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informazioni
Uff. Turistico Tel. 0722 88254
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La trecentesca chiesa ed il complesso monastico, di recente oggetto di restauro, sono la sede di un sito museale contenente reperti ed opere d’arte che raccontano l’identità della cittadina vadese. La sezione archeologica presenta materiale riconducibile al Neolitico e all’epoca romana: lapidario e statuaria, oltre a materiali d’uso comune, emersi dagli scavi condotti nella Domus del Mito, una vasta area di circa 1.000 mq, che conserva un patrimonio musivo del I secolo d.C. fra i più consistenti dell’intera penisola italiana. Il Complesso ospita un Museo d’Arte Sacra che raccoglie opere dal territorio vadese, nei secoli, visitato da artisti come Lorenzo Ghiberti, Della Robbia e Zanino di Pietro. Sant’Angelo in Vado ha dato i natali ai fratelli Taddeo e Federico Zuccari che nella seconda metà del XVI secolo conquistano da protagonisti il proscenio nazionale e internazionale, realizzando per la loro cittadina i capolavori qui conservati; Giovampietro Zuccari costituisce una fiorente bottega di intagliatori continuando la tradizione dei plasticatori locali.
Fra i capolavori ricordiamo:
Scheda dell 'opera "Conversione di S.Paolo"
Riconosciuta come scena di “battaglia”, la grande tela con la Conversione di San Paolo proprio per l’errata interpretazione iconografica venne, in passato, accreditata al Pordenone, forse perché la figurazione concitata ben delinea l’idea del combattimento, della mischia, in quella adesione da parte di Taddeo Zuccari al concetto dell’arte della guerra, legata alla tradizione del Salviati, a quel credo «che non si limita alla rappresentazione del momento della battaglia, ma allarga la sua tematica ad ogni aspetto connesso con il fatto bellico, anche quando le rappresentazioni non abbiano ad esplicito contenuto le immagini dei conflitti e armati » (Strinati 1993). Della grande tela di Taddeo o “telona” descritta da Vasari (1568 ), come Conversione di San Paolo, documentata a «Santagnolo appresso Ottaviano suo padre» (Vasari) e da quella località trasferita, alla morte dello stesso padre, presso lo studio del fratello Federico a Roma per essere proposta in seguito al duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, si erano perdute le tracce e solo recentemente è stata collegata all’opera di proprietà di una famiglia fiorentina grazie all’intuizione dello studioso Andrea Baldinotti, così come riportato dall’Acidini nel suo testo su Taddeo e Federico Zuccari. Ciò rende confutabile quanto affermato dalla Cleri (1993), che riconosceva nella citazione vasariana la Conversione collocata presso al chiesa dei Cappuccini di Ancona, la cui stesura è pallida eco del vitalismo e dell’energia figurativa espressa dal pittore nel “non finito” dipinto fiorentino.
La gamma cromatica, appare dopo il recente restauro a cui è stato sottoposto il quadro a causa del suo precario stato di conservazione e alle numerose ridipinture, in tutta la sua preziosità e cangiantezza, accendendo brani pittorici che pur nella stesura incompleta balzano frementi all’attenzione di chi guarda, in una incondizionata potenza nella costruzione. Tangibile è qui l’impronta michelangiolesca che caratterizza e distingue Taddeo giovane, così come è forte e tangibile nella cappella Maffei, michelangiolesco anche l’impianto scenico della sacra rappresentazione mediato dalla Cappella Paolina, se pur nell’intento dell’artista è lo sforzo di variare, rispetto al modello di partenza, l’impostazione compositiva della figura di San Paolo, di Dio Padre e degli angeli circostanti, in quel cielo bruno dai vaghi echi raffaelleschi. Riferito al grande dipinto è il disegno, oggi riconosciuto di mano di Taddeo, già attribuito a Polidoro di Caravaggio, custodito presso il Museo di Basilea, di medesimo soggetto, che lo studioso Gere aveva ancor prima dell’individuazione della tela riconosciuto e collegato con quanto descritto dal Vasari circa l’opera con la Conversione, desumendo il tutto dall’uso del calcolo dei dati riportati nell’inventario dei beni di Federico redatto nel 1609, esattamente corrispondenti come dimensioni a quelle del nostro dipinto.
Bibliografia
VI INVITIAMO A CONSULATRE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DI SANT'ANGELO IN VADO
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