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Taiko Wado - Japanese Percussion Group

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CHI SIAMO

TAIKO WA DO è un gruppo di percussioni tradizionali giapponesi, prodotto di un lungo cammino preparatorio attuato in seno alla Accademia ADAO di Montegiorgio. L’ Accademia, specializzata nello studio delle Arti Marziali antiche, ha voluto così complementare la ricerca dell’ armonia nel gesto marziale. Il Direttore tecnico Loris Salvalaggio, 6° Dan di Ju Jutsu ha ottenuto così un nuovo sistema per comunicare la filosofia dell’ arte giapponese dalla quale nascono tradizioni che a volte sembrano parossistiche, ma che in realtà hanno una tale carica spirituale ed emotiva da coinvolgere chiunque vi si avvicini. I TAIKO WA DO quindi non sono altro che dei marzialisti che, oltre al normale programma proposto dalla Accademia si sono impegnati per anni nello studio del tamburo giapponese. Uno studio non facile per la complessità del suono e del gesto che lo accompagna, il quale necessita di una energia e una resistenza non comune, viste le dimensioni dei tamburi. Considerando che un colpo medio non può avere un impatto sulla pelle di bisonte inferiore ai 30 kili (che diventano 70 nell’ O TAIKO il grande tamburo delle feste) e che la durata è mediamente di 300 colpi, significa affrontare con le braccia in accordo con le gambe un peso di almeno 90 quintali minimo per brano. Queste difficoltà, insieme alla difficile reperibilità degli strumenti ed i costi davvero elevati, non hanno impedito comunquel’ avverarsi di un bel sogno: un gruppo Taiko qui in Italia.

Questa Scuola voluta fortemente da Loris Salvalaggio ma spinta anche dall’ Assessorato alla Cultura e Sport, è destinata a diventare un potente riferimento per tutti gli appassionati del territorio nazionale nonchè una realtà, fiore all’occhiello del Fermano. Considerando la formazione spirituale e fisica del gruppo, è facile intuire che ogni spettacolo dei TAIKO WA DO, gode di inserti che fanno rivivere le tradizioni guerriere del Giappone antico: duelli con il Katana (spada giapponese), aggraziate coreografie con il Tessen (ventaglio da guerra in acciaio affilato), danza della Geisha e alcune cerimonie antiche. Lo Spettacolo si apre così sia a livello fisico quanto a livello spirituale, non cadendo mai sulla violenza ne sulla banalità. Il gruppo è formato da 8 elementi che possono arrivare a 15 e ognuno di loro è in grado di esibirsi quanto al tamburo quanto in una qualsiasi figura marziale. Alcuni di questi inoltre hanno frequentato un triennio di scuola di recitazione che permette l’ ottimizzazione delle scene di Teatro NO (teatro tradizionale giapponese) che arricchiscono lo Spettacolo. Tutti i costumi sono rigorosamente originali come pure armi ed attrezzi utilizzati e niente à stato trascurato affinché poter esibire al pubblico 90 minuti di intense emozioni, come dimostra la grande affluenza di pubblico ad ogni uscita del gruppo ed il grande consenso che sempre ne deriva.

 

ORIGINI DEL TAIKO

Le origini storiche del taiko sono molto confuse, si pensa che si d’origine indiana e seguendo le orme del Buddismo, dalla Cina e dalla Corea, giunse fino in Giappone intorno al 600 d.C. In antichi sutra e murali buddisti troviamo raffigurazioni di tamburi simili al taiko; alcuni dipinti del medioevo raffigurano tamburi intorno alla testa del dio del tuono e il ritrovamento, nei pressi di Gunma, di una statuetta d’argilla del sesto - settimo secolo, mostra un suonatore con un tamburo portato appeso alla spalla che batte il tamburo sia con una bacchetta sia col palmo della mano come usavano fare i coreani. Interessante è la leggenda legata al taiko che sottolinea come questo abbia radice proprio nel più profondo e antico significato spirituale nipponico.  

La dea Amaterasu, stanca delle gesta del fratello Susanò, oltrepassò la porta del cielo e richiudendola dietro di sé lascio il mondo nel buio totale. Una piccola e giovane dea Amenouzume, incitata anche dagli altri dei, rovesciò una botte di sakè, vi salì a piedi scalzie iniziò una danza sempre più frenetica, vivace, potente. I suoi piedi battevano sempre più forte e la danza diventava sempre più sensuale, sembrava posseduta, tanto che anche gli altri dei iniziarono a danzare e battere i piedi, la piccola dea aveva coinvolto tutti in un festare gioioso ed erotico; abbassò la fascia che portava sul petto fino ai genitali (ancora oggi si usa una fascia che cinge la testa nei moderni Taiko ensamble)e la festa divenne un’esplosione di suoni fino al punto che Amaterasu, incuriosita di tanto frastuono decise di aprire la porta del cielo. Quando vide tutta quella gioia decise di tornare fra gli dei e quindi di ridare la luce al mondo.  

Il taiko dà gioia, calma la collera, dà luce al mondo ed è il cuore della vita che regola e scandisce ogni istante del nostro esistere. Non a caso il taiko esprime i bit del cuore o multipli e sottomultipli dei suoi battiti. Il taiko ha così , da sempre, accompagnato tutti gli aspetti della vita quotidiana: in battaglia per dare ordini o avvertimenti o spaventare gli avversari e per incitare le truppe dove il battitore era ritenuto responsabile dell’esito della battaglia; nelle preghiere shinto dove il taiko faceva arrivare la sua voce fino ai Kami, era la voce di Budda nelle preghiere buddiste, era addirittura lo strumento che permetteva di calcolare le distanze da un villaggio ad un altro con il suo potente rimbombo e spesso con il suo suono primordiale, il primo suono che l’essere umano ha udito cioè il cuore, veniva usato per addormentare i bambini. Terminato il periodo delle guerre fra Clan ,dopo la lunga notte dei samurai, il taiko fu compagno inseparabile delle feste di corte definendo così un particolare stile di esecuzione Gagaku che ritroviamo nel moderno taiko ensamble.  

 


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