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Risale al secolo XIV; ma la scoperta di vari frammenti in pietra decorata a intaglio (alcuni dei quali conservati in sacrestia; in particolare una statua in pietra e un altorilievo di evidente carattere religioso) lasciano supporre con certo fondamento che nello stesso luogo doveva preesistere un edificio di culto che, stando all'analisi di quelle sculture, dovrebbe assegnarsi all'VIII secolo. Era una chiesa ricca di altari e di notevoli pitture quattrocentesche, ma nel 1000 era divenuta così squallida e priva di suppellettili che in molti di quegli altari non si poteva nemmeno celebrare Messa. C'erano anche pareti instabili. Per incitamento dei vescovi e per la generosità dei fedeli la chiesa venne completamente restaurata, ripulita e rimessa in ordine. Dei vecchi altari ne furono conservati due; il maggiore con l'importante tavola dell'Assunzione dipinta da Camillo e Fabio Angelucci di Mevale (Camillus et Fabius Angelucci pictores Castri Mevalis hanc tabulam pincserunt ano domini 1584 die XV mensis juni) e la cappella della Madonna.
Nel 1915 la chiesa fu fatta nuovamente restaurare dal Cardinale Pietro Gasparri su disegno dell'Arch. Aristide Leonori. La facciata mostra un portale ogivale avanzato, sorretto da due colonnine, un rosone al centro, due finestre laterali a cuspide e una sequenza di arcatelle cieche che, in alto, sagomano la facciata costruita con pietra ricavata dalla valle di Ussita. Nell'interno, a una navata, entrando dall'ingresso principale, si può vedere, sulla destra, nella controfacciata un affresco che rappresenta Cristo in Croce tra la Vergine e San Venanzo di Camerino e la scritta Hoc opus f(ecit)f(ieri) Johannes Anguli Pauli 1470; accanto è un lacerto di affresco che mostra S. Sebastiano. Sulla stessa parete,a sinistra del portale di ingresso, un ulteriore affresco rappresenta la Madonna con il Bambino tra S. Sebastiano e S. Rocco anche questo del 1470. Sono attribuiti a Paolo da Visso. Il primo mostra caratteri rinascimentali mentre il terzo risente di influssi crivelliani. Un affresco con Crocefisso, S. Gerolamo e la Madonna con la scritta anno Domini MDLIII mensis octobris da attribuire a Camillo Angelucci da Mevale si trova all'estremo della medesima parete. Il Fonte battesimale, in pietra calcarea grigia lavorata, è dell'antica scuola dei pietraioli vissani e risale al 1390. E' incerta l'attribuzione della pittura col battesimo di Gesù.
Sull'arco e sulla parete sinistra del presbiterio restano altri affreschi abbastanza deteriorati attribuibili alla scuola umbro-marchigiana del '400. Sulla parete destra del presbiterio è un piccolo ciborio in marmo scolpito (del '400) dove figurano lo Spirito Santo e due angeli di eccellente fattura. La tavola dell'altare maggiore, dipinta nel 1584 da Camillo e Fabio Angelucci, rappresenta l’Assunzione in ciclo di Maria. La Vergine richiama alla niente la Madonna di Foligno di Raffaello; gli Apostoli, tra cui San Matteo, si collegano alla pittura di Giulio Romano. Si sentono nell'insieme gli echi della pittura romana del secolo, alla quale aveva attinto Gaspare Angelucci, capostipite della famiglia di artisti, il quale, si dice, avesse lavorato con Raffaello. E' notevole per gli intagli la cornice ornata da colonnine, capitelli corinzi e fregi dorati su fondo azzurro. La pittura appare come una delle migliori degli Angelucci per l'invenzione, il disegno i particolari e la morbidezza dei colori. A metà della chiesa, a sinistra, una cappella ricca di motivi ornamentali di stile trecentesco, eseguiti modernamente da padre Guido di Assisi, cappuccino nel convento di Visso.
La costruzione della cappella è legata a un sacrilegio con cui furono profanate le sacre specie nei 1890. In riparazione venne, appunto, costruita la cappella che, per sicurezza, fu munita dalle artistiche cancellate in ferro. In essa è un insigne crocefisso da assegnarsi, quanto alla croce, al '500, e al Cristo, al 700. Nella sacrestia si può vedere un frammento, forse di un pluteo, di pietra calcarea rosa che mostra ascendenza paleocristiana (secoli VII / IX), venuto alla luce durante la ricostruzione della cantoria. Vi si nota, in una scultura che mostra con una figurazione a basso rilievo di rudi fattezze, un alberello con la punta piegata dal peso di un uccellino e al centro un personaggio che tiene in mano, forse, un leggio. Accanto è una statua di circa ottanta centimetri di carattere certamente religioso, eseguita in maniera rozza probabilmente da uno scalpellino locale.
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