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informazioni
Tel. Comune 071 730301
Tel. Uff. IAT 071 7304018
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Una antica tradizione vuole che sia stata fondata con l'attiguo convento dei Minori dallo stesso San Francesco presente nel 1215 ad Ancona e Sirolo in occasione del suo viaggio in Oriente. Il Bollario Francescano ed altre fonti storiche indicano esistente questa chiesa nel 1292 e menzionano una lapide, ora irreperibile, un tempo visibile sul muro interno dell'edificio "a cornu epistolae" (cioè a destra) con questa epigrafe: + MCCXXX IIII ID VIII.
Probabilmente la data del 1230 si riferisce all'anno in cui furono completati i lavori della chiesa originaria. le fonti storiche affermano che la chiesa ed il convento di San Francesco di Camerano sono sorti sull'area già occupata da un più antico monastero di monache presumibilmente lo stesso che, sotto il titolo di Santa Maria e Sant'Agata Martire, è menzionato dal Codice Ravennate relativo alle concessioni enfiteutiche nella zona tra i secoli VII e X.
Attualmente all'interno della chiesa è conservata una lapide gotica con la seguente epigrafe: In nomine domini amen anno domini MCCCXXXI tempore domini Ioannis Papae XXII. Originariamente collocata sopra la porta dell'ex convento, questa iscrizione si riferisce molto probabilmente alla riedificazione del convento stesso sui resti del precedente monastero di Santa Agata. Da una antica pergamena rinvenuta sotto l'altare maggiore si conosce che il 14 luglio 1437 la chiesa fu consacrata dal Vescovo Pietro Giustiniani dell'Ordine dei Predicatori con il premesso di Mons. Giovanni Caffarelli Vescovo di Ancona. Nel 1759 la chiesa fu completamente ristrutturata su disegno dell'architetto Francesco Ciaraffoni e dell'edificio originario non rimase che il portale in pietra. Tra il 1763 ed il il 1769 fu ampliato il convento su disegno di fra Domenico Frezzini dei Minori di Ancona, assistito dai pdari Francesco Marchetti e Andrea Ottaviani. Il nuovo convento ebbe breve vita: chiuso durante l'occupazione francese, i suoi beni passarono al cosiddetto Appannaggio del Vicerè d'Italia Eugenio di Beauharnais e poi al Comune che utilizzò l'edificio come sua sede a partire dalla metà del XIX secolo.
Dopo la partenza dei frati Minori da Camerano, la chiesa di San Francesco continuò ad essere officiata, prima da due frati detti "Minimi" rimasti nel paese presso abitazioni private (padre Lucesole e padre Anzelotti) e poi dai sacerdoti della chiesa parrocchiale. Danneggiata dagli eventi bellici del 1944, la chiesa fu riaperta al culto, per interessamento dell'allora parroco Don Giulio Giacconi, il 29 agosto 1959. La cuspide che sovrasta il campanile fu aggiunta nel 1957 a cura del comm. Silvio Scandalli. Attualmente l'edificio, di proprietà del Comune, pur essendo saltuariamente officiato, è sede di periodiche manifestazioni culturali quali mostre e concerti. All'interno sono conservate opere di notevole interesse: Natività di E. Van Schayck del 1600, Sant'Antonio di Padova della scuola del Pomarancio del 1628, San Francesco di Marco Vannetti, Traslazione della S. Casa del Fasolilli, Crocifissione.
La chiesa è a pianta rettangolare con abside ellittica dietro l'altare maggiore, presenta quattro altari laterali, due su ciascuna navata. La volta è a botte e l'interno decorato con stucchi a scagliola, colonne sormontate da capitelli corinzii e motivi ornamentali tipici dello stile settecentesco.
Opere conservate all'interno della Chiesa di S. Francesco
Adorazione dei pastori
L'Adorazione dei pastori è opera dipinta a olio su tela da Ernst van Schayck (1567-1632), che la realizza nel 1600. Tra i personaggi della sacra rappresentazione descritti in abiti foggiati modernamente, emerge la figura di san Giuseppe, fortemente connotato dagli attrezzi di falegnameria riposti nella cesta in primo piano, che alluderebbero alla committenza di una locale confraternita formata da artigiani o all'identità di un donatore altrimenti ignoto. La centinatura della tela, restaurata dal pittore pesarese Antonio Lazzari nel 1794, risale all'epoca della generale ristrutturazione della Chiesa (1769).
Sant'Antonio
La tela centinata riporta in basso a sinistra l'anno di esecuzione (1628) e il nome della committente ritratta (Faustina Bravi). Rappresenta la Vergine Immacolata tra le figure simboliche della Trinità, i santi Agostino, Giovanni evangelista, Monica, Apollonia e Antonio di Padova al centro, nominato "avvocato perpetuo appiè S.D.N." dalla Comunità laicale mentre il paese era in preda alla peste, come riferisce la Platea della Chiesa Parrocchiale del 1769. Restaurata da Lazzari nel 1794, la pala d'altare è attribuita da Buglioni (1795) alla scuola di Pomarancio.
Traslazione della santa casa e santi
Nella pala d'altare, secondo espliciti intenti devozionali, l'autore spiega il tema della traslazione della Santa Casa di Loreto portata in volo dagli angeli tra sant'Anna e san Giuseppe e sovrastante i santi Nicola da Tolentino, Lucia, Francesco di Paola, Antonio abate, Apollonia, Biagio, Andrea Avellino sostenuto da un diacono e la figura isolata di sant'Emidio vescovo.
L'iscrizione apposta sulla tela "Franc[esc]o Fasolilli Pinse ed / inventò in Prossedi l'Anno 1769" colloca l'esecuzione dell'opera in relazione al completamento dei lavori di ristrutturazione della chiesa di San Francesco ad opera dell'architetto Francesco Maria Ciaraffoni.
San Francesco
La pala dell'Altare maggiore rappresenta l'estasi del santo titolare, Francesco d'Assisi, con a destra la figura di frate Leone.
L'esecuzione del dipinto è attribuita da Buglioni (1795) al pittore Marco Vannetti di Loreto, settecentesco discepolo di Maratti, di cui Ricci (1834) orienta l'attività nell'ambito della cultura artistica bolognese vicina a Cignani, definendo la tela "cignanesca': Il quadro, restaurato nel 1794 da Lazzari, è citato nell'Inventario del 1912.
Crocifissione
Il dipinto con la Crocifissione di Gesù, la Madonna, la Maddalena e santi è citato presente nella chiesa di San Francesco da Buglioni nel 1795. Si ignora il nome dell'autore, che andrebbe comunque ricercato nell'ambito della scuola romana del sec. XVIII. L'opera è compresa nell'Inventario del 1912; probabilmente nella attuale collocazione sostituisce la tela di Fasolilli rappresentante san Giuseppe da Copertino.
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