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informazioni
www.terredifrattula.it
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Castel Colonna è un piccolo centro della Provincia di Ancona situato ai confini della Provincia di Pesaro - Urbino, a ridosso delle colline che dividono le valli dei fiumi Nevola e Cesano. Il castello sorge su una piccola altura e vi si accede da un'unica porta. All'interno le piccole case e gli orti si affacciano su stradine lastricate di pietra. Dal camminamento di ronda si vedono le colline, le case sparse, i colori della campagna. Con il suo aspetto caratteristico di piccola fortezza a forma di nave, con le sue mura e la torre malatestiana, Castel Colonna testimonia una storia che si perde nella notte dei tempi. Questo piccolo comune, di poco più di mille abitanti, dista circa 10 km sia dal casello autostradale di Maretta - Mondolfo sia da quello di Senigallia. Il nome venne dedicato a Vittoria Colonna, Magnifica Domina, nipote di Papa Martino V e sposa di Carlo Malatesta, signore di Pesaro e Fossombrone. Dalla sommità dei versanti del territorio comunale lo sguardo si apre verso ovest sul Monte Nerone, sul Monte Catria e sui Monti Sibillini, a sud si perde sulle dorsali della valle jesina, mentre a est si affaccia sulla distesa del Mare Adriatico, mostrando il Monte Conero e in alcuni punti la bellezza delle città costiere che da Ancona si susseguono fino a Fano. I cipressi di cui è ricco il territorio si innalzano austeri nel crepuscolo, prima che il sole sorto sul mare tramonti dietro gli Appennini. "Una sosta in questo piccolo paese può offrire momenti di profonda quiete e rinnovare quella pace interiore che rappresenta un sentimento al di fuori del tempo."
CENNI STORICI
Castel Colonna si chiamava un tempo "Tomba di Senigallia", un nome che secondo l'opinione più accreditata, stava ad indicare il luogo che racchiudeva le abitazioni del signore e dei dipendenti, i depositi delle derrate e le stalle. Secondo altri, il termine "Tomba" si deve collegare alla terra che ricoprendo un sepolcro, forma una piccola altura. Altri ancora lo riferiscono alla posizione del luogo posto "in pendio ad uso delle tombe dei morti". Solo con il Regio Decreto emanato da Vittorio Emanuele III l'8 novembre 1921, il Comune chiude con parte del passato cambiando nome da Tomba in Castel Colonna. In assenza di testimonianze attendibili, sull'origine di Castel Colonna sono state formulate due ipotesi. La prima è che Tomba (antico nome del paese) sia stata fondata da alcuni profughi della città di Suasa, distrutta dai Goti nel 409 d.c. La seconda ipotesi è che tra il VI e il IX secolo alcuni monaci benedettini si siano fermati su queste colline per sottrarsi agli invasori barbari. I primi insediamenti risalgono almeno alla prima metà del Sec. XII; non pochi indizi collegano a Ripe e Monterado che sono "chiamati" nelle Carte di Fonte Avellana già dal 1152 e 1153. Inserita con altri centri della Marchia anconetana nello Stato della Chiesa cade, dal 1402, sotto il dominio di Pandolfo Malatesta al quale succede Carlo, sposo di Vittoria Colonna. Ulteriori Approfondimenti pagina Castelli.......
TERRITORIO - "FRATTULA"
L'intero territorio di Castel Colonna rientra a pieno titolo in quelle che sono chiamate "Terre di Frattula", denominazione questa usata per indicare quelle terre che si trovano nella Valle del Cesano, nella sponda destra dell'omonimo fiume, nel tratto che va da Santa Maria in Portuno (Madonna dei Piano) di Corinaldo alla collina di Montedoro di Senigallia, nei pressi della foce del Cesano, per tutto il versante che in vetta percorre parte del territorio di Scapezzano e Roncitelli di Senigallia, quasi tutto il territorio di Castel Colonna e Monterado, una porzione di Ripe fino a congiungersi di nuovo con Corinaldo nei pressi dell'incrocio che conduce a Castelleone di Suasa. La sua storia ha origini medioevali, quando i monaci di Fonte Avellana gestivano quelle terre cedutegli dalle ricche famiglie che temevano l'esproprio da parte dei barbari invasori. I monaci, a loro volta, le cedettero, sotto la loro direzione ai contadini - braccianti. Fu quella una esperienza importante per lo sviluppo della povera agricoltura del tempo. Infatti lo scrittore Prof. Manlio Brunetti, in uno dei suoi tanti libri, definisce il periodo e l'esperienza di Frattula (un paio di secoli circa) con il titolo "dove non fu medioevo". Dopo stagioni storiche buie e tempestose, le terre ritornarono sotto il dominio dello Stato, dei ricchi e della Chiesa e una parte consistente fu acquistata dagli imprenditori agricoli.
Grazie agli studiosi ed ai ricercatori storici dalle Carte di Fonte Avellana oggi conosciamo spunti e scritti molto interessanti su le "Terre di Frattula" che, in alcune carte, testimoniano lo sviluppo di questa zona, la creazione di nuove case, di torri e la forma innovativa della conduzione delle terre: la coltivazione di cereali, la piantumazione delle viti, degli olivi e delle querce; l'allevamento di animali (cavalli da lavoro) tra i quali il maiale che più di ogni altra specie è quello che ha conservato il suo antico legame al mondo rurale e all'alimentazione locale. Quindi, insieme ai contadini di allora, i Monaci Avellaniti introdussero novità colturali e forme di partecipazione nella conduzione delle terre (una specie di mezzadria sociale) veramente molto innovativa, quasi di ispirazione "cristiano-sociale". Oggi il fiore all'occhiello di quell'antica tradizione rurale delle "Terre di Frattula", basata sul principio del sano allevamento e di carni genuine, è il salame di Frattula insieme ad altre prelibatezze come pancetta, lonza, prosciutto, porchetta, olio e vino. Tutte queste produzioni agroalimentari ed artigianali sono ormai riconducibili alla valorizzazione del territorio, alla sua storia rurale, alla cultura, al turismo ed ai monumenti storici e religiosi. Ulteriori Approfondimenti www.terredifrattula.it
SALAME DI FRATTULA - "Disciplinare di Produzione del Suino di Frattula"
BANDIERA VERDE AGRICOLTURA
Prestigioso riconoscimento quello ottenuto dal Comune di Castel Colonna nell'anno 2009 premiato con l'assegnazione della Bandiera Verde Agricoltura. Un riconoscimento questo attraverso il quale si premiano aziende agricole, regioni, province, comuni, comunità montane e parchi che si sono particolarmente distinti nelle politiche di tutela dell'ambiente e del paesaggio anche a fini turistici, nell'uso razionale del suolo, nella valorizzazione dei prodotti tipici legati al territorio, nell'azione finalizzata a migliorare le condizioni di vita ed economiche degli operatori agricoli e più in generale dei cittadini. Il concorso-premio Bandiera Verde Agricoltura nasce nel 2003 su iniziativa di Marco Giardini, allora Presidente della Cia della Provincia di Ancona, assieme al prof. Franco Sotte dell'Associazione A. Bartola e al Preside della Facoltà di Agraria di Ancona, prof. Natale Frega e da premio regionale (Marche) nell'anno 2004-2005, diventa premio interregionale nell'anno 2006 e premio nazionale dal 2007.
Si tratta di un marchio di riconoscimento con il quale si premia la qualità e il rispetto dell'ambiente naturale. Il premio, che consiste nell'assegnazione di una bandiera verde con il marchio agricoltura, è suddiviso in varie sezioni: province, comuni, aziende agricole singole o associate, altri fuori concorso. I requisiti essenziali son la storia, le azioni svolte, i capitoli di spesa per gli enti locali e i piani di investimento per le imprese tesi a salvaguardia, a valorizzazione e promozione dell'agricoltura, dell'ambiente e della qualità e tipicità agricole ed enogastronomiche locali. Il marchio "Bandiera Verde Agricoltura" è costituito da uno stemma rettangolare di colore verde con al centro un logo di forma circolare raffigurante tre colline stilizzate sovrapposte, di cui la collina in alto di colore verde chiaro, la collina centrale di colore verde scuro, la collina in basso di colore marrone. Sovrastante il logo circolare è presente la dicitura "Bandiera Verde", sottostante il logo la dicitura "Agricoltura".
DA VEDERE
La Torre Malatestiana
La torre malatestiana, posta all'ingresso del castello, rappresenta senza dubbio il monumento più importante. Nel corso dei secoli essa ha subito varie modifiche: nel 1958 è stata oggetto di un profondo restauro che ha compreso l'erezione degli archi di sostegno per la strada di accesso al paese al di sotto dei quali veniva costruito il lavatoio pubblico. Nel 1975 un ulteriore restauro l'ha riportata alle originali architetture quattrocentesche. Viene ripristinata la merlatura guelfa a coda di rondine. I merli sono sorretti da "beccatelli a sporto" sopra i quali si aprono le "piombatoie o caditoie". Sotto l'arco, nel lato destro, è murata la targa marmorea con l'epigrafe dedicatoria di Vittoria Colonna.
La Targa Dedicata a Vittoria Colonna
La targa è caratterizzata da due fregi scolpiti posti ai lati; entrambi riportano al centro la "Rosa Malatestiana a quattro petali". Originariamente la targa era sormontata dagli stemmi dei Colonna e dei Malatesta.
Le Grotte Malatestiane
Castel Colonna è caratterizzata da numerosi sotterranei, in gran parte riempiti per la stabilità delle mura e delle case. Una parte di essi, ancora esistente, è stata utilizzata per costruire il rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale.
La Chiesa Parrocchiale
Probabilmente di epoca roveresca, la struttura architettonica della chiesa parrocchiale e del suo campanile si identifica con quella dei castelli dell'antico ducato di Urbino. Oggi dedicata a San Mauro Abate e a Santa Marina, protettori di Castel Colonna, originariamente era devota al SS Sacramento. Nel 1920 vennero messi in opera importanti lavori di ampliamento: la chiesa venne allungata inglobando parte della sagrestia e vennero aggiunte le due strette navate laterali. Tra le opere d'arte conservate al suo interno ricordiamo il quadro della Madonna col Bambino risalente con molta probabilità al XVIII secolo, attribuibile al pittore Gaetano Lapis da Cagli, e il Crocifisso ligneo. Quest'ultimo rappresenta una scultura pregevolmente intagliata, fatta risalire al periodo tra XVI e XVI.
ENOGASTRONOMIA E PRODOTTI TIPICI
Luogo dai sani costumi, Castel Colonna è terra ricolma di mille varianti senza per questo perdere l'unità: l'impulso che spinge una enologia ormai pienamente cosciente di sé, una coltura dell'oliva che proviene da antica sapienza, un mondo biologico che qui da il meglio di se stesso e che è il risultato di uno spirito innovativo e insieme di un ritorno alla terra. E come fiore all'occhiello di questa antica tradizione rurale:la porchetta e il "salame di Frattula", prelibatezze che ricordano sapori ormai dimenticati.
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