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Nell'Aprile 1864 il canonico Bernardo Pasqualini commissionava all'architetto fermano Giovanni Battista Carducci la facciata della Chiesa prepositurale di Montedinove dedicata a S. Lorenzo levita e martire, a compimento di un'opera che era stata progettata e iniziata ben settantotto anni prima dall'architetto ticinese Pietro Maggi. Purtroppo i lavori di completamento non ebbero mai principio, così che il recente ritrovamento dei disegni del progetto del Carducci nell'archivio della chiesa stessa si rivela interessante per una valutazione più compiuta di un momento già di per sé molto importante. Il 17 settembre 1786 veniva benedetta la prima pietra dell'attuale Chiesa di S. Lorenzo in Montedinove, i cui lavori ebbero inizio il giorno successivo e terminarono il 1° novembre 1797. Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati all'architetto Pietro Maggi, che nell'impianto strutturale interno è rimasto fedele a quel rigore e a quella linearità che caratterizzano la maggior parte delle sue opere. Nel registro dei conti del canonico montedinovese don Giovanni Alberti sono annotate tutte le notizie amministrative riguardanti i lavori, alla cui supervisione il canonico era stato delegato, e sono allegati tutti i contratti di pagamento sottofirmati dai maestri costruttori e artigiani che vi presero parte. In epoca più recente (1912) il parroco don Giacomo Agasucci ha redatto un inventario molto preciso e dettagliato della Chiesa di S. Lorenzo e ha fornito insieme una descrizione della precedente chiesa, demolita per ricostruirvi l'attuale. Di tale chiesa non si conoscono le origini, ma è stata fatta l'ipotesi che anch'essa fosse sorta sulla base di un'altra preesistente, poiché lungo le mura esterne dell'odierno edificio, per un tratto di circa dieci metri di lunghezza, si possono ancora scorgere le tracce di una primitiva costruzione a pietra, eretta probabilmente in un periodo contemporaneo alla nascita e allo sviluppo della rocca medioevale da cui poi si è formato il Comune di Montedinove. Secondo quanto afferma Agasucci, l'odierna chiesa ad una navata risulta essere più stretta di almeno due metri rispetto alla precedente, che aveva invece due navate, mentre ha mantenuto lo stesso assetto a pianta longitudinale con l'abside rivolta ad est.
Apprezzato e ammirato al suo tempo, il Maggi risulta oggi sconosciuto ai più; solo grazie al lavoro di recupero dello studioso Enzo Tavoletti e alla tesi di Laurea dell'architetto Osvaldo De Fabiis si può ricucire la trama del suo operato. Il Maggi nacque nel Canton Ticino nel 1756 e insieme al padre Carlo, anch'egli architetto, arrivò a Montedinove prima del 1776; sposatosi con una montedinovese decise di rimanere, facendosi stimare per il suo lavoro che portò avanti fino alla morte, sopravvenuta mentre dirigeva i lavori della Chiesa Matrice di Colonnella nel 1817. Ritenuto, anche fuori del paese, architetto di grande abilità e competenza, la sua consulenza era richiesta per tutta la Bassa Marca, dove oggi si ammirano opere come la Colleggiata e l'Ospedale di Offida, la Chiesa delle suore marcucciane ad Ascoli, la risistemazione della piazzetta con la Chiesa e il Teatro dell'Arancio a Grottammare, le Chiese di S. Vittoria, Petritoli, Gualdo di Fermo, Colonnella, Castignano, per non citare che alcuni degli innumerevoli lavori che portano la sua firma. Secondo il De Fabiis, la Chiesa di S. Lorenzo di Montedinove rimane uno dei suoi capolavori, sia per la pulizia e l'essenzialità degli elementi strutturali, che per l'eleganza delle decorazioni per le quali il Maggi si avvalse di maestranze appositamente chiamate dalla Svizzera. Il colonnato con scanalature a vista, ornato da finissimi capitelli corinzi in stucco bianco, la cui perfezione scultorea non ha pari nella zona, si deve al ticinese Domenico Fontana, come è attestato dal registro dell'Alberti. Scorrendo tale registro si nota chiaramente come al seguito del Maggi lavorassero numerose maestranze specializzate, venute dal suo paese di origine, il Canton Ticino. L'affluenza di artisti del nord nello Stato Pontificio era divenuto corrente sin dal Quattrocento, poiché il papato assicurava, più che altrove, un'opportunità di lavoro continua e ben remunerata. Con la crisi della Chiesa, tale afflusso ebbe termine e probabilmente il Maggi con i suoi collaboratori è uno degli ultimi rappresentanti di questa particolare immigrazione di artisti.
Secondo quanto tramandato oralmente, la pregevole fattura degli interni di S. Lorenzo suscitò l'interesse dell'architetto montaltese Giuseppe Sacconi, che copiò e studiò gli stucchi per trame ispirazione. Lo conferma l'Agasucci nel già citato inventario, dove scrive: «È bello, è bello»: questa esclamazione più volte risuonò sul labbro dell'immortale Conte Sacconi Giuseppe il quale ogni volta che dal suo casino, sito nella parte dell'Aso, in territorio di Montedinove, si portava in paese non mancava mai di visitare il maestoso tempio, ed ammirarne la bellezza. Il grande architetto, prima di disegnare la Chiesa di S. Francesco in Force, non ebbe vergogna di farne misurare l'altezza, la larghezza e lunghezza. Parlando di questo tempio più volte asserì che valeva più una colonna della Chiesa di S. Lorenzo in Montedinove, che la Cattedrale di Montalto, che è molto bella!!...». Nello studio del Sacconi lavorò per un certo periodo Alessandro Tamanti, architetto e ingegnere, nativo di Petrioli ma che visse a Rotella tra il 1870 e il 1952, del quale esistono degli studi di trabeazione corinzia, copia perfetta dei capitelli di S. Lorenzo, soprattutto nella particolarità, notata dal De Fabiis, della trama fine delle foglie di acanto che sembrano trasformarsi in foglioline di olivo. L'importanza data all'ornamentazione testimonia la discendenza barocca del Maggi, che ha dato il meglio del suo estro decorativo nei lavori di Montedinove e Petritoli. Al di là di questa episodica esuberanza esornativa, è indiscutibile la linea prettamente classicheggiante del suo stile, probabilmente dovuta allo studio delle opere dei grandi maestri settecenteschi romani, che ebbe modo di conoscere durante il suo soggiorno giovanile nella capitale. La Chiesa di S. Lorenzo, nella semplicità dei suoi elementi, mette a nudo questa tendenza e porta il Maggi lungo la strada verso il Neoclassicismo, con una originalità d'impronta che ha saputo tener presente la realtà e la tradizione in cui veniva ad inserirsi. Il valore di questo architetto, il più grande tra i minori del suo periodo, è da riscoprire. Interessa molti Comuni piceni. Ci auguriamo che i l'Arch. De Fabiis, autore di un eccezionale lavoro di tesi universitaria con lode, che per altro è in attesa di stampa, voglia essere presente con qualche suo scritto sulla nostra rivista. -N.D.R.-
Fonte Informativa - Archeo Piceno (Laura Monaldi) a cura delle sedi Archeoclub di:
CONSULTARE ANCHE PAGINA PRESENTAZIONE COMUNE MONTEDINOVE
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