre, del teatro dell’Opera del Cairo. Giuseppina Vitali si sposa con il tenore Paolo Augusti dal quale ebbe due figlie. Dal 1871 al 1873 inizia, con suo marito, una serie di spettacoli a Roma, a Napoli e successivamente a Lisbona dove Giuseppina, chiamata Fifina, è stata nominata cantante di corte della regina Maria Pia di Savoia. Nel 1879 Giuseppina ritorna Russia, ma insieme a suo marito si rende conto di essere stata troppo lontana dalla famiglia, così fanno rientro in Italia e iniziano nei teatri locali: Il Rossini di Pesaro, il Pergolesi di Jesi, il Gentile di Fabriano, il Piermarini di Matelica. Purtroppo nel 1887 Augusto Paoletti, marito di Fifina, muore improvvisamente a Roma cadendo da cavallo, per la cantante è un duro colpo e trascorre un po’ di tempo fuori dai teatri, riprende la stagione nel 1893-94 con una rappresentazione al Teatro del Liceo di Barcellona, purtroppo alla prima del Guglielmo Tell una bomba anarchica provoca morti e feriti, questo ultimo evento la allontanerà per sempre dalle scene, ma continuerà il suo amore per il canto dando lezioni private, la sua voce limpida e chiara le rimarrà fino a tarda età, si spegnerà nella sua casa di Roma il 15 febbraio del 1915.  

 

Tommaso Liperra

Tommaso Lippera nacque a Cerreto d’Esi il 14 dicembre del 1863, fu orfano di padre e già all’età di 14 anni aveva idee anarchiche, il suo carattere ribelle lo portò nel periodo dell’adolescenza a cambiare spesso scuola, finchè riuscì a diplomarsi nel liceo classico di Camerino. Dopo la maturità, scelse la facoltà di medicina a Napoli, dove non nascose le sue idee politiche, anche perché in quel periodo nella città si stava organizzando un forte centro del movimento anarchico con diverse manifestazioni di protesta, la sua idee erano ben radicate in quanto non credeva alle leggi dello Stato. Purtroppo dopo un anno di frequentazione (1882), a causa di una forte epidemia di colera a Napoli, si dovette trasferire all’Università di Bologna anche qui entrò in contatto con gruppi anarchici locali e conobbe Andrea Costa, considerato tra i fondatori del socialismo in Italia, al quale si avvicinò grazie ad Anna Kuliscioff che fu anche sua compagna per alcuni anni, fu un grande oppositore riformista a differenza del Lippera che invece si considerava un riformista. Ancora studente, il Lippera ritorna spesso nel suo paese di origine e nel 1884 fondò a Cerreto d’Esi un “Circolo di Studi Sociali”, dove intraprese uno scambio epistolare per rimanere in contatto con Andrea Costa (le lettere originali sono depositate presso la biblioteca comunale di Imola). Le sue idee anarchiche lo coinvolgevano molto da entrare spesso in scontro con politici locali, infatti il 10 novembre 1886 entrò in conflitto con il sindaco di Cerreto d’Esi, Francesco Morea, quest’ultimo lo accusava di un articolo che il Lippera aveva scritto nel Messaggero e nel quale si era identificato, di conseguenza il Lippera fece scrivere un manifesto e lo affisse nel paese. La sua passione fu anche quella del giornalista e divenne corrispondente di molti giornali nazionali: La Gazzetta di Torino, La Questione sociale di Firenze e la Gazzetta operaia di Forlì Iniziando un percorso di nascita culturale e sociale nel territorio, come primo gesto dopo la sua elezione fece pubblicare per la prima volta gli Statuti Comunali del 1537, che erano stati rinvenuti nell’archivio storico, la pubblicazione fu curata da Carisio Ciavarini (storico di Ancona e suocero dello stesso Lippera) nella prefazione scrisse: Vivendo a Cerreto d’Esi, cominciò a pensare alla costruzione di una scuola elementare, in quanto i bambini che studiavano erano pochissimi, la maggior parte venivano impiegati nel lavoro agricolo pochi erano quelli che potevano permettersi un’istruzione, il Lippera credeva nel cambiamento culturale e nell’istruzione scolastica...Ulteriori Approfondimenti Pagina Personaggi Illustri.... 

 

LA TRADIZIONE LEGATA AL VINO

"Te madidum vinum titubantem crura moventem: Sistet Cerreti tertuis inde lapis".

Così, nel Cinquecento, il poeta Francesco Panfili da San Severino descriveva le lodi del nostro vino, per la sua bontà, da mettere in forse la stabilità di chi lo assaggiava. Già nei registri del catasto del sec.XVI erano note le pratiche agricole degli abitanti di Cerreto.Tali apprezzamenti si trovano in un'altro testo stampato alla fine dello stesso secolo dal medico Andrea Bacci Elpidiani, il quale definisce il vino di Cerreto forte e molto celebre. Le fonti storiche confermano una consistenza di vitigni nel nostro territorio: terra vignata nei fondi de le Fontanelle, della Macchia, del campo Rischio, de li Rustichelli, delle Vigne da Monte, nella Valle de li fabbri, de la Fontanella appresso Lodovico di Gironimo et li frati de San Biagio e in molti altri vocaboli riportatati nei catasti comunali. La tradizione legata a questo prodotto è, probabilmente, molto più antica, poichè, da fonti storiche, si evince che Cerreto è stato sempre un paese dedito all'agricoltura ed al commercio.

Nel 1929 i nostri nonni hanno voluto valorizzare la produzione caratteristica del nostro territorio, ideando la Festa dell'Uva. Molti quindi si sono adoperati per ridare al paese serenità dopo i passati eventi bellici, dedicando una giornata da trascorrere insieme per dimenticare l'indigenza conseguente alla guerra. Da allora, ogni anno si ripete questa festa tradizionale, che soltanto in occasione dell'ultimo conflitto mondiale ha subito un'interruzione di alcuni anni, anche per l'assenza delle condizioni idonee ad attuarla. Trascorso questo periodo di precarietà, si è costituito un gruppo di persone con lo scopo di riprendere la tradizione, apportando qualche modifica mediante il prolungamento della durata della festa al fine di renderla più ricca e attuale. Così non più soltanto carri allestiti con grappoli d'uva, personaggi vari e scenografia ad effetto, ma, negli anni ottanta, si è tentato di riprodurre l'ambiente caratteristico dei giorni della festa come avveniva nel primo '900: sono state quindi aperte le cantine, per opera delle associazioni locali, per assaporare i piatti tipici ed il vino delle campagne cerretesi. L'attuale e, si spera, le successive generazioni s’impegneranno a continuare questa manifestazione, poichè è appunto nella tradizione che le varie attività umane del tempo presente e del futuro affondano le proprie radici.

 

Vernaccia Cerretana o vernaccia grossa (Vitis Vinifera Sativa)    

“La citazione più antica attualmente disponibile su questo vitigno è presente nel bollettino ampelografico numero 10 del 1877, dove Carlo Morbelli, professore di Chimica Industriale nella Regia Scuola di Arti e Mestieri di Fabriano, scrive sulla viticoltura fabrianese “…alcuni hanno tentato vitigni forestieri del Piemonte, di Toscana ecc… altri si attennero alle qualità nostrali vernaccia vera, oppure vernaccia grossa, che qui dicono cerretana”. Un’idea del tipo di vino che si potesse ottenere dalla Vernaccia cerretana può essere ottenuta da un lavoro dello stesso Morbelli stampato nel 1875 dalla Tipografia Crocetti di Fabriano e relativo a “Ricerche Analitiche sopra le migliori qualità di vino della zona compresa nella giurisdizione del Comizio Agrario di Fabriano”. Oltre ad una dettagliata analisi delle modalità di vinificazione utilizzate nel fabrianese, vengono riportati i parametri analitici di alcuni vini e, tra questi, campioni di Vernaccia provenienti da Fabriano e Cerreto D’Esi. Vernaccia nera grossa era un vitigno moderatamente diffuso nel comprensorio fabrianese verso la fine del XIX secolo, la sua importanza è poi andata scemando ed è stato di fatto trascurato nella fase di ricostituzione viticola del secondo dopoguerra.

La sua coltivazione era di fatto limitata alle aree marginali dell’alta valle dell’Esino quando è stato intrapreso il lavoro di recupero e valorizzazione del “germoplasma viticolo marchigiano”. Negli ultimi dieci anni, si è dato avvio ad una serie di valutazioni capaci a caratterizzare il suddetto biotipo sia sotto l’aspetto morfologico che dal punto di vista genetico. Da ripetuti sopralluoghi nei vigneti superstiti, nell’alta valle dell’Esino in provincia di Ancona in modo particolare a Cerreto d’Esi e territori limitrofi, è stato accertato in vecchi impianti e in singole alberate sparse, il vitigno localmente denominato Vernaccia Cerretana e descritto con questo nome da Bruni (1962) come clone di Vernaccia nera. L’interesse per questo vitigno da parte degli agricoltori è ancora vivo ed è manifestato in varie occasioni da parte di viticoltori ed operatori del settore (“Acque e vini nel mandamento di fabriano e cerreto d’esi – le acque salmastre e la vernaccia grossa nota comecerretana – Storia, tradizione e cultura di un territorio”, Fabriano 24 settembre 2005).

La Vernaccia Grossa, si presenta con un germoglio di 10-30 cm; l’apice aperto, bianco verdastro e con orli leggermente rossastri. Il grappolo è grande, conico-cilindrico, l’acino medio con buccia spessa e consistente di colore nero-viola. Il vino che ne deriva è di colore rosso rubino con riflessi violacei, con un profumo intenso floreale, fruttato e un gusto acido, amarognolo poco astringente. L’11 settembre del 2006, nella sala consigliare del municipio di Cerreto d’Esi è nato il comitato Pro Vernaccia, si sono incontrati un gruppo di produttori viticoli allo scopo di costituire un’organizzazione a sostegno della Vernaccia. L’incontro è avvenuto alla presenza del sindaco di Cerreto d’Esi, David Alessandroni, dell’Enologo Francesco Sbaffi e l’Ampelografo Dott. Settimio Virgili, funzionario presso l’ASSAM. Erano presenti: il sig. Marco Gatti, viticoltore di Cerreto d’Esi, il sig. Innocenzi Giancarlo, viticoltore di Cerreto d’Esi, la sig. ra Marisa Savi, in rappresentanza dell’Az. Agr. S. Biagio di Matelica, il sig. Cimarossa Lucio, viticoltore di Cerreto d’Esi, il sig. Antonelli Angelo, viticoltore di Fabriano, il sig. Cimarossa Silvano e la sig.ra Tomasetti Norma viticoltori di Cerreto d’Esi, il sig. Prugnola Roberto, viticoltore di Esanatoglia. Far nascere un comitato con produttori interessati allo sviluppo della Vernaccia, è stato molto importante per arrivare alla registrazione del vitigno nel Registro Nazionale delle Viti, avvenuta nell’agosto del 2008. 

 

  Cerreto D'Esi anche nella pagina Facebook di AvventuraMarche

 

 

              

 

 

 

PROSSIMO EVENTO A CERRETO D'ESI

DA MERCOLEDI' 11 A DOMENICA 15 SETTEMBRE 2013

75^ FESTA DELL'UVA

 

PROGRAMMA

MERCOLEDI'
ORE 19.30: Apertura Cantine Tradizionali
ORE 22.00 : TNT Music Group liscio; balli di gruppo (Piazza Marconi)
DIVINE ARTI Laboratori artistici con colori naturali curati da
Massimo Melchiorri

GIOVEDI'
ORE 19.30: Apertura Cantine Tradizionali
ORE 21.00 " Sono solo canzonette?" Spettacolo live del coro GIOVANI FABRIANESI diretto dal Maestro
Dino Casanova. (Piazza Marconi)
ORE 22.30: Baila con migo. Balli latino americani (Piazza Marconi)
DIVINE ARTI Laboratori artistici con colori naturali curati da Massimo Melchiorri.

VENERDI'
ORE 19.30: Apertura Cantine Tradizionali
ORE 21.30: Quintetto PetroV (Piazza Marconi)
ORE 23.00: I Vili Maschi .Omaggio a Rino Gaetano(Piazza Marconi) Live performance degli ARTISTI DI STRADA
Mercatino di artigianato, antiquariato ed eno-gastronomico
Enoteca per Conoscere, progetto per la promozione del territorio attraverso la degustazione di una selezione di vini
DIVINE ARTI Laboratori artistici con colori naturali curati da Massimo Melchiorri

SABATO
ORE 19.30: Apertura Cantine Tradizionali
ORE 21.30: LAIKA SENZA RITORNO (Piazza Marconi)
ORE 22.30:
Nobraino(Piazza Marconi)
ORE 00.00:
Après La Classe official(Piazza Marconi)
Mercatino di artigianato, antiquariato ed eno-gastronomico
Enoteca per Conoscere, progetto per la promozione del territorio attraverso la degustazione di una selezione di vini
DIVINE ARTI Laboratori artistici con colori naturali curati da Massimo Melchiorri

DOMENICA
ORE 15.00: Sfilata Dei Tradizionali Carri Allegorici con la partecipazione della RACCHIA di VEJANO (VT)
ORE 17.30: Premiazione Carri
ORE 18.00: Mauro Vagnini direttamente dal Guinnes Word Record
ORE 19.00: Bianchi e Pulci (piazza Marconi)
ORE 19.30: Apertura Cantine Tradizionali
ORE 21.30 :
Monkey Shakers(piazza Marconi)
Mercatino di artigianato, antiquariato ed eno-gastronomico
Enoteca per Conoscere, progetto per la promozione del territorio attraverso la degustazione di una selezione di vini
DIVINE ARTI Laboratori artistici con colori naturali curati da Massimo Melchiorri

PER TUTTE LE INFO E GLI AGGIORNAMENTI:
www.prolococerreto.it

INGRESSO
SABAT 10 €
DOMENICA: 5 €

© AvventuraMarche 2008 . Tutti i diritti riservati, loghi e fotografie gentilmente concessi dai rispettivi proprietari.

Disclaimer . Privacy . P.IVA 02377840422 .

www.appartamentistellaalpina.it Appartamenti Stella Alpina