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Un borgo dove il tempo si è fermato e da dove si gode di un suggestivo colpo d’occhio sulle colline e campagne circostanti, immersi nel silenzio. Posto sull'antica via che da Colbordolo porta a Urbino, il Castello di Montefabbri svetta solitario, protetto dalle sue mura che hanno contribuito a mantenere nel tempo gli antichi caratteri e un ritmo di vita scandito dalle stagioni. La sua struttura originaria, di stampo medievale, è completamente intatta come pur incontaminato è l’ambiente circostante, a tal punto da avere l’impressione che a Montefabbri il tempo si sia fermato. Ai visitatori sembra di fare un bel viaggio nel passato. Dal 2006 fa parte del club “I Borghi più Belli d’Italia” e nel 2008 è stato proclamato “Borgo dei Sogni” da parte della provincia di Pesaro e Urbino. Sorge su un colle posto a 319 metri s.l.m. a 14 chilometri da Urbino, 20 da Pesaro e 40 da Rimini . All'interno del borgo, dentro la cinta muraria del XII secolo, tante meraviglie... Sopra l’arco d'ingresso fa bella mostra di sé la Madonna del latte, in pietra arenaria del XV secolo. Ma la vera sorpresa è la Pieve di San Gaudenzio che conserva le più antiche opere decorative in stucco delle Marche, scagliole in bianco e nero del medesimo autore: paliotti, pannelli e lapidi risalenti alla fine del XVII secolo. La chiesa è ricca di marmi, ha una cripta del XII secolo dove sono custodite le spoglie di Santa Marcellina (patrona del borgo) e una quattrocentesca torre campanaria alta 25 m. Si racconta che sul catino del battistero, ricavato da un cippo marmoreo romano, sia stato battezzato il Beato Giansante Brancorsini di Montefabbri. Il castello vive la sua rinascita economico-sociale dalla metà del XVI secolo fino al 1744 con il conte del feudo, l’architetto civile e militare Francesco Paciotti e la sua famiglia.
Storia
Risalgono all’epoca romana i primi insediamenti umani nel territorio di Montefabbri, dei quali restano poche tracce perché furono completamente distrutti dalle frequenti e ripetute invasioni barbariche. La discesa dei Franchi e il successivo passaggio dei territori del centro Italia al dominio pontificio, coincisero con il sorgere delle pievi - presenza di comunità cristiane - e di nuovi insediamenti umani in luoghi più sicuri e facili da difendere; ancor meglio se sotto la protezione della Chiesa o di un signore locale. All’epoca, nella zona sul versante destro del fiume foglia era sorta la pieve di San Gaudenzio, che avrebbe poi dato origine al territorio di Montefabbri: a cavallo tra il primo e il secondo millennio, la scarsa popolazione presente nelle zone circostanti la pieve si dotò di strutture difensive a protezione dei propri abitati, posti in alto e in luoghi sicuri, divenuti via via veri e propri castelli con mura, fossati e ponti levatoi. Il nome Montefabbri compare per la prima volta nei documenti ufficiali il 2 dicembre 1216. La sua costruzione, appositamente progettata come lo dimostra il razionale assetto urbanistico, fu voluta dalla famiglia feudale dominante, per motivi di prestigio e di difesa, funzione che mantenne per qualche secolo pur in mancanza di torri o di più sofisticati sistemi di difesa.
Nel corso del XIII sec. le sorti del castello furono legate a quelle delle più potenti Urbino e Rimini, e delle famiglie ghibelline (Montefeltro) e guelfe (Malatesta) che guidavano le due città. Scomparsa la famiglia feudale dominante per circostanze sconosciute, in epoca rinascimentale Montefabbri fu sempre più legato alla città feltresca, di cui rappresenta un avamposto difensivo strategico lungo la strada verso il mare, ed era spesso teatro di cruente battaglie come vero e proprio territorio di frontiera tra romagna e pesarese. Nonostante le battaglie, le campagne mercenarie, l’alternanza di potere tra Montefeltro e Chiesa, all’inizio del ‘400 la vita della popolazione era accompagnata da discreta attività economica - artigianale e di scambio all’interno del castello, agricola nelle campagne circostanti dove erano sorti anche villaggi e case sparse - che si consolidò sul finire del secolo, beneficiando del buon momento urbinate sotto la guida di Federico da Montefeltro. La contemporanea realizzazione del Mulino Idraulico di Pontevecchio testimonia che, come gli altri castelli della zona, Montefabbri conobbe un lungo periodo di tranquillità in cui si intensificarono gli scambi e gli arrivi di maestranze e artigiani provenienti da altre zone italiane. Durante questo periodo un architetto civile e militare della scuola urbinate, allievo del Genga e noto in tutte le corti del tempo, Francesco Paciotti originario di Colbordolo per via paterna, acquistò svariate proprietà in Montefabbri che poi, nel 1578 fu ceduta in feudo dal duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere al Paciotti stesso, allora 57enne, che fu signore di Montefabbri fino alla morte (1591).
Dopo di lui, i suoi discendenti legarono il nome della famiglia Paciotti al feudo di Montefabbri per un lungo periodo (fino al 1744) durante il quale il ducato di Urbino passò alla Chiesa. Sotto i Paciotti nonostante le difficoltà e la carestia, si attivò una fabbrica di ceramiche, vennero avviati lavori di miglioramento della chiesa di San Gaudenzio, effettuati quelli di ampliamento del palazzo del signore, istituito un archivio, acquisito il mulino di Pontevecchio attraverso il quale venne dato un generale impulso all’economia e alle attività artigianali, soprattutto sotto il Conte Guidubaldo. Estinta la famiglia Paciotti Montefabbri fu riunito alla città di Urbino. La prima parte del XIX secolo, dove l’unica attività a carattere industriale è quella della locale fornace, è segnato anche da gravi fenomeni delittuosi e corruzione amministrativa insieme alla recrudescenza del banditismo, che ebbe in Terenzio Grossi un noto capobanda locale, incontrastato fino al 1862 quando fu ucciso e la sua banda catturata, dopo l’apertura di una caserma dei carabinieri a Montefabbri. Trascorsi i primi turbolenti e difficili anni di Regno d’Italia, tornata la normalità tra la popolazione attiva (per lo più braccianti, coloni e artigiani saltuariamente occupati), Montefabbri perse l’autonomia amministrativa come altre sedi comunali del pesarese: l’11 Aprile 1869 con Regio decreto fu definitivamente annesso al Comune di Colbordolo.
Porta d'Accesso
Dopo svariati utilizzi nel tempo, legati alle funzioni dell'ente pubblico, la porta d'accesso al borgo storico di Montefabbri viene definitivamente ristrutturata nel 2008 con un contributo provinciale legato al progetto “Centoborghi”. Gli interventi di restauro conservativo della porta con le sue opere lapidee e la costruzione di una scala esterna per un più agevole accesso al locale sovrastante, consentono oggi di utilizzarlo per incontri ed esposizioni.
MONTEFABBRI IL - "BORGO DEI SOGNI"
VISITA ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DEL COMUNE DI COLBORDOLO
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