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Eremo o Grorra di Soffiano (La Terra dei Fioretti di San Francesco)

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L'eremo di Soffiano dista poco meno di tre chilometri dal conto di San Liberato. Ivi giunti, attraverso strade e viottoli di montagna fianchegiati da tigli, ornelli, querce, aceri, lecci, ginepri e altra variegata stazione minore, vi troviamo sì e no posto per stare in piedi. Per dissetarsi, una minuscola vena d'acqua, la stessa di più di mille anni fa, gemica timidamente, per poi disperdersi fra le erbe e terpaia dell'orrido dirupo.L'incavo naturale della grotta, che si addentra per pochi metri nella roccia del monte Ragnolo, si staglia ad un quinto, circa, della misura metrica tra il fondo della valle dalla quale sovrasta per più di trecento metri con una verticalità variante tra il quinto e sesto grado e la vetta del Pizzo Meta, che le si eleva immediatamente di fronte e al di sopra di oltre i mille metri; misura, infatti, 1576 sul livello del mare. Sul fondo della valle, costituita da pareti rocciose, burroni e anfratti da fantasia dantesca, scorre il rio Terrò: è un fiumiciattolo stagionale che dalla grotta non si vede, ma si fa sentire per lo sciabordìo delle acque provenienti da una stretta gola ugualmente invisibile. Le acque, cadendo, creano, nella parte più alta e nascosta oltre la quale non si può andare una bianca e spumeggiante cascata che va ad alimentare il piccolo specchio d'acqua sottostante, e da qui parte il fiumiciattolo sopraddetto, ora visibile, nascosto tra i massi, ora completamente sotterraneo, per riapparire poi a qualche centinaio di metri a costituire il Tennàcola affluente del Tenna.

Per raggiungere il laghetto, dalla grotta bisogna tornare indietro, scendere a valle verso destra, attraversare campi, banchi di sabbia, di sassi e di pietre, fendere roveti e pruneti, salire e scendere enormi massi disuguali precipitati dall'alto nell'arco dei millenni, e rimasti lì immobili. Il turista gode la sensazione dell'esploratore che ha raggiunto e superato un luogo difficile e diverso da tutto il resto del mondo. Stretto da ogni parte da rocce, da sterpaglie, da piante contorte e rupestri, è rincuorato tuttavia dal sapore del verde e dei muschi, dal piacere del fresco e dallo spazio frastagliato del ciclo che si apre sopra il suo capo, e sembra tanto lontano. Ma è solo guardando verso il cielo che può avere l'idea del luogo dove è situato l'eremo; gli occorre, però, molto senso di orientamento e fantasia, perché non si vede, nascosto com'è nel groviglio degli alberi, oscillanti nella verticale della roccia e forse mai toccati dalle mani dell'uomo. L'eremo fu costruito nel 1101 ad interessamento di alcuni signori locali per venire incontro alle richieste di alcuni religiosi desiderosi di vivere vita eremitica "ad imitazione dei santi padri" e cioè, secondo le consuetudini dei monaci orientali. Estintosi questo gruppo di solitari, fu abitato dagli eremiti francescani. L'eremo dovette essere composto da alcune stanzette e da una minuscola chiesa.

Si pensi alle Carceri del Subasio, allo Speco di Narni, all'Eremo di Cortona, a Greccio, a Monteluco presso Spoleto; ma l'eremo di Soffiano era molto più solitario e rupestre. Da un lato la roccia costituiva la parete naturale e, appoggiati ad essa, vari muri creavano le piccole abitazioni. Il tetto, costituito dalla stessa roccia superiore che sporgeva in avanti, veniva completato a lastre di pietra. Il resto era legname di bosco rozzamente utilizzato. In al punti della roccia e nel muro rimasto, sono ancora visibili i fori quadrati ove appoggiavano le travi delle pavimentazioni. Alcuni scavi effettuati di recente hanno rivelato la presenza di tombe con alcune ossa e qualche oggetto di ben poco valore. Quello era il luogo della chiesetta, e quelle tombe furono certamente il luogo del riposo dei beati Umile e Liberato e, forse, anche di frate Simone d'Assisi. Un piccolo altare e una pietra con una croce evocano al visitatore la sacralità dei ricordi, mentre la ricostruzione parziale di alcune mura riportano la mente a quello che poteva essere il primitivo spazio abitativo. In questo ambiente, librati veramente tra cielo e terra, vissero i primi eremiti francescani, e questo da la misura della importanza storica e spirituale di questo luogo. Proprio qui avvennero i fatti descritti con tanta finezza letteraria e sensibilità spirituale nei capitoli 46° e 47° de I Fioretti, e che costituiscono i punti più importanti della nostra storia.

 

Fonte Informativa: Santuario di S. Liberato centro vitale della terra de "I Fioretti" - Padre Umberto Picciafuoco - Stampato nel 1987 

 

 

 

 VI INVITIAMO A VISITARE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DEL COMUNE DI SARNANO

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