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Polittico Carlo Crivelli (1468) e Centro Studi Carlo Crivelli

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Il Polittico

II polittico di Massa Fermana, prima opera documentata di Carlo Crivelli nelle Marche, presenta "in nuce" peculiarità strutturali, morfologiche e semantiche che diverranno delle costanti nell'evoluzione artistica del pittore. In bilico tra passato e presente, tra conservatori­smo e modernità, Carlo costruisce un grande apparato iconico secondo la tradizione tardo gotica proponendo alla devozione dei fedeli una teoria di Santi isolati ciascuno nel fondo oro del pannello attorno al fulcro della composizione costituito dalla Madonna in trono col Bambino. La predilezione dell'artista per l'arcaica struttura del polittico fu probabilmente dettata dal gusto dei committenti, i conti Azzolino di Fermo che esercitavano lo iuspatronato - ereditato dai Brunforte - sulla chiesa per il cui altare l'opera fu realizzata. Da una lettura stilistica, invero, emerge la padronanza dei mezzi espressivi propri del linguag­gio rinascimentale. Le figure sono plasticamente modellate, diverse le soluzioni spaziali: dall'aurea dimensione metafisica dei pannelli centrali si passa agli spazi naturali e architetto­nici costruiti secondo evidenti intelaiature prospettiche nella predella e nella cimasa. Palpabili sono gli echi del vivace ambiente umanistico padovano dominato da figure carismatiche come Donatello, Mantegna e lo stravagante Squarcione, nella cui bottega Carlo conobbe artisti ferraresi, toscani, dalmati che diedero poi vita a quello che Pietro Zampetti ha definito "Rinascimento adriatico". L'articolato schema figurativo si presta a diverse interpretazioni iconografiche, tutte conver­genti a tracciare l'immagine di un artista imbevuto della cultura teologica del suo tempo e consapevole delle antiche tradizioni. In posizione preminente compaiono i due santi titolari della chiesa, il diacono Lorenzo e papa Silvestro; alle estremità, su un austero piano roccioso, i due predicatori S. Giovanni Battista e S. Francesco che riceve le stigmate.

 

L'ispirazione francescana, forte nell'opera, è attribuibile ad una particolare devozione della committenza; le fonti, infatti, ci tramandano una lunga frequentazione tra gli Azzolino e l'ordine francescano. L'esistenza di un convento di francescani riformati proprio a Massa Fermana motiva la presenza di S. Francesco nel polittico e l'ipotesi interpretativa avanzata da Gioia Mori che individua nell'opera una presa di posizione a favore della tesi mistica sulla divinità del sangue di Cristo professata da S. Giacomo della Marca. In contrasto con la tesi domenicana, il predicatore, presente nella nativa Monteprandone e forse a Massa Fermana proprio negli anni in cui la disputa fu più accesa (1462-1471), sosteneva che il sangue di Cristo scindendosi dal corpo durante la Passione perdeva la sua divinità, per poi riacquisirla con la Resur­rezione. Significativa in tal senso è l'immagine del sarcofago raffigurato sia nel Cristo in Pietà che nella Resurrezione. Benché sia tipologicamente il medesimo si nota la diversità del colore della pietra: nel primo caso, grigia striata dalle lacrime di Maria; nel secondo, colorata di rosso, bagnata dal sangue di Cristo e carica di un preciso significato eucaristico. Di fatto la metamorfosi del colore, di derivazione bizantina e diffusa nei dipinti Veneti del XV e XVI secolo, potrebbe anche essere un retaggio culturale che Carlo portò dalla città lagunare.Molto singolare e difficilmente attribuibile ad una svista è l'inver­sione della sequenza logica e temporale con cui sono rappresentati gli eventi della Passione nella predella: la Flagellazione, infatti, segue la Crocefissione. Trattandosi di un'unica tavola dipinta si può escludere un errore nell'assemblaggio delle formelle e il problema pertanto resta aperto.

 

 

Centro Studi Carlo crivelli

Dai bagliori di antichi tesori, testimonianza di un passato culturalmente fervido, scaturisce la nascita del Centro Studi "Carlo Crivelli" a Mas­sa Fermana, nel luogo in cui nel Quattrocento hanno preso forma preziosi capolavori custodi­ti nella chiesa parrocchiale: il Polittico di Carlo Crivelli e la tavola di Vittore Crivelli, documenti significativi all'interno del corpus dei due ma­estri veneziani che hanno trovato nelle Mar­che una patria d'elezione. Il polittico di Massa Fermarla, firmato e datato 1468, realizzato su probabile commissione del conte Troilo Azzolino, costituisce l'esordio artistico di Carlo nella regione, compendia le esperienze padovane e dalmate e, nello stesso tempo, contiene a livello embrionale le peculiarità della sua cifra stilisti­ca che rientra in quella che Zampetti ha definito "Cultura adriatica". La Madonna della Cintola, dipinta circa un ventennio più tardi da Vittore per la Confraternita della Concezione, finemen­te istoriata e originale nella soluzione icono­grafica, è stato uno dei punti di forza della mostra di Sarnano del 2011 "Da Venezia alle Marche. Vittore Crivel­li e i maestri del Rinascimento nell'Appennino" dove è stata esposta. La presenza di que­ste due opere, sfuggite al mercato antiquario e ad un crudele destino di dispersione, motiva e avvalora la costituzione a Massa Fermana del Centro Studi "Carlo Crivelli", patrocinato dalla Provincia di Fermo e finanziato dalla legge 75, con l'intento di valorizzare la figura e la produ­zione di Carlo e Vittore Crivelli e dei Crivelleschi, di essere un punto di riferimento per studiosi e ap­passionati, un'occasione per molti di avvicinarsi all'arte e riscoprire il patrimonio storico-artistico del territorio. Oltre alla raccolta e catalogaziene del materiale documentario, bibliografico ed ico­nografico esistente, si prevedono attività di ricer­ca, promozione, fruizione didattico-laboratoriale delle opere, convegni, mostre.

Fonte: Maria Di Chiara (Direttrice del Centro Studi)

 

(Particolari Polittico)

 

 

 

 

  VI INVITIAMO A VISITARE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DEL COMUNE DI MASSA FERMANA

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