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Eremo di Monte Giove (Camaldolesi Ordine San Benedetto)

  • via Strada Comunale di Montegiove 90
  • prov PU
  • città Fano
  • tel 0721 864090
  • fax 0721 868588
  • sito www.eremomontegiove.it

informazioni


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Si ringrazia Eremo di Monte Giove (Camaldolesi Ordine San Benedetto) per la collaborazione.

 



La storia dell’Eremo di Monte Giove inizia molto tempo prima della sua vera e propria fondazione avvenuta nel 1608. Nel 1511 il Cardinale Gabriele Gabrielli istituisce suoi eredi universali il fratello Andrea e i nipoti. Tra questi c’è Galeazzo, al quale lascia anche due luoghi molto importanti per la storia di Fano: il terreno su cui oggi sorge l’Eremo di Monte Giove e il Priorato di S.Salvatore, dove poi verrà edificata la chiesa e il convento di S.Maria Nova. L’altro nipote Pietro eredita, tra l’altro, la piccola chiesa di S.Maria del Riposo, che ben presto dona alla giovane congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona, di cui il fratello Galeazzo è uno dei superiori.

La chiesetta è il primo insediamento degli eremiti di S.Romualdo e viene chiamata dei “Piattelletti” perché il pavimento è formato da piccoli piattelli di ceramica. Però questa piccola sede non è luogo idoneo agli eremiti, i quali perciò pensano alla collina di Monte Giove. Nell’agosto del 1608 gli eremiti decidono in proposito e danno inizio ai lavori, sostenuti economicamente da molte famiglie nobili fanesi oltre che dal Comune di Fano. La costruzione è ultimata nel 1627 e subito abitata dalla comunità eremitica. La primitiva chiesa, consacrata nel 1631, viene completamente abbattuta a causa del cedimento del terreno. La ricostruzione è affidata all’Arch. Gian Franco Bonamici, di scuola vanvitelliana. La nuova chiesa è costruita, arretrata rispetto alla prima, dove sorgeva la grande cella che, solitaria, guardava verso est. La sua dedicazione avviene nel 1760.

In seguito alle traversie del tempo napoleonico, nel 1797 si giunge all’abbandono dell’Eremo da parte dei Camaldolesi di Monte Corona e il luogo espropriato diviene oggetto di grossi affari da parte di privati. Nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone e la Pace di Vienna, l’Eremo ritorna ai Coronesi. Nel 1861 il governo Sabaudo sopprime gli ordini religiosi e gli eremiti sono costretti ad abbandonare Monte Giove. Alcuni di essi rimangono come laici affittuari del Comune di Fano divenuto il Proprietario. Nel 1902, non rinnovando il contratto d’affitto, i Coronesi rimasti decidono di abbandonare l’Eremo e non vi faranno più ritorno. Nel 1924 Don Timoteo Chimenti, Priore Generale della Congregazione dei Monaci Eremiti Camaldolesi di Toscana, risponde alla decisione del Comune di Fano che pone in vendita l’Eremo, e tratta l’acquisto.

Dopo i vasti lavori di restauro, il 13 aprile 1925 l’Eremo accoglie nuovamente i Figli di S.Benedetto e S.Romualdo e la storia monastica di Monte Giove riprende il cammino con la nuova Congregazione presente. Lungo tale cammino prende l’avvio, nel 1987, anche l’Associazione Itinerari e Incontri. E’ un tempo lungo, vent’anni, quello che ora  ne  ricorda la nascita. Un viaggio che non ha avuto arresti e non avrà fine perché non ci sono luoghi da conquistare, ma territori culturali e spirituali da visitare; territori che appartengono all’interiorità di ognuno. Mentre al viandante interessa l’andare, Itinerari e Incontri ha cercato di sostare in zone di frontiera dialogando con le varie culture, le tradizioni e le fedi.

Ciò è avvenuto grazie alla felice idea di Dom Benedetto Calati, Priore Generale della Congregazione Benedettina Camaldolese, che nel 1987 concepì Monte Giove come spazio di ricerca della sapienza umana, un luogo di riflessione e approfondimento sui problemi dell’uomo, una sorta, quindi, di laboratorio dove potersi incontrare e discutere senza alcun pregiudizio, preclusione ideologica o altro. Si è così potuto realizzare un confronto molto serrato tra il pensiero, la radicalità laica e l’esperienza monastica forte, propria dei Camaldolesi che continuando nella loro storica vocazione di comunità aperta alle novità dello spirito e al dialogo con la contemporaneità, hanno investito la loro ricchezza di sapienza, sensibilità e competenze intellettuali.

Si sono, così, affrontate vaste, complesse questioni. Alcuni dei problemi cui Itinerari e Incontri ha dato ascolto in questi anni, si sono diffusi socialmente. Il Centro Studi non ha mai voluto organizzare dei convegni tipici di quella convegnistica nazionale del mordi e fuggi, dove gli accademici recitano il ruolo di primi attori, ma degli “strani incontri” fra persone interessate a un reciproco ascolto; a nessuno importa  convertire, importa piuttosto sapere, conoscere le strade altrui. Da qui la presenza, come si coglie dalla Mostra, di personalità tra le più rappresentative del pensiero laico e di quello religioso cattolico e non, che hanno lasciato il segno della loro presenza all’Eremo, misurandosi con le grandi questioni della politica, della storia contemporanea , dei percorsi ultimi della filosofia e della teologia, della lettura incarnata della Scrittura giudaico-cristiana. Attraverso le problematiche di cui sopra è possibile ricostruire le tensioni politico-sociali, la vitalità dei rapporti tra società civile e politica, la profondità dei processi avvenuti.

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