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Sulle origini di Grottazzolina le opinioni sono discordi, ma probabilmente, come suggeriva già nel '800 il Brancadoro, la fondazione fu farfense: le terre di "Crypta" e "Montebello" appaiono infatti citate nel "Chronicon farfense" di Gregorio da Catino tra i possessi dell'abbazia. Il nome di Grottazzolina appare citato nella forma "Gructa Aczolini" per la prima volta in una concessione di terre del 1021 ad Azzio figlio di Aczone e nel successivo passaggio di proprietà del 1062 con la citazione di Montebello e Crypta come località distinte entro l'ambito castellano. Piergallina sottolineò tale circostanza a sostegno della presenza, appunto in località Crypta, oggi detta S. Giovanni, di un ipotetico santuario di Cupra, la dea il cui nome significherebbe (come voleva il filologo del primo ottocento Masdeu) Signora delle Grotte, dalla quale appunto deriverebbero Cripta / Grotta / Grottazzolina.
Il centro attuale comunque non sembra aver precedenti in età antica, la sua notorietà archeologica è legata invece alla necropoli picena di Piane di Tenna, che è stata per decenni il complesso guida dell'orizzonte arcaico nel Piceno. Presenze archeologiche precedenti all'età del Ferro, suggerite da alcune selci rinvenute nel terreno rimaneggiato della tomba XII di quella necropoli sono state ora confermate dall'Università di Pisa che ha identificato industria litica di epoca imprecisata in diverse località e ossidiana, probabilmente neolitica, in loc. Le Conche e a Canale Girala. Per il resto l'elemento più antico è un' ascia in bronzo della Prima età del ferro, tra IX e Vili secolo a.C., dai terreni Rogante, trovata isolata nel 1954, probabilmente nella zona a sud degli scavi editi, dove appunto continuavano i lavori di cava e dove alla fine del luglio 1953 si era scavato la tomba 1/1953, che secondo un articoletto del Giornale d'Italia (4.8.1953) aveva per corredo un rasoio e una fibula di ferro non altrimenti documentati.
La necropoli picena era stata individuata nel 1948 in loc. Piane di Tenna nei terreni Rogante dove si era aperta una cava di ghiaia e i lavori procedettero a più mani fino al 1953 seguendone l'avanzata. Le prime 9 tombe segnalate e recuperate dall'ispettore onorario Piergallina e poi dal Gentili fino al 1949, vennero edite da quest'ultimo senza planimetrie. Le successive, scavate per lo più col controllo della Soprintendenza, vennero edite nel 1960 dail'Annibaldi che pubblicò una pianta degli scavi, ma non le planimetrie delle singole tombe. Questa edizione, divenuta uno dei cardini della cronologia picena, contiene però alcuni evidenti errori di orientamento e scambi di tombe che tradiscono una ricapitolazione poco accurata del corso di lavori, d'altronde difficili da ricostruire ad anni di distanza viste le diverse conduzioni, l'accavallarsi delle numerazioni parziali e la difficoltà di collegare piante parziali non in scala. In base alla revisione dei dati d'archivio presentata in questa mostra risulta che il nucleo delle tombe picene più ricche, sia negli scavi Annibaldi, che negli scavi Gentili, si debbono considerare sostanzialmente come un gruppo continuo progressivamente allargatosi da SSO verso NNE, cui vanno forse ricollegati anche i resti della prima età del ferro citati prima, posizionati a Sud del complesso principale di età arcaica, che potrebbero segnalare un più antico gruppo di tombe.
La necropoli viene comunque considerata sostanzialmente arcaica (VI sec. a.C.) anche se alcuni elementi, come l'elmo, i morsi e l'olpe della tomba XX e la staffa di carro della XIX rimandano almeno alla fine del VII secolo a.C., mentre i materiali noti più recenti sono le fibule Certosa (fine VI sec. a.C.) delle tombe 2 e 3. Distrutti durante l'ultima guerra molti dei corredi della vicina, ricchissima necropoli di Belmonte, di cui Grottazzolina era probabilmente una tributaria, quest'ultima resta uno dei complessi più rilevanti dell'ascolano, sia per mettere a punto la cronologia che per studiare la struttura sociale e parentale dei Piceni, che proprio nel sepolcreto di Grottazzolina ci appaiono organizzati secondo criteri rigidamente genealogici. I reperti trovati, tra i più caratteristici della produzione picena, compaiono in diversi studi specialistici e in una breve sintesi proposta recentemente da Naso, ma non sono mai stati pubblicati integralmente e si avverte la necessità di una riedizione completa della necropoli. Da Grottazzolina provengono alcuni dei vasi più caratteristici della produzione picena e, tra i materiali più significativi, elmi a calotta tipo Montegiorgio e Vetulonia, un curioso spadone a lingua da carpa ora interpretato come picca da caccia, grandi fibule a staffa revoluta con arco trapezoidale e ambra, esclusive dell'interland di Belmonte, due lamine sbalzate "riutilizzate" come fascia interna di una ciambella ornamentale nella tomba XIX di lavorazione corinzia o magno greca, un aryballos etrusco corinzio, una figurina femminile in avorio vestita di lungo chitone trovata sporadica nel 1953. Particolarmente interessanti sono anche gli elementi di ruota in ferro che conservano significativi resti del corpo ligneo da cui è possibile dedurre alcune particolarità di costruzione dei carri piceni.
Nella zona di Piane di Tenna la presenza di tombe romane sparse tra quelle picene appare, dalle testimonianze locali e secondo il Piergallina, molto più consistente di quanto sia documentato, ma non valutabile. La prima notizia di tombe romane nel territorio comunale compare in un manoscritto del 1762: due tombe a tegoloni, a inumazione, con lucerna a disco e monete in bronzo e argento con leggenda ROMA vennero trovate nei terreni dell'estensore anonimo nel 1782. Un successivo rinvenimento del 1779 è citato nella medesima fonte verso Fermo, oltre S Marcelle, nei terreni del contadino Giuseppe Biondi dove "nel finale pendio della strada" si trovò un sepolcro con "più medaglie, catenelle, ampolle di vetro e vasettini di rame...vendute ... per pochi vili bajocchi". Al bivio detto Fontigliana spesso si rinvenivano tombe del medesimo tipo e tegole quadrate da 3 palmi riutilizzate nei camini e ai pozzi. Secondo il Piergallina che aveva battuto il territorio alla fine degli anni '40, tombe romane di età repubblicana e imperiale abbondavano quasi dappertutto e i due più importanti giacimenti erano "dietro l'attuale cimitero in proprietà Romanelli e nel fondo parrocchiale presso le scuole Val di Tenna". Nelle ricerche che avevano condotto all'identificazione della necropoli picena d'altronde, aveva trovato "ruderi, embrici e ossami umani di età repubblicana e imperiale" "in loc. Montebello, Castellette, Campo Sportivo e Stazione identificando a Montebello tombe romane e, altrove, tombe picene.
Anche durante gli scavi della necropoli picena si trovarono due tombe a tegoloni, la X e la XI, quest'ultima secondo Piergallina con il corpo in posizione "incuba" cioè a bocca sotto e nel 1953 due tombe a incinerazione. I rinvenimenti oggi documentati si concentrano però a Montebello, S. Filomena e nei dintorni di San Marcelle. Qui, in loc. Passo di Colle, rimangono scarsi resti di muratura romana in opera cementizia, distrutti in un ampliamento stradale, e un grosso dolio in frantumi con coperchio e grappe: probabili resti di insediamenti rurali presso cui si rinvennero pure alcune tombe. A Montebello è segnalata una cisterna od un "horreum" in opera cementizia inglobato in una casa colonica in proprietà Papiri poi Valori e, nei pressi, in proprietà Pieragostini (1979), altri probabili resti di tombe. Recentemente l'Università di Pisa, che per un progetto di ricerca ha già investigato la metà orientale del Comune, ha segnalato una quantità di micro presenze di lunga durata a partire dall'età romana repubblicana, individuando un'altra probabile cisterna in loc. S. Filomena. Tutte le presenze sembrano riferibili a grandi "ville rustiche", latifondi con fattorie ubicate sulle sommità collinari, come quelle identificate anche nei comuni limitrofi in direzione di Fermo. Unico resto monumentale trovato a Grottazzolina è un leone marmoreo -proprietà della famiglia Biondi e attualmente conservato nel Palazzo Vinci di Fermo- recentemente pubblicato da C. Maurizi che lo attribuisce alla zona di Montegiorgio. Il leone però negli anni '50 era issato sul tetto di una casupola in loc. Passo di Colle dove era sempre stato a memoria d'uomo e dunque proverrà più verosimilmente dalle vicinanze. La scultura anzi, che forse ornava un monumento funerario, potrebbe essere più o meno direttamente collegata al ritrovamento settecentesco di tombe romane nei terreni Biondi a S.Marcelle e non contraddice la vocazione eminentemente agricola di questa zona dell' "ager firmanus", attestata da tutti gli altri resti di età romana.
"Generazioni di Piceni - Piceni In Immagini"
Perchè i giovani, in particolare, possano godere di uno straordinario strumento di studio, sulle origini storiche del loro territorio, dal 2004, grazie alla collaborazione tra la allora Amministrazione Comunale, la Spraintendenza ai Beni Archeologici delle Marche, e la Provincia di Ascoli Piceno, è possibile presso la biblioteca comunale, consultare la Mostra: "Generazioni di Piceni - Piceni in Immagini", raccolta frutto di un prezioso lavoro di ricerca, approfondimento e sistemazione scientifica delle conoscenze sulla necropoli di Grottazzolina. Di seguito alcune immagini del prezioso lavoro di raccolta informativa.....
VI INVITIAMO A VISITARE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DI GROTTAZZOLINA
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