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informazioni
Uff. Turistico Tel. 0722 88254
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LA STORIA
Sant'Angelo in Vado è una delle cittadine più ricche di storia, arte e cultura della Provincia di Pesaro e Urbino, nel territorio dell'Alta Valle del Metauro. Patria di pittori, musicisti, intagliatori ed architetti, presenta un nucleo abitativo più antico ancora facilmente decifrabile nel suo ben conservato centro storico e nei borghi medioevali al di là delle mura e dei "fossi" d'acqua del Metauro. Sorge sulle rovine della antica Tifernum Mataurense, denominazione che deriva da tipher o tifia, pianta acquatica che si sviluppa nelle zone paludose. Lo studio della sua pianta, ricostruita in base alle informazioni ottenute con le operazioni di scavo e con le recenti interpretazioni aerofotografie, porta alla constatazione che la città avesse forma quadrata, con i classici cardo e decumano che si incrociavano nella via principale. L'esistenza dell'antico municipio romano è attestata dai molti reperti archeologici ritrovati e oggi conservati nell'Antiquarium della città. Si ritiene anche che, dopo l'avvento del cristianesimo, fosse divenuta sede vescovile. La lunga guerra tra Bizantini ed Ostrogoti (VI secolo) interessò anche il suo territorio che subì una totale distruzione. I Longobardi ricostruirono il nuovo abitato sulle rovine della città romana, quasi completamente ricoperte dai terreni alluvionali e lo dedicarono all'Arcangelo Michele, da cui l’attuale nome di Sant'Angelo. La seconda parte del nome "in Vado" fu invece aggiunta in seguito e sarebbe da attribuire al fatto che per raggiungere i due tronconi della città adagiata sulle rive del fiume, si dovesse "guadare" il Metauro.
Secondo un'altra interpretazione invece la parola è collegata al "guado", una pianta che cresce piuttosto abbondante lungo le rive del fiume e dalla quale, attraverso un opportuno procedimento, si estraeva un inchiostro scuro utilizzato per stampe e la tintura dei tessuti. Sullo scorcio del Medio Evo Sant'Angelo in Vado fu capitale della "Massa Trabaria", antica regione storica incuneata tra la Romagna, la Toscana, le Marche e l’Umbria, così denominata per gli abeti dei suoi monti che fornivano le travi per la costruzione delle basiliche romane, seguendo le correnti del Tevere. Qui si radunava il Parlamento della Provincia di Massa Trabaria che comprendeva il territorio incluso tra Cagli - Urbino e l'Appennino. Elevata da Papa Urbano VIII nel 1635 al rango di "Città" e promossa a Diocesi, entrò far parte del Regno d'Italia nel 1860-61. Il suo intatto centro storico presenta i motivi di maggior interesse nell’architettura religiosa, dalla chiesa di S.Maria dei Servi, del 1300, al Duomo, edificato nel XII secolo e poi rimaneggiato alla secentesca chiesetta ottagonale di S. Filipp ma è l’abitato nel suo complesso che si fa ammirare per l’omogeneità e per l’assenza di grosse interpolazioni nel tessuto urbanistico originario.
IL TERRITORIO DELLA MASSA TRABARIA
Parlano di molte masse, varie iscrizioni tanto d’età romana quanto medievali. La nostra fu talvolta detta Massa di S. Pietro, perché era tributaria della Basilica del Principe degli Apostoli; e comunque si chiamava Massa Trabaria perché la maggior parte dei suoi terreni, specialmente di quegli posti a ridosso dell’Appennino, era coltivata ad abeti e piante ad alto fusto, convertibili in travi, molti dei quali venivano mandati appunto a Roma, per essere destinati alle fabbriche delle chiese e ad altri edifici. Nel Medioevo la Massa Trabaria era un piccolo cantone forestale di proprietà privata della Santa Sede ricchissimo di foreste d’alto fusto. La storia di questo piccolo feudo si può dividere in tre periodi: il primo fino al XII secolo, come "patrimonium" ecclesiastico; il secondo fino al 1376 come "comunità" provinciale; il terzo fino al 1631 come parte del ducato di Urbino. Durante il XII secolo mentre la zona circostante era frazionata in piccole signorie o feudi e nell’Italia centro settentrionale iniziavano a formarsi i Comuni cittadini, la Massa Trabaria si era strutturata in Comune territoriale, una sorta di federazione unitaria di piccole comunità raggruppate in quattro distretti: Mercatello, Sant'Angelo in Vado, Belforte all’Isauro e Sestino. Fu la Chiesa ad amalgamare ed a unificare in una sola "Provincia" oltre 100 territori castellani, anche distanti tra loro, ubicati nei bacini montani di quattro fiumi diversi: Marecchia, Foglia, Metauro e Candigliano. Questa originale federazione comunitaria durò circa due secoli e rappresentò il simbolo della "libertas ecclesiastica" (in un territorio di piccoli tiranni). Nella seconda metà del '300, l’unità territoriale si frantumò e il nostro territorio passò al conte Antonio da Montefeltro. Sotto questa dinastia, particolarmente nel periodo del suo più grande esponente, Federico II, l’intera area conobbe la splendida stagione del Rinascimento urbinate. Nel 1631, con l’estinzione della casa dei della Rovere, succeduta ai Montefeltro, il territorio della antica Massa Trabaria entrò a far parte dello Stato della Chiesa assieme alle altre terre e città del ducato di Urbino.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti www.massatrabaria.it
ARCHEOLOGIA - LA DOMUS del MITO
Che il Campo della Pieve, a S. Angelo in Vado, conservasse nel suo sottosuolo una cospicua porzione dell’abitato della città romana di Tifernum Mataurense, era cosa nota ormai da diversi anni, da quando cioè una fortunata serie di fotografie aeree avevano mostrato un fitto e articolato tessuto di strutture sepolte. Tale evidenza fu confermata in seguito dai risultati di un ampio saggio esplorativo condotto nel 1999: tutto questo aveva da tempo indotto l’Amministrazione Comunale a mettere a punto, insieme con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, un programma di scavo e valorizzazione, in vista del quale la stessa aveva acquisito al suo demanio l’area. L’occasione di rendere concreti tali intenti è stata offerta dai fondi europei amministrati dalla Regione Marche; ammesso al finanziamento dell’intervento, che prevedeva anche la musealizzazione e la fruizione al pubblico di una prima porzione dell’antico abitato, è iniziato lo scavo archeologico, condotto sul terreno dalla Cooperativa Archeologica di Firenze, con la direzione scientifica della Soprintendenza. L’indagine, rapidamente mirata su una certa area del Campo della Pieve, sulla scorta di un’ulteriore saggio condotto nel 2000, ha fin da subito conseguito importanti risultati, mostrando prima di tutto come le scelte fossero volte nella giusta direzione. Infatti, nell’area oggetto dello scavo ed ampia circa mq. 1.000 si è messa in luce l’intera articolazione di una grande domus gentilizia eretta verso la fine del I sec. d.C., impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati, il più cospicuo venuto alla luce nelle Marche da diversi decenni. Questi pavimenti musivi di buona e ottima qualità e per lo più ottimamente conservati esibiscono soggetti vari, che mostrano l’inserimento dell’antica città nella circolazione di cartoni e maestranze specializzate e la presenza di una committenza colta e raffinata. Nel vestibolo campeggia “Il trionfo di Nettuno”, che impugna il tridente, sul carro trainato da due ippocampi, accompagnato dalla sposa Anfitrite, mentre al di sotto nuotano i delfini; segue, nel probabile tablinium, un busto di Dioniso con la corona di foglie di vite, in un tondo centrale incorniciato da una raggiera di motivi prospettici, ed eleganti figurine femminili agli angoli. Ulteriori Approfondimenti Pagina Archeologia....
GASTRONOMIA - IL TARTUFO
Il Prodotto
La produzione di tartufi è legata alla natura del terreno, al clima, all’esposizione, alle specie arboree (particolarmente la quercia, il nocciolo, il pioppo, il salice) ed erbacee con le quali essi convivono. Di questi fattori il tipo di terreno è di fondamentale importanza: il Tartufo Bianco Pregiato è strettamente legato alla presenza di terreni marnoso-calcarei e marnoso-argillosi di epoca terziaria. Il tartufo nero, che non attecchisce nelle condizioni litologiche appena citate, si riproduce in terreni a componente calcarea più elevata. Tutta la zona dell’Alto Appennino pesarese ed in particolare dell’alta Valle del Metauro (tra cui primeggia Sant’Angelo in Vado) è ricca del Tartufo Bianco Pregiato. Ulteriori Approfondimenti Tartufo delle Marche....
Centro Sperimentale di Tartuficoltura
A Sant’Angelo in Vado è presente il centro di ricerca più importante d’Italia per lo studio e l’applicazione di tecniche di tartuficolura, all’avanguardia per le tecnologie di micorizzazione e di certificazione. A fianco del centro è presente un grande vivaio forestale che produce ogni anno migliaia di piantine tartufigene.
La Mostra Nazionale del Tartufo
Sant’Angelo in Vado dal 1964 si propone come sede di questa prestigiosa manifestazione. La mostra si svolge nelle ultime tre settimane d'ottobre e nella prima di novembre e rappresenta un “contenitore” di diverse iniziative culturali, gastronomiche, sportive, scientifiche e di spettacolo. All’interno di questa dal 1978 ha luogo un motoraduno internazionale affiancato ad un incontro di camperisti e ad un raduno equestre. La manifestazione prevede inoltre l’organizzazione di numerose mostre: sugli Antichi Mestieri vadesi, sui “Tesori ritrovati”, sui reperti archeologici preistorici e dell’Antica “Tifernum Mataurense”, quelle dedicata ai fratelli Zuccari ed al musicista Mercuri. Altri importanti eventi sono la consegna del “Tartufo d’Oro”, la massima onorificenza conferita a varie personalità ed organizzazioni, per il loro contributo, il premio giornalistico e la corte gastronomica presso Palazzo Mercuri.
Cerca Guidata del Tartufo
Grazie alla collaborazione di esperti cercatori è possibile sperimentare l’emozione di cavare un fresco e profumatissimo Tartufo Bianco Pregiato: presso il Demanio Forestale, habitat naturale del tartufo stesso, ogni anno, durante il periodo della mostra si organizza la cerca guidata al Tartufo. Per potervi partecipare è indispensabile la prenotazione da effettuare presso l’ufficio del Tartufo in Piazza Umberto. L’esperienza si svolge in uno scenario suggestivo rappresentato da un’ampia vallate boscosa punteggiata da casolari. Uno di questi, Cà Mascione, recentemente ristrutturato, è divenuto “casa del tartufo”, punto di riferimento per lezioni teoriche, di cerca e per rilassarsi immersi in un habitat fresco e incontaminato.
Sant' Angelo in Vado ospita ogni anno una mostra, che si tiene all'incirca tra il mese di Ottobre e Novembre "Mostra nazionale del tartufo bianco pregiato delle Marche"
PRESENTIAMO IL "VINO SANTO" TIPICO DI SANT'ANGELO IN VADO
L'orgoglio della tradizione enologica locale
Nella zona di Sant'Angelo in Vado il Vino Santo è noto da sempre, e ancora oggi non c'è famiglia contadina che non custodisca nella sua cantina qualche bottiglia di questo gustoso vino. Il Vino Santo di Sant'Angelo in Vado è frutto non solo della cura dei terreni e dell'attenta coltivazione dei vigneti, ma anche e soprattutto di una meticolosa vendemmia e lavorazione. Sant'Angelo è da secoli la vera patria del Vino Santo, sulle colline argillose e ben assolate sorgono piccoli vigneti che estendendosi fin poco sotto le macchie boschive regalano pregiate uve bianche: Trebbiano, Malvasia, Turbiano, Moscatello dalle quali deriva questo prezioso nettare. Nella millenaria tradizione delle tipicità locali, al pari del noto Tartufo, il Vino Santo di Sant'Angelo in Vado è stato tramandato e custodito come uno dei frutti più preziosi che queste terre regalavano. Le nobili origini di questo dolce nettare da dessert sono menzionate fin dagli albori del '700: da allora piccole produzioni familiari restavano a testimonianza di un lieto evento, come la nascita di un figlio, o venivano usate per scopi terapeutici. Immancabile nelle case della Massa Trabaria, il Vino Santo era anche considerato il vino dell'ospitalità, la bevanda con cui si accoglieva ogni ospite, sia nelle tenute più signorili, che nei poderi contadini. Sulle origini del suo nome è stato narrato molt miti e credenze popolari si tramandano fin dai primi anni del '400, quando si sosteneva che tale denominazione derivasse dall'antica consuetudine di travasare la bevanda a Pasqua durante la Settimana Santa. Altre leggende sostengono che il nome Vino Santo fu dato quando il Cardinale Bessarione, dopo aver degustato la bevanda, la associò a Xantos, forse riferendosi all'isoletta greca per il profumo di frutti e fiori del vino, o forse riferendosi all'aggettivo che in greco significa giallo, ambrato, come le tonalità di questa essenza.
Un'altra versione, semplicemente riferisce che l'aggettivo Santo fu dato poichè questo vino veniva prodotto appositamente per celebrare Messa; ma troviamo infine un ultimo mito che vede l'origine del nome risiedere nell'associazione con il giorno di Ognisanti, quando tradizionalmente in tempi antichi veniva appesa l'uva per l'appassimento. Le caratteristiche che contraddistinguono il vino santo di Sant'Angelo in Vado da qualsiasi altro vino santo o prodotto liquoroso sono da attribuire al processo produttivo tradizionale. E' nel mese di settembre che nelle vigne Vadesi inizia la vendemmia delle uve bianche, il processo che per un normale vino durerebbe solo pochi giorni, nel caso del Vino Santo di Sant'Angelo in Vado si prolunga per circa un mese, poichè i coltivatori raccolgono solo i grappoli maturi al punto giusto. Man mano che avviene la raccolta inizia la fase di appassimento delle uve: i grappoli accuratamente ripuliti vengono appesi in ambienti appositamente allestiti con la giusta temperatura e grado di umidità. Tradizione voleva che si usassero i solai delle cucine, dove il fumo dei camini conferiva una particolare tostatura. L'appassimento dura circa 5 mesi e una volta raggiunto il giusto grado di appassimento inizia la prima selezione dei chicchi. Ogni singolo acino d'uva viene scelto e destinato alla produzione, gli acini d'orati alla produzione del Vino Santo di Sant'Angelo in Vado, mentre gli acini più rossi verranno destinati alla produzione del Vin Passito. Dopo questa fase di cernita le uve verranno pressate da presse tarate ad hoc dalle quali escono succosi nettari di qualità che saranno pronti per l'invecchiamento in botti o damigiane di vetro. Il prezioso nettare resta in cantina per un minimo di 36 mesi per poi essere imbottigliato e servito nelle migliori enoteche. Il Vino Santo di Sant'Angelo in Vado è di colore giallo ambrato limpido e tendende al dorato, il sapore dolce, armonico e di buona struttura ed esprime una vasta gamma di sapori e aromi fruttati e floreali per questo è un ottimo vino da servire dopo i pasti con frutta secca, dessert o i famosi cantucci, ma anche con crostate alle mandorle e il famoso formaggio di fossa di Talamello accompagnato da miele di castagne.
LUOGHI DI CULTO DA VISITARE
Chiesa Santa Caterina "Delle Bastarde"
Nel portale gotico in pietra arenaria, abrasa dal tempo si legge la data 1402 o 1452. Dedicata a Santa Caterina d'Alessandria è popolarmente detta delle "Bastarde" perchè anticamente era sede dell'Ospedale delle Esposte e del Monte di Pietà. Nel corso del XVII secolo l'interno è stato completamente ristrutturato è a navata unica con nicchie che ospitano statue in stucco a dimensione naturale di Virtù Cardinali e Dottori della Chiesa di Tommaso Amantini allievo del Brandani. L'altare maggiore in legno dorato ed intagliato da Gian Giacomo Zuccari, zio di fratelli Taddeo e Federico Zuccari pittori illustri del XVI e XVII secolo, conserva una Pala con il Martirio di Santa Caterina dello Schiaminossi ed una serie di quadretti ad olio del Briganti che mostrano le Storie di Santa Caterina con pregevoli cornici in stucco.
Chiesa di San Filippo
San Filippo risale al XV secolo, all'inizio era un oratorio dedicato alla Immacolata Concezione di Maria. Nel 1605 fu completamente restaurato assumendo l'insolita pianta ottagonale a seguito di un voto fatto dagli abitanti in occasione della nascita di Federico Ubaldo, figlio dell'ultimo Duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere. Solo nel XIX secolo prese il nome attuale di San Filippo. L'interno si presenta fastoso e, come uno scrigno, custodisce molte opere d'arte a partire dalla splendida cupola affrescata a tempera da August Albrecht Wallenstein datata 1629 con le Storie della Vergine accompagnata da Sibille e Profeti, la pregevole statua lignea della Vergine Annunziata del XV secolo attribuita a Lorenzo Ghiberti ospitata nell'altare centrale il cui angelo se ne è volato via mentre gli altri altari in legno dorato e intagliato di manifattura locale conservano tele e tavole di grande valore di Raffellin del Colle, Gian Giacomo, Pandolfi, Francesco Mancini ecc....
ALTRI LUOGHI DI ITERESSE STORICO CULTURALE DA VISITARE:
Complesso Museale S.Maria Extra Morus
La trecentesca chiesa ed il complesso monastico, di recente oggetto di restauro, sono la sede di un sito museale contenente reperti ed opere d’arte che raccontano l’identità della cittadina vadese. La sezione archeologica presenta materiale riconducibile al Neolitico e all’epoca romana: lapidario e statuaria, oltre a materiali d’uso comune, emersi dagli scavi condotti nella Domus del Mito, una vasta area di circa 1.000 mq, che conserva un patrimonio musivo del I secolo d.C. fra i più consistenti dell’intera penisola italiana. Il Complesso ospita un Museo d’Arte Sacra che raccoglie opere dal territorio vadese, nei secoli, visitato da artisti come Lorenzo Ghiberti, Della Robbia e Zanino di Pietro. Sant’Angelo in Vado ha dato i natali ai fratelli Taddeo e Federico Zuccari che nella seconda metà del XVI secolo conquistano da protagonisti il proscenio nazionale e internazionale, realizzando per la loro cittadina i capolavori qui conservati; Giovampietro Zuccari costituisce una fiorente bottega di intagliatori continuando la tradizione dei plasticatori locali. Ulteriori Approfondimenti Pagina Musei....
Museo dei Vecchi Mestieri
In costruzione......
Museo Civico Aantiquarium
In Costruzione.....
PERSONAGGI STORICI ILLUSTRI
Papa Clemente XIV 1705 - 1774 - (Gianvincenzo Ganganelli - Papa dal 1769 al 1774)
Esponente dell’antica e nobile famiglia Ganganelli di Sant’Angelo in Vado, Gianvincenzo nacque il 31 ottobre 1705 a Sant’Arcangelo di Romagna, dove il padre esercitava la professione di medico condotto. Entrato nell’ordine dei Conventuali di S.Francesco, dove prese il nome di Fra Lorenzo, in onore del padre, si distinse come oratore sacro. Insegnò filosofia e teologia. Fu nominato cardinale il 24 settembre 1759 da Papa Clemente XIII. Uomo di larga umanità e di vasta cultura, amico intimo di S.Paolo della Croce, che gli profetizzò la nomina pontificia, fu eletto papa in un contrastatissimo conclave, il 19 maggio 1769. Da pontefice Clemente XIV cercò di far valere il suo spirito conciliativo, in mezzo alle pressioni dei diversi stati europei, in particolare la Spagna, per lo scioglimento della Compagnia di Gesù, che fu decretato nel 1773. Successivamente riuscì a riavere i possedimenti che erano stati tolti alla Chiesa. Clemente XIV iniziò, fra l’altro, il prosciugamento delle Paludi Pontine e fondò il Museo Clementino a Roma. Proibì l’evirazione per ottenere voci bianche per le Scuole Cantorum. Morì il 22 settembre 1774.
Taddeo Zuccari (1529-1566) - Pittore
Allievo del padre Ottaviano e di Pompeo Morganti di Fano, si reco' quattordicenne a Roma dove, dopo faticosi esordi, si fece strada decorando diverse facciate esterne di palazzi. decorò la Cappella Mattei nella chiesa della Consolazione sotto il Campidoglio dietro commissione di Giacomo Mattei; iniziò le decorazioni nella Cappella Frangipane a San Marcello al Corso; lavorò nel Duomo di Orvieto, decorò l'appartamento di Pio IV, la sala Regia in Vaticano, etc. Ricevette la prestigiosa committenza per la decorazione della Villa del cardinale Alessandro Farnese a Caprarola ove impiantò una attiva bottega: gran parte delle commissioni che non portò a termine causa l'improvvisa morte furono ultimate dal fratello Federico.
Federico Zuccari (1539 - 1609) - Pittore e Trattatista
Si formò a Roma presso la bottega del fratello Taddeo di cui fu il naturale erede culturale. Pittore e teorico d'arte, viaggiò per buona parte d'Italia e d'Europa: dai Paesi Bassi all'Inghilterra, dalla Spagna a tutto il Nord Italia, richiestissimo dalla committenza, produsse molto: nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere, nella chiesa del Gesù, nella chiesa della Trinità dei Monti, nella cappella Grimani di San Francesco alla Vigna di Venezia, nel Duomo di Orvieto, nella cappella dei Duchi di Urbino a Loreto, nella decorazione della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, etc. E' molto presente nelle Marche con opere nel paese natale, a Fermo, a Recanati, in Urbino, a Pesaro. Compone e pubblica nel 1607 "il trattato l'idea d' pittori scultori et architetti", nel 1608 "il Passaggio per l'Italia con dimora in Parma".
Prospero Fagnani (1588 - 1678) - Canonista
Prospero Boni aggiunse il cognome Fagnani dietro l'adozione dello zio materno Giovan Francesco; studiò a Perugia dove si laureò in "utroque iure"; in quella città pubblicò nel 1611 il trattato "Problemata cum methodo". Si trasferì a Roma insegnando Diritto all'Università; nel 1610 fu chiamato alla Sacra Congregazione del Concilio come sottosegretario, poi come segretario sostituendo lo zio; nel 1632 divenne cieco; si adoperò moltissimo per l'innalzamento di Sant'Angelo in Vado a città con sede vescovile; ricoprì diverse cariche nell'ambiente curiale romano. La sua opera più famosa è il "Commentarium ad libros Decretalium"; stese su richiesta di Gregorio XV la bolla Aeterni patris Filius pubblicata nel 1621, riguardante l'ordinamento giuridico alle elezioni pontificie e rimasta in vigore fino al 1904. Molto legato al paese natale, aveva un altare nella Basilica Cattedrale che dotò di dipinti e arredi.
Francesco Mancini (1679 - 1758) - Pittore
Allievo di Cignani in Romagna, decorò con tele ed un affresco la biblioteca Classiense a Ravenna e casa Albacini a Forlì; affrescò il Duomo di Foligno. Fu accolto nel 1725 all'Accademia di San Luca a Roma, significativamente rifondata a fine Cinquecento dal conterraneo Federico Zuccari; affrescò la Kafee Haus di Palazzo Colonna; lavorò nella chiesa di San Gregorio al Celio, di Santa Maria Maggiore, di San Pietro, etc. Diverse sono le opere in raccolte private e nelle Marche dove operò a Macerata, nel paese natale, a Fano.
Agostino Mercuri (1839 - 1892) - Musicista
Si diplomò a Napoli nel Collegio Musicale San Pietro Mariani a Maiella in pianoforte, composizione e direzione d'orchestra, fu quindi nominato Maestro di Cappella del duomo vadese. Nel 1873 ottenne la direzione degli spettacoli del Teatro Comunale di Bologna. Compose più di cento brani di genere sacro, tra cui "Pietro il Muratore", "Adello" , (rappresentato nel 1860 a Rimini), "il violino del diavolo"; compose "l'inno di Raffaello" che diresse in Urbino nel 1871; a Perugia fondò l'Istituto Musicale "F. Morlacchi"; collaborò alla feste pesaresi in onore di Gioacchino Rossini e fu parte attiva nella fondazione del Liceo Musicale a lui dedicato.
Vincenzo Lanciarini (1849 - 1917) - Storico
Il padre Gaetano orafo era inserito nella forma d'artigianato particolarmente produttiva nella cittadina. Studiò nel Seminario vadese "Barberini", completando gli studi superiori in Urbino; nel 1873 conseguì la laurea in Giurisprudenza a Roma esercitando per un decennio la professione nel paese natale; nel 1885 si trasferì a Roma con la famiglia esercitando presso la Cassazione e la Corte dei Conti. Si dedicò attivamente a studi storici che lo condussero a collaborare con diverse riviste locali ("Rivista urbinate di Scienze, Lettere ed Arti", "Nuova Rivista Misena") con argomenti legati a artisti vadesi ( i fratelli Zuccari ed i fratelli Nardini);; pubblicò poesie ("Versi" nel 1904) e la monumentale opera "Tiphernum Mataurense" (1890 - 1912).Importante per gli studi fu la riedizione che stampò a Roma de "Il passaggio per l'Italia con la dimora in Parma" di Federico Zuccari.
FOLKLORE
"La Vadesella" - Gruppo Folcloristico di Danza Popolare
II gruppo folcloristico "La Vadesella", ideato dalla Sig.ra Deanna Spezi, direttrice artistica del gruppo, nasce nel novembre 2007 come attivazione del Progetto europeo Grundtvig: Le culture del folclore. "La Vadesella" ha partecipato a varie manifestazioni di danza folkloristica in Italia e all'estero con i vari partners europei durante gli incontri internazionali di Dancing Cultures:
L'obbiettivo di Deanna Spezi e dell’Amministrazione Comunale è quello di riproporre attraverso la danza popolare gli usi e i costumi delle tradizioni popolari di Sant'Angelo in Vado, dell'Alta Valle del Metauro e dell'Italia. Recuperare e trasmettere le danze popolari ai giovani con attività, eventi, situazioni a carattere culturale educativo formativo. Incentivare con collaborazioni un'azione di promozione e animazione nel territorio nazionale partecipando a spettacoli di beneficenza. Favorire una migliore comprensione ed integrazione e la conoscenza dei benefici culturali che ne derivano. Evitare i pregiudizi e dare spazio alla voglia di confrontarsi per comunicare, esprimersi con autenticità, divertirsi per stare bene insieme, conoscersi attraverso i balli le musiche i costumi del folclore, l'enogastronomia e altro. I costumi sono la riproduzione fedele dei "figurini" acquerellati disegnati nel 1812 dal Prof. Pistocchi pubblicati nel testo di Sergio Anselmi "Contadini vadesi e manufatti preziosi". Sono i vestiti della festa indossati dai contadini vadesi nell'800, censiti durante il periodo del dominio napoleonico.
Il 1° Maggio di ogni anno l'amministrazione comunale di Sant'Angelo In Vado organizza il "Festival Internazionale della Danza Popolare", in collaborazione con Deanna Spezi, ideatrice e direttrice artistica del festival internazionale. Il Festival è giunto ormai alla sua 5° edizione, ha conquistato notevole successo sia per il numero delle presenze e dell'immagine.
Lo scopo del festival è quello di far cogliere il patrimonio di ricchezza culturale delle generazioni passate, vivere il confronto fra le varie culture, nazionali ed internazionali e le varie generazioni, come un valore da promuovere con collaborazioni e con la trasmissione delle danze. Per questo Deanna Spezi ha fondato anche il gruppo dei “Piccoli e Giovani Danzatori Vadesi”, costituito da bambini e ragazzi eredi e garanti del futuro della tradizione. Il gruppo ha un ruolo importante e partecipa come protagonista ad alcune fasi del Festival Internazionale.
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Servizio TG1 - Sant'Angelo in Vado la Mostra del Tartufo
Sant'Angelo In Vado "Un Tesoro del Montefeltro"
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Pippo Baudo premiato col Tartufo d'Oro 2013
Il Re della Televisione incontra il Re della Tavola a Sant'Angelo in Vado. Tra i premiati i Nomadi, Lucia Annibali, Richi Tognazzi e Simona Izzo.
Un incontro regale alla 50^ Mostra del Tartufo di S.Angelo in Vado. Il re della televisione alla corte di re tartufo. Sant’Angelo in Vado celebra la sua eccellenza gastronomica premiando il conduttore siciliano con il prestigioso tartufo d’oro, disegnato dallo stilista ducale Piero Guidi. “Il tartufo è un prodotto magnifico –ha commentato mentre passeggiava lungo gli stand dedicati al Tuber Magnatum Pico-.
Nasce in una terra magnifica e dicono che sia anche afrodisiaco”.Sotto la conduzione di Paolo Notari, tra i premiati di spicco anche Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi, che con la Mostra di S.Angelo in Vado condivide le cinquanta candeline: la celebre band fu fondata infatti da Carletti e da Augusto Daolio proprio mezzo secolo fa. Carletti ha preferito non eccedere nelle parole e si è affidato a Stefano Masciarelli e la sua band per regalare al teatro qualche strofa di “Io Vagabondo”.
Ma Pippo Baudo non è l’unica celebrità ad essersi presentata alla corte di re tartufo per ritirare il più importante riconoscimento vadese. Infatti, passeggiando per le vie del centro storico si potevano incontrare Richy Tognazzi accompagnato dalla moglie Simona Izzo, Beppe Carletti, venuto a festeggiare i 50 anni della storica band italiana I Nomadi, lo showman Stefano Masciarelli e Paolo Notari arrivato nella storica capitale della Massa Trabaria come conduttore d’eccellenza della giornata.
Presenze d’eccezione che hanno reso l’edizione anniversario della mostra ancora più ricca e splendente visto il grande seguito di pubblico arrivato da tutta Italia. Momento molto toccante è stata la consegna del premio a Lucia Annibali, ritirato dalla madre Lella, dove è stato letto un messaggio per l’occasione. L’avvocatessa ha sottolineato il suo ringraziamento a tutte le persone che le sono state vicino e ha ribadito il suo attaccamento alla vita e la speranza che la sua testimonianza sia d’aiuto a chi soffre.
Nell’anniversario della scomparsa del padre Ugo, anche Richi Tognazzi ha ricevuto il Tartufo d’Oro, assieme alla moglie Simona Izzo, alla quale il premio ha portato fortuna: premiata trentun anni fa proprio col Tartufo D’oro quando era una promessa del cinema è tornata ieri per un premio alla carriera. La coppia ha anche svelato un progetto ancora segreto, pare infatti che il prossimo film prodotto da Tognazzi e scritto dalla Izzo sarà ambientato nelle Marche. Altri premiati illustri Roberto Casari, Gianalberto Luzi, Francesco Rocca, Alberto Pascucci, Roberto Caputo, Luca Dini, Antonio Maestri, Giuseppe Pasquini e Angelo Teodoli.
PROSSIMO EVENTO
51^ MOSTRA NAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO PREGIATO DELLE MARCHE
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