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informazioni
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Costruita probabilmente al termine del 1100 (forse in onore della nascita di Federico II, avvenuta nella città di Jesi) per secoli la Rocca di Fiumesino (com’era chiamata un tempo) rappresentò un importante presidio militare sulla costa adriatica, in zona strategica, alla foce di un fiume navigabile (Esino). Come tale fu continuamente contesa tra Ancona e Jesi, costituendo per l’una la difesa del confine settentrionale, per l’altra il baluardo dello sbocco sul mare. Nel 1757 la Chiesa cedette in enfiteusi il castello – che nel frattempo aveva assunto il nome di Rocca Priora – e le terre limitrofe al Marchese Francesco Trionfi, potente mercante di Ancona.
Egli non solo cambiò fisionomia e funzione della Rocca, rendendola villa signorile (sono di questo periodo la torre dell’orologio e la cappella, attribuite alla scuola Vanvitelliana), ma bonificò la pianura paludosa circostante, trasformandola in ubertosa campagna e creando la “Tenuta delle Pojole”. Dopo il passaggio di Napoleone e di Gioacchino Murat (che, col suo esiguo esercito, pernottò nel castello), per tutto l'ottocento Rocca Priora visse travagliate vicende, legate alla transizione da un’aristocrazia decadente alla fervida imprenditorialità borghese. Nel 1826 i discendenti del Marchese Trionfi furono costretti a chiedere la recessione dall’enfiteusi a causa dell’aumento di tasse e balzelli, reintrodotti con la Restaurazione.
A essi subentrò il marchese Brancadoro, morto nel 1846, come ricorda la scritta sulla lapide nella cappella della Rocca, dove è sepolto. Non avendo discendenti diretti, la proprietà passò ai suoi nipoti, che affidarono la gestione della tenuta a Vittorio Dubini. In seguito divennero proprietari prima i marchesi Antici, poi i Cenci Bolognetti (principi di Vicovaro). La conduzione aziendale rimase però sempre nelle mani della famiglia Dubini, almeno fino al 1911, quando passò a Irino Cameranesi, che restò sulla breccia, come fattore, fino agli anni ‘60. Dopo Porta Pia, alla morte del principe di Vicovaro, sua moglie vendette tutto a un certo Canestrari di Macerata, il quale, assieme a molti altri, fallì poco prima del 1929.
Nel 1927 tenuta e castello (ormai diroccato) furono acquistati da Alfredo Baldoni, originario di San Ginesio (MC), che rappresenta il capostipite della “dinastia” degli attuali proprietari. Sposato con Sofia Baebler, svizzera il cui padre era immigrato in Italia insieme al futuro editore Hoepli, egli fu medico illustre ed esercitò a Brescia, dove nacquero i tre figli: Berta, Remigio e Inda. Numerose sono state le novità introdotte dalla famiglia Baldoni nell’assetto della tenuta: l'agricoltura era, infatti, la passione di Remigio fin dalla prima giovinezza. Diventerà Professore universitario emerito di agraria e curerà sempre l’azienda di Rocca Priora con uno spirito innovativo, con intuizioni rivoluzionarie che sperimentò proprio nei campi attorno al castello.
Nonostante che la Rocca ne abbia visto di tutti i colori durante la seconda guerra mondiale (mitragliate, bombardamenti e continue occupazioni delle truppe di passaggi tedeschi prima, polacchi e inglesi poi), in seguito alle cure del Prof. Baldoni il castello ha ritrovato lo splendore che aveva raggiunto nel settecento. Lo spirito, però, è stato molto diverso dalle passate trasformazioni: niente aggiunte o demolizioni, ma solo “restauro conservativo”, manutenzione costante per non lasciare deteriorare dal tempo, dalle intemperie e dai terremoti (assai numerosi dagli anni ‘20 a oggi) un bene che va trasmesso ai posteri.
Dopo la morte del Prof. Remigio Baldoni, nel 1994, gelosi custodi delle tradizioni del castello di Rocca Priora sono, oggi: la moglie, Maria Luisa Farinetti, e i figli: Daniela, Claudia, Cristina e Guido, che gestisce l’azienda agraria. Secondo una tradizione introdotta nel dopoguerra, Rocca Priora, almeno nelle sue parti esterne, è sempre aperta al pubblico. I giardini del castello sono liberamente visitabili, il portale e la corte fanno da fondale alle foto di molti matrimoni e tante sono le manifestazioni artistiche e culturali che si svolgono nella corte della Rocca.
Fonti bibliografiche
L’AZIENDA OGGI
La “Azienda Agraria di Rocca Priora” è una Società Semplice tra i fratelli Baldoni, svolgente esclusiva attività agricola (coltivazioni erbacee, allevamento e vendita diretta). In accordo con le direttive UE, essa gestisce beni (terreni, macchine, ecc.), di vari proprietari, prevalentemente dei soci stessi, mediante contratti d’affitto. Il personale è costituito da 3 impiegati, 8 salariati fissi e una decina d’avventizi. S’impiegano ca. 27.000 h di manodopera all’anno; un carico notevole, giustificato dalle numerose attività.
L’azienda è costituita da un unico corpo di 222 ha, con 181 ha di superficie agricola utilizzabile. I terreni sono pianeggianti, fertili e totalmente irrigui, anche grazie a 4 km di condotte sotterranee. Gli appezzanti sono accuratamente sistemati ed è presente una fitta rete di canali (ca. 13 km) che richiedono una continua, onerosa, manutenzione. Senza di questa, l’intera vallata andrebbe soggetta ad inondazioni e ritornerebbe paludosa, com’era sino al diciottesimo secolo.
Gli immobili comprendono 12 case coloniche, prevalentemente abitate da dipendenti, una stalla per vacche da latte, recentemente ristrutturata, 3 stalle per bovini da carne, 3 porcilaie, 1.000 m2 di capannoni e 9.000 m3 di fienili. La dotazione di mezzi meccanici è elevata. Vi sono una trentina di trattici, due mietitrebbiatrici, 5 irrigatori “rotoloni”, 1 camion rimorchio, ecc. Il fatturato aziendale è di circa un milione di €, quasi equamente distribuito fra prodotti delle colture e dell’allevamento.
L’attività si basa, infatti, su un equilibrio fra settore agricolo e zootecnico, con prodotti colturali (es. mais, medica) che vengono reimpiegati nella stalla e viceversa (es. letame e liquami sparsi sui campi). Si ottiene così un riciclo, che richiede assai pochi apporti esterni all’agroecosistema. Quest’autosufficienza facilita grandemente la tracciabilità, requisito fondamentale per assicurare la salubrità e l’alta qualità degli alimenti in vendita nello spaccio aziendale (filiera corta e certificata).
L’azienda ha quindi alquanto ampliato le proprie attività, per stare al passo con la politica comunitaria. Dagli scopi prettamente produttivi di una volta, per soddisfare un’Italia affamata, si è gradualmente passati a ruoli di conservazione del territorio (parte dell’azienda è destinata a maggese incolto e a bosco) e di tutela alimentare dei consumatori (nello spaccio si vendono solo prodotti locali, tracciabili e continuamente controllati dall’AUSL).
Con l’attuale globalizzazione, le prospettive dell’agricoltura italiana non sono rosee; speriamo che l’intera collettività europea sappia riconoscere l’importanza delle nuove funzioni del settore primario!
L’ALLEVAMENTO
In azienda vi è un allevamento di vacche che producono 780 t annue di latte di “Alta Qualità”, parte del quale viene venduto nello spaccio o usato nella caseificazione aziendale. L’allevamento è ufficialmente indenne da brucellosi e tubercolosi, rispetta i dettami sul benessere animale e il disciplinare “Qm; Qualità garantita Regione Marche”. Vi sono 210 vacche frisone o frisone x bruno alpino (85 in produzione) di alte prestazioni (10 t/capo anno di latte col 3,3% di grasso) e 120 vitelloni all’ingrasso, la maggior parte nati in azienda, alcuni acquistati, appena svezzati, dalla Stalla Sociale di Serra dei Conti (AN).
La nostra stalla è a stabulazione libera su cuccette e la mungitrice meccanica è dotata di un sistema di lavaggio all’avanguardia. Sono ingrassati anche un centinaio di suini, acquistati appena svezzati da scrofaie locali, prevalentemente nutrititi col siero della caseificazione e tutti destinati alla vendita diretta. L’alimentazione zootecnica è basata sul mais (silomais e pastone di granella) e sul fieno di medica, prodotti in azienda. Come integratori si usano mangimi certificati OGM-free, acquistati da una singola ditta, seria ed affidabile.
I prodotti aziendali sono dunque privi di qualsiasi organismo modificato geneticamente, come impone il disciplinare Qm. I reflui delle stalle sono riciclati per la fertirrigazione dei campi. La superficie aziendale atta a riceverli è più che sufficiente a permetterne uno smaltimento sicuro. Il carico di azoto (115 kg/ha) è infatti inferiore ai 120 kg/ha stabiliti come soglia di pericolosità per l’inquinamento da nitrati in zone vulnerabili.
LE COLTIVAZIONI
Le colture sono solo erbacee. Per la politica comunitaria, l’intensità colturale, che era peculiare della nostra azienda, si è molto ridotta. Oggi si pratica il set-aside, lasciando incolti 18 ha, e si è aderito al PSR Marche, svolgendo un’ “Agricoltura a basso impatto ambientale” e rimboschendo 2 ha con piante autoctone. Si coltivan grano duro (80 ha), gran parte da seme, mais (78 ha), barbabietola (32 ha), pisello (25 ha) e borlotto (18 ha) da surgelato. 18 ha sono occupati da prati di erba medica e 5-6 ha sono destinati a bietole e a cavoli da seme.
Nella scelta colturale grande importanza ha avuto l’aumento del costo della manodopera (oggi pari a 14 €/h). A causa di ciò si sono dovute abbandonare le orticole, tra cui il cavolfiore, tradizionale vanto aziendale. Un’orticoltura su piccola scala (ca.1 ha) è stata ripresa da poco per avere prodotti freschi, sicuramente genuini, da vendere nello spaccio aziendale.
LO SPACCIO AZIENDALE
Oggi un’elevata produttività agricola è malvista dall’Unione Europea per via delle eccedenze alimentari; i prezzi dei prodotti calano e il reddito dell’agricoltore va in fumo. In questo scenario, un’azienda produttiva come la nostra aveva solo due opzioni:
Semplicemente i prodotti della nostra attività. Non possiamo dichiarare che essi siano migliori di altri (in fondo, dipende dai gusti!). Quello che possiamo attestare con certezza è che: I PRODOTTI IN VENDITA SONO TUTTI GENUINI, RINTRACCIABILI E SCRUPOLOSAMENTE CONTROLLATI .
In effetti:
Queste certezze, insieme a prezzi contenuti, permessi dallo scavalcamento di vari intermediari, rappresentano il reale valore aggiunto della nostra attività di vendita, con benefici sia per i consumatori sia per l’azienda. La nuova attività si va a collocare nell’ambito della valorizzazione del territorio, inteso anche come cultura e tradizioni locali, che riveste, per noi, un’importanza fondamentale. Con essa riteniamo di svolgere, in modo sostenibile, quella multifunzionalità che oggi è sempre più richiesta all’impresa agricola italiana.
CONSULTARE ANCHE LA PAGINA PRESENTAZIONE DELL'AZIENDA AGRICOLA DI ROCCA PRIORA E PUNTO VENDITA PRODOTTI:
Castello di Rocca Priora anche nella pagina Facebook di AvventuraMarche
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