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INTRODUZIONE
Il paese è un insieme coordinato di edifici in cotto ed in pietra, che si affacciano su vie tortuose, anguste e silenti che regalano scorci sempre vari ed ampie visioni sui Sibillini, sulla valle dell'Aso, sulle colline plioceniche del Piceno. Si estende su un crinale roccioso su alte rupi calcaree, in una delle posizioni più ardite delle Marche. Fu possesso feudale dell'abbazia di Farfa e quindi dei Farfensi di Santa Vittoria in Mantenano. Libero comune dal 1214, ha sempre fieramente difeso la propria autonomia. Chiese interessanti sono quelle di San Pietro, con richiami gotici sulla facciata e romanici nell'architettura del campanile, San Michele del sec.XIX e la cappella dei Principi Orsini, dedicata a S.Antonio da Padova. Da visitare sono anche il ricco Museo Comunale dei Fossili e dei Minerali, a palazzo Felici, la chiesetta delle "Scalette" e, a Luogo di Sasso, il convento francescano, dove la tradizione vuole abbia sostato lo stesso San Francesco.
STORIA
II ritrovamento in località "Colle Luccio" di materiale laterizio e piccoli oggetti di culto pagano testimonia che sin dal periodo romano Montefalcone era abitato. Le prime notizie scritte sono contenute in un documento del "Circum Farfense" risalente al 930 nel quale si legge: "... l'Abate Ratfredo ricomprò di nuovo Curtem Montis Falconis, la quale rende un gran vantaggio...". Montefalcone dunque fu anch'esso compreso nei territori appartenenti al feudo farfense della vicina S. Vittoria in Matenano. Grazie alle concessioni dei farfensi, Montefalcone divenne ben presto centro molto importante per il presidiato Farfense; ai monaci si deve infatti la costruzione di un fortilizio, l'istituzione di una scuola per i chierici e l'importante decisione, da parte dell'Abate Matteo, di conferire la Libertà Comunale nel 1214. Ma come tutti i "liberi comuni" del medioevo non ebbe vita facile. Importante centro strategico, venne infatti conteso tra lo Stato Fermano e quello Ascolano e pertanto fu scenario di guerre e distruzioni.
Nel 1239 si sottomise a Re Enzo; nel 1257 i fermani, con il permesso del Re Manfredi, occuparono il castello. Nel secolo successivo venne assediato da Galeotto Malatesta (1351); nel 1355 Montefalcone giurò fedeltà al Cardinale Albornoz e, due anni più tardi, stipulò una "Conventiones” con Fermo; nel secolo XV era sotto il dominio della famiglia Orsini, nel 1572 venne concesso alla Diocesi di Fermo. Durante il triennio giacobino Montefalcone fu inserito nel Dipartimento del Tronto con capoluogo Fermo; dal 1800 al 1808 entrò a far parte della Delegazione Apostolica di Macerata; dal 1808 al 1815 ritornò a far parte del Dipartimepto del Tronto, Distretto di Fermo con Capoluogo Sarnano. Solo nel 1860, dopo l'Unità d'Italia, ritornò alla provincia di Ascoli. Negli anni 1922-24 soggiornò a Montefalcone Appennino il pittore Osvaldo Licini, il quale vi produsse alcune delle sue opere che in seguito lo avrebbero reso famoso.
IL TRAFORO DEL VALICO DELLE SCALETTE
All’uscita dal centro abitato di Montefalcone Appannino nella direzione verso Comunanza si è obbligati a transitare in una Galleria scavata nella roccia: si tratta del Traforo dei Valico delle Scalelle. Un’opera realizzata interamente “a punta di scalpello” negli anni che vanno dal 1832 al 1837. Fiore all’occhiello del più ampio progetto realizzato dall’allora provincia fermana: la strada “Appennina”, che dall’odierna Piane di Falerone arriva fino a Comunanza. Promotore dell’opera, quasi unica nel suo genere, se si esclude il Traforo del Furlo, è stato il Cavaliere Gregoriano Antonio Felici, Consigliere Provinciale e Gonfaloniere del Comune di Montefalcone. La realizzazione è opera della Ditta del sig. Vincenzo Mercuri. II Traforo ha la lunghezza di metri 47, ha un'altezza di metri 6 ed una larghezza di metri 6,50.
LUOGHI DI CULTO
San Michele Arcangelo
Nel versante più a sud di Montefalcone, proprio sopra uno strapiombo roccioso si erge l’odierna chiesa di S. Michele Arcangelo. Il culto di S. Michele Arcangelo, ovvero S. Angelo, è un’ulteriore testimonianza della presenza longobarda a Montefalcone Appennino, perché furono proprio i longobardi ad imporre il culto dell’Angelo Fedele nei territori in cui transitarono, dopo la loro conversione al Cristianesimo. L’odierna chiesa è stata costruita negli anni che vanno dal 1821 al 1824 per opera del Comune di Montefalcone e grazie al contributo in denaro (3.000 scudi romani) di un tal Livio Palmoni, un montefalconese cocchiere di Papa Pio VII. Lo stile architettonico dell’edificio è romanico semplice, a forma di croce greca, con unica navata e quattro cappelle laterali, solo due delle quali sono attualmente visibili: quella del Sacro Cuore e quella della Madonna Addolorata con la nicchia in cui viene custodito il Simulacro della Vergine. La chiesa, dalla sua costruzione, ha subito numerosi mutamenti. Dettagli...........
San Pietro in Penne
Le prime notizie storiche (di origine farfense) sulla costruzione della Chiesa dedicata a S.Pietro in Penne (dal latino pinna = sulla roccia) risalgono al 1343. L'originaria Chiesa, a differenza di quella attuale, era composta da una sola navata, era priva di abside e delle due cappelle laterali. Anche il campanile non è più quello originario. La Chiesa ha subito nel corso della storia almeno due profondi restauri. Il primo nel secolo XVII, quando la Chiesa cambiò il Titolo per assumere quello di S. Angelo. II secondo, a cavallo fra il XIX e il XX secolo, quando ritornò ad essere S. Pietro in Penne. In occasione del primo restauro vennero aggiunte le due Cappelle laterali e venne costruita l'abside. Non venne modificato il campanile, il quale, invece, assunse l'aspetto odierno, soprattutto sulla punta, in epoca molto recente. Dettagli....
Santa Maria in Capite Scolarum
La Chiesa di S. Maria in Capite Scalorum o delle “Scalelle”è forse il primo segno della presenza cristiana a Montefalcone Appennino. Il luogo della sua ubicazione, appena fuori dal centro abitato, fu scelto per motivi religiosi: sul Colle Liccio, sito nella parte opposta, in tempi antichissimi sorgeva infatti il tempio di una divinità pagana e nella rocca adiacente si svolgevano scene di violenza e di terrore. Trae il suo nome dalle molte scale per le quali vi si accedeva. La Chiesa sorse nel 1300 come Tempietto realizzato intorno ad una preesistente edicola dedicata al culto della Vergine. Nel 1585, note oramai a tutti le numerose grazie elargite dalla Madonna, il Pontefice Sisto V intervenne con una sua Bolla per disciplinare il governo del piccolo Santuario. Da quel momento la Chiesa subì importanti riforme, fu ampliata, consolidata ed abbellita. Nel 1588 furono aggiunti due corpi: l’attuale navata ad est e l'abside ad ovest. All’interno si possono ammirare un quadro in tela del 1590 rappresentante l’Annunciazione, una bellissima icona della Vergine Beatissima del Divino Amore, vestita di velluto rosso, e, vicino all’attuale porta d'ingresso, un’acquasantiera del 1589. Dettagli....
Chiesa di San Giovanni Battista
Sulla strada che collega Montefalcone Appennino con la contrada detta Luogo di Sasso, immerso nel verde dei boschi, si trova un antichissimo convento. Si tratta di quel "S. Giovanni in Selva", citato nel Chronicon Farfense, in cui ripararono, alla fine del IX secolo, i monaci dell’Abbazia di Farfa, fuoriusciti dalla Sabina per sfuggire agli attacchi dei Saraceni. Pur se di origine farfense, il monastero ha una storia unicamente francescana. Nell’anno 1223 (1215 secondo alcuni) fu ceduto dai monaci di S. Benedetto a S. Francesco in persona, ed i francescani lo hanno occupato fino a qualche decennio fa. Forse è leggenda che S. Francesco abbia potuto visitare Montefalcone Appennino, tuttavia non mancano i ricordi di storia Francescana che arricchiscono il luogo. A poche centinaia di metri dal convento scaturisce una fonte detta di S. Francesco che si crede ottenuta in modo miracoloso dal Santo e, poco distante da questa, un’altra fonte denominata di S. Bernardino, che fa pensare ad un soggiorno del santo in questi luoghi. Ulteriori Approfondimenti....
Sant’ Antonio
Costruita nel "600 dai Principi Orsini oggi è dedicata al culto di S. Antonio da Padova.
NATURA
Ambiente
Visitare Montefalcone Appennino significa ammirare l'ampia bellezza di un panorama veramente straordinario (dalla Maiella e Gran Sasso al Monte Catria, dai Monti Sibillini al Mare Adriatico) e una natura meritevole della più alta considerazione per la presenza di boschi stupendi in tutte le stagioni e corsi d'acqua dove si rincorrono cascate e laghetti da favola. In questo territorio, già Area Floristica Protetta della Regione Marche, è stata di recente istituita dalla Comunità Europea un’Area di Importanza Comunitaria. L'alta rupe sulla quale poggia il paese, si impone all'attenzione di chiunque per il suo aspetto spettacolare e anche per l'abbondanza dei fossili pliocenici in essa contenuti. Il bosco è abbastanza esteso, infatti occupa l'intera sommità del Monte (904 m.) e si estende, seguendo il corso di numerosi fossi, fino al fiume Tenna. Si tratta dunque di un monte non molto alto e il bosco che lo copre si caratterizza per il tipo di vegetazione propria sia del piano collinare che di quello montano. Castagno, Roverella, Cerro, Nocciolo, Carpino bianco e nero ed Aceri, costituiscono i boschi più estesi. Rara è invece la presenza del Faggio.
Fra le molte specie che costituiscono il sottobosco, il profumato Caprifoglio, il Pungitopo, l’Erica, il Maggiociondolo ed il Ginepro, sono fra le essenze più comuni. La flora è molto interessante per il numero delle specie presenti e anche perché alcune di queste sono abbastanza rare; un esempio di ciò è rappresentato dall'Aquilegia e dalle trentatré specie di Orchidee spontanee trovate nel territorio e di cui si può prendere notizia presso il locale Centro di Educazione Ambientale. Boscaglie di leccio formano infine delle macchie abbarbicate sulle rupi più esposte al sole. Non meno interessante è la fauna. Qui la specie simbolo è senza dubbio il Falco Pellegrino, rapace di medie dimensioni che nidifica su strapiombanti rupi di roccia. Il Falco pellegrino non è tuttavia l’unico uccello di interesse protezionistic il Falco Picchiaiolo, il Biancone, il Barbagianni, il Passero Solitario, ed altri ancora, nidificano in questo territorio. Tra i mammiferi caprioli, cinghiali, faine, donnole, volpi, tassi ed istrici sono tra i più ricorrenti.
I Fossili di Montefalcone
Il Monte Falcone, sul cui versante meridionale sorge il paese di Montefalcone Appennino, si eleva fin quasi i 1000 metri dal livello del mare. Questo monte che si è formato nel corso del Pliocene inferiore, è, nella sua parte superiore, costituito da enormi banchi di sabbie grossolane e giallicce, convertite per gradi in arenaria più o meno resistente. Le sabbie, dapprima incoerenti per essere fondo del mare, si sono cementate mediante l'azione di acque cariche di carbonato di calcio, formando strati sovrapposti e fra loro orizzontali o pochissimo inclinati. In questi banchi di arenaria prevale la presenza di molluschi acefali come Pettini, Ostree, Cardii ed Anomie, ed in straordinaria abbondanza i Cirripedi sessili del genere Balanus. Scarsa è invece la presenza di Gasteropodi e assoluta la mancanza di coralli, ciò fa ritenere che la parte alta del Monte Falcone sia una formazione eminentemente litorale. Al disotto di questa formazione, ben distinto da essa, si trova un altro abbondante deposito fossilifero, formato da strati di dura roccia silicea, che si alternano a strati di sabbia grossolana. Vi si rinvengono Pecten flabelliformis del Brocchi, Gasteropodi e denti di squalo, nonché qualche echinoderma.
Dalla presenza di tale fauna si può stabilire che la parte più bassa del monte fosse invece mare profondo. Al disotto di entrambe queste formazioni si rilevano lastre di arenaria, di vario spessore, alternante col gesso, nelle quali sono numerose le impronte di foglie fossili appartenenti a varie specie di piante: pioppi, carpini e querce. Non è infine raro trovare nella roccia arenaria delle cavità o delle vene tappezzate e riempite di limpidi cristalli di calcite. Altra interessante caratteristica di questi terreni è la facilità con la quale si possono trovare i fossili, facilità dovuta al fatto che la roccia esposta agli agenti atmosferici si sgretola liberando i reperti in essa intrappolati.
PRODOTTI TIPICI
Il territorio di Montefalcone Appennino offre una interessante varietà e ricchezza di prodotti tipici, tra i quali il tartufo è l’eccellenza assoluta. Presente nelle sue quattro specie principali (tartufo nero pregiato di Norcia, tartufo bianco, tartufo estivo e autunnale o “scorzone” e bianchetto) questo tubero è reperibile quasi tutto l’anno. Scomparse in parte le tartufaie naturali, sono notevolmente cresciute quelle coltivate. Lo sviluppo di queste culture ha fatto di Montefalcone il paese a più alta densità di tartufaie delle Marche. La specie maggiormente presente è il tartufo nero pregiato di Norcia. Questo fungo ipogeo, rotondeggiante nella forma e dal colore nero-bruno, ha un gradevole odore aromatico ed un sapore squisito che gli è valso l’appellativo di “tartufo nero dolce”.
Altro pregevole prodotto è la mela rosa dei Sibillini, frutto piccolo ed irregolare, di colore verdognolo con sfumature dal rosa al rosso violaceo, leggermente schiacciato e con un peduncolo cortissimo. Buone ma poco appariscenti, le mele rosa dei Sibillini, da sempre coltivate su questi monti, hanno rischiato di scomparire perché considerate dal mercato non più competitive con le mele moderne più grandi, regolari e dai colori brillanti. Da qualche anno sono ritornate in coltivazione, ed essendo mele rustiche, senza il ricorso a particolari trattamenti. Per questo e per la loro serbevolezza (hanno polpa soda, sapore acidulo e profumo intenso) richieste dai consumatori più attenti. Si conservano perfettamente senza l’utilizzo di frigoriferi da ottobre, mese della raccolta, fino ad aprile, diventando addirittura più buone. La mela rosa è presidio Slow Food. Nel bosco di Montefalcone sono inoltre presenti castagneti secolari. Vi si possono raccogliere piccoli marroni dal gusto molto intenso. Il sottobosco è ricco di funghi. Principalmente presenti sono il porcino, l’ovulo e la gallinella o galletto.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
IN MARCIA PER LA SOLIDARIETA' SAPORI D'AUTUNNO
CIRCUITO DELLA CUCINA DEL TARTUFO
Montefalcone anche nella pagina Facebook di AvventuraMarche
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Quello Scrigno Emerso dal Mare - 1^ Parte
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