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“Bello e Buono”: due valori riconducibili ad una sola parola greca “Kalos”.
Gli antichi Greci credevano giustamente che il bello e buono, almeno in senso morale, fossero due facce della stessa moneta.
Purtroppo il bello e il buono sono due valori disattesi dal nostro tempo, poiché oggi l’uomo “buono” è considerato “fesso” e il “bello” è la perenne “utopia” dei sognatori.
Alla cultura dell'usa e getta, cioè la cultura odierna, è “buono” quello che ci interessa; se poi ciò che a noi è utile va a scapito del nostro prossimo, è una preoccupazione non nostra. Può anche diventare uno strumento di difesa come di attacco. Nessuno, però, esporrà con sincerità e chiarezza che questa concezione materialistica è parte integrante del nostro vivere e convivere, anche se la quotidianità dei nostri comportamenti lo manifesta ampiamente.
Il “bello” non è bello perché esteticamente godibile in se stesso come una vera opera d'arte, come un tramonto di una serata d'estate o come un campo di grano biondeggiante di messi appena accarezzate dal vento. No, no! L'opera è bella perché produce consensi, comunicazione per stringere affari, per accumulare quattrini (una bella donna si abbina ad un prodotto non per fare ammirare la bellezza femminile, che pure è evidente, ma perché attraverso l'attrazione sessuale viene proposto un richiamo per fare acquistare un qualsiasi prodotto; un campo biondeggiante sarà bello solo se si potrà vendere utilmente il prodotto; un tramonto sarà godibile perché in quel pomeriggio si è concluso positivamente un affare o si sono incontrate persone attratte emotivamente).
È necessario tornare al bello bello e al buono buono; cioè il “bello” è tale se è esteticamente godibile, se produce in me emozioni, se risveglia quel 5% di “buono” che è in ogni uomo, nel suo DNA.
Hanno ragione gli antichi Greci: il “bello” e il “buono” sono due aspetti della stessa realtà.
Padre Giancarlo Mandolini
(La Marca Francescana - La Terra dei Fioretti di San Francesco)
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