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Castelraimondo

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CASTELRAIMONDO …. un pò di storia!  

Castelraimondo (abitanti 4.900 circa, altitudine m. 307 s.l.m.), cittadina della Provincia di Macerata, è situata quasi a conclusione dell'Alta Valle del fiume Potenza, in un ambiente naturale piuttosto gradevole, costituito da una serie di rilievi collinari, che terminano con la quinta montana preappenninica formata dai Monti Primo, Gemmo e di Crispiero. Ad annunciarla da lontano è il Cassero, torre medievale in origine merlata e alta 37 metri, vestigia di un passato illustre e suggestivo. La presenza dell'uomo nella zona è certificata da reperti archeologici del Mesolitico o Neolitico e d'origine romana, ma solo nei secoli del Basso Medioevo si hanno i primi documenti storici che attestano l'esistenza dell'Ospedale di Rotabella e della chiesa di San Bartolomeo, citati con certezza sin dal 1290.

Lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra Matelica, San Severino e Camerino, hanno favorito la fondazione del Castello di Raimondo, in un'area particolarmente interessante per il controllo dei traffici e delle popolazioni. Aspetti geografici favorevoli, la presenza dell'antico diverticolo della Flaminia e del fiume Potenza hanno incentivato la possibilità di sviluppo del primo nucleo castellano. La data presumibile di costruzione del centro fortificato è compresa tra il 1311 e il 1318: Raimondo di Attone di Aspello (Francia), legato di papa Clemente V e Rettore della Marca, concede al capitano del Popolo e al signore di Camerino, Berardo di Gentile, la facoltà di edificare il "Castrum Raymundi" in prossimità del piano scaturito dalla confluenza del rio Lapidoso con il fiume Potenza. Il nucleo originario, strutturato con doppio fossato (1318), cinto da possenti mura e con ben undici torrioni, è senz'altro opera di grande ingegneria militare.

Scontri intestini per tutto il Rinascimento, terremoti tra il '700 e l'800 e risanamento edilizio dei primi decenni del '900 hanno cancellato l'intero impianto urbanistico. Sono scomparse la chiesa di San Bartolomeo e la cappella della Maestà; restano tuttora parti di mura castellane, la costruzione principale trasformata nel corso dei secoli in casa parrocchiale e la torre detta del Cassero, che è diventata il simbolo di Castelraimondo, lo stemma ufficiale della comunità prima e del Comune moderno. L'antica chiesa parrocchiale di San Biagio, contemporanea al castello, ma censita solo a partire dal 1330, come soggetta alla Pieve di San Zenone di Gagliole, assume sul finire del '500 le funzioni plebane per l'amministrazione del battesimo. L'edificio è stato più volte rimaneggiato: una ristrutturazione è sicuramente avvenuta nel '700; a causa dei danni riscontrati nel terremoto del 1799, è ampliata con la costruzione dell'attuale facciata, risalente al 1802. Il disastroso incendio del 1906 ha portato a una quasi completa ricostruzione sia delle strutture portanti, sia dell'ornato interno e della variazione degli altari, privati delle opere d'arte originarie.

Una torre del complesso fortificato, in epoca imprecisata, è stata trasformata in campanile, sul quale oltre alla campana civica risulta posizionato, nella seconda metà del '600, l'orologio della comunità. Lo sviluppo del paese fino all'800 è rimasto pressoché invariato, tuttavia il massimo ampliamento si è verificato nei quartieri del Borgo e delle Aie; a partire dai primi anni del '900 grande attenzione è stata rivolta all'espansione verso Camerino, con la realizzazione del Corso principale, delimitato da pregevoli edifici in stile Liberty, in parte purtroppo sostituiti. Attualmente la cittadina ha trovato nelle attività artigianali e industriali ulteriore incentivo per la crescita, ma insieme alle frazioni presenti sul territorio, ricche di storia, d'arte e di cultura, ha saputo mantenere vivo quel rapporto tra passato e futuro, tra tradizione e modernità.

 

IL CASSERO    

Il Cassero, torre di avvistamento avanzata del sistema dell'intagliata, linea di torri, fossati e muraglioni fatti edificare dalla signoria dei Da Varano a difesa della città di Camerino, per un tratto di 12 km da Pioraco fino a Torre Beregna, durante le guerre con i paesi vicini di Matelica e San Severino. Il Cassero di Castelraimondo, che tutt'ora domina sul territorio marchigiano, è ciò che resta di quella che doveva essere stata una bella fortificazione costruita nel Trecento. La torre, merlata ed alta più di 35 metri, era inserita in una costruzione fortificata di cui oggi restano poche vestigia: tratti di mura di cinta ora inglobati nella chiesa parrocchiale. La torre è divenuta invece la Chiesa del campanile di San Biagio.    

 

LOCALITA' E FRAZIONI DA VISITARE  

Brondoleto 

L'abitato conserva ancora l'assetto della villa medievale, citata sin dal 1272. Nel nucleo centrale, a m. 399 s.l.m., persiste il complesso ecclesiastico di San Lorenzo, il cui interno presenta un ricco apparato decorativo e una pala d'altare raffigurante la Vergine con Bambino, San Lorenzo Martire e San Giovanni Battista; interessante nel quadro è la rappresentazione dei committenti con abiti seicenteschi. Di fronte alla chiesa, la Villa dei Conti Barboni del XIX secolo è circondata da un gradevole parco.    

Corneto

Nella Villa di Corneto, a m. 431 s.l.m., distrutta dai Sanseverinati nel 1272 e censita in un catasto camerinese del secolo XIII, è ubicata la romanica chiesa di San Pietro, con tracce di affreschi realizzati dopo il 1585. La facciata a capanna, con conci squadrati di pietra locale, ha un esile campanile a vela, la cui campana è custodita nel Museo Diocesano di Camerino. 

Seano 

La Villa di Seano, posta a m. 408 s.l.m., distrutta nel 1272 nella lotta tra Camerinesi e Sanseverinati, conserva la trecentesca chiesa di San Pietro e la quattrocentesca chiesa di Sant'Anna, all'interno della quale un gruppo ligneo del '600 raffigura Sant'Anna e Madonna bambina. L'ambiente circostante, con strade ricche di querce secolari, è preferito per escursioni e passeggiate all'aria aperta.    

Sant' Angelo

Alle falde del Monte di Castel Santa Maria, a m. 549 s.l.m., sorge la frazione di Sant'Angelo, la cui origine longobarda è testimoniata dal relitto di toponimi quale "vallis castalde" e dalla Chiesa di San Michele Arcangelo, che contiene un altare in marmo policromo e un organo a canne "Fedeli" del 1782, entrambi provenienti dalla distrutta chiesa di Sant'Angelo di Camerino.    

Castel Santa Maria

Il nucleo fortificato, posto a m. 539 s.l.m., di notevole interesse storico, ambientale e paesistico, è citato sin dal 1212. I Signori del castello nel 1263 procedono alla vendita del castello, dei suoi gironi, della torre e del palazzo medievale al Comune di Matelica. L'impronta urbanistica risulta praticamente intatta e certificata da molti edifici con archi ogivali e da notevoli porzioni di mura di cinta e di torrioni. La chiesa di Santa Maria Assunta conserva una ricca pinacoteca, costituita da una tavola di Giovanni Boccati del 1463, raffigurante la "Incoronazione della Vergine" e Santi Sebastiano e Venanzio di Camerino, da altri dipinti su tela riproducenti i Santi della tradizione locale, Caterina d'Alessandria, Carlo Borromeo, Maria in Via, da una statua lignea policroma di San Sebastiano del 1585 e da un fonte battesimale del cinque-seicento. La facciata della chiesa evidenzia resti di archi a sesto acuto dell'originaria struttura medievale. Di grandi dimensioni è l'antico palazzo "comunale", recentemente restaurato, sede nei secoli passati della Comunanza dei Massari del castello. Nelle vicinanze dell'abitato, altre località quali Marzolari, Vasconi, Valle Conca e Monte Gemmo sono interessanti dal punto di vista paesaggistico e ambientale.    

Rustano

La Villa di Rustano sorge su di un colle a m. 371 s.l.m., posizione che evidenzia, nonostante si tratti di un insediamento medievale aperto, una concreta volontà difensiva, paragonabile a quella di un "castrum". La chiesa di San Martino è menzionata sin dal 1198, sottoposta al Monastero di Sant'Angelo infra Ostia di Santa Anatolia. Dal 1272-1299 le citazioni della villa e della chiesa si susseguono con frequenza e denotano la rilevanza dell'abitato, ricordato anche nel 1356 nella "Descriptio Marchiae Anconitanae" del tempo del cardinale Egidio Albornoz. L'interno della chiesa è caratterizzato da un ornato barocco con un altare del 1686, corredato da una pala del 1585 raffigurante la Crocefissione con Madonna, San Martino di Tours e la Maddalena. Gli altari laterali contengono altre due tele rispettivamente con la Madonna del Rosario, San Domenico, Santa Caterina e i quindici misteri, la Deposizione con la Madonna e i Santi Francesco, Giuseppe e Bartolomeo.        

Collina

La frazione di Collina è collocata, a m. 463 s.l.m., a ridosso della strada provinciale di Crispiero. Scomparsa è la chiesa di Sant'Elena, citata sin dal 1103, soggetta al Monastero di San Michele Arcangelo di Domora di San Severino. L'attuale edificio di culto, dedicato a Santa Maria Assunta, è menzionato dal 1603 e contiene un bell'altare barocco con tela raffigurante la Vergine Assunta, Sant'Ansovino e San Venanzio di Camerino.      

Torricella

Superata la località di Collina, a m. 516 s.l.m., si incontra la contrada di Torricella, antico nucleo la cui origine deriva dalla presenza in loco di una piccola torre. Non è più rintracciabile la chiesa di Santo Stefano, soggetta dal 1171 alla Pieve di San Zenone di Gagliole. In via di dispersione sono i resti della chiesa di Sant'Ansovino del 1701, edificata probabilmente per tramandare la memoria dell'eremita e Vescovo di Camerino, Sant'Ansovino, penitente nel secolo IX proprio in questo contesto.    

Crispiero

Di origine romana, l'insediamento di Crispiero, a m. 610 s.l.m., ha subito notevoli trasformazioni notevoli e un probabile trasferimento della sua ubicazione. Nel 1171, è ricordata la chiesa di Santa Barbara, dipendente dalla Pieve di San Zenone di Gagliole. Nel 1272 compare il nucleo fortificato del castello e delle cosiddette Torrette di Crispiero, allora dette Rocca di Fanula o Castello di Guardia, strutture dismesse nel 1306. Il Castello dopo un breve periodo di permanenza sotto l'autorità della città di San Severino, è passato sotto l'egida di Camerino, che destina diversi castellani atti alla sua custodia e alla protezione. In sequenza, tre sono le chiese dedicate a Santa Barbara nel corso dei secoli.

La prima, parrocchiale e prepositurale, posta fuori del castello, è scomparsa tra il '700 e l'800; la seconda, posta all'interno del circuito murato, è caduta con il fortissimo terremoto del 1799, mentre la terza, l'attuale parrocchiale, è frutto di una recente costruzione ottocentesca e conserva notevoli testimonianze artistiche: tele dei secoli XVII- XIX, raffiguranti una Madonna del Rosario e Santi, il Martirio di Santa Barbara e Sant'Antonio da Padova, un organo a canne di Francesco Santilli da Caldarola del 1843-44, una croce astile in lamina d'argento e d'oro del 1457. Poco fuori le mura, esiste la chiesa di San Martino, contenente una statua lignea policroma della Madonna "Auxilium Christianorum", realizzata da qualificate maestranze camerinesi nel '400. La scomparsa Torre di Beregna del 1381 e le Torrette di Crispiero del 1272, in posizione particolarmente panoramica, impervia e suggestiva, dominavano e dominano tuttora il territorio circostante a difesa della città di Camerino.

 

LUOGHI DI CULTO

Chiesa San Biagio      

La Chiesa di San Biagio era situata all’interno delle mura castellane di Castelraimondo, edificata a ridosso e sopra le mura stesse, inglobando nel corso dei secoli anche parte delle torri. Il castello, denominato di “Raimondo” (con molta probabilità in omaggio al Rettore Generale della Marca Anconitana dello stato Pontificio - al tempo di papa Clemente V -, Raimondo di Attone da Aspello, che consentì alla Città di Camerino ed ai nobili Manno de Labranca , capitano del popolo camerinese, e Berardo di Gentile da Varano il permesso di edificare castelli nel loro territorio per difendersi da Sanseverino Marche, Matelica e Fabriano) fu edificato negli anni 1311-1318, quale caposaldo difensivo del territorio della Città di Camerino, posto in prossimità della confluenza del torrente Lapidoso con il fiume Potenza. Ulteriori Approfondimenti Luoghi di Culto.....

 

Chiesa Sacra Famiglia

Il Sacro edificio ha una struttura tutta particolare. Le due travi a forma di “V” portanti il tetto, poggiano su tre grandi plinti e sul campanile aperto mostrano le tre campane in verticale. Nell’ala di ingresso, la struttura presenta una grande Sacra Famiglia con un festone ornamentale, una grande vetrata posta all’atrio su cui si aprono un portone in lastre di ferro e due porte in legno che immettono nel sacro luogo. Ampia è l’unica navata con abside sopraelevato con altare, ambone e sede. Su una parete è allineata la Via Crucis e a destra, cinto da un muretto, è situato il onte battesimale. A sinistra dell’entrata, segregata da una grande vetrata, è la “Cappella jemalis” in cui è conservata l’Eucarestia in un artistico tabernacolo, affiancato da una tela con Vergine e Bambinello.

 

ALTRI LUOGHI DI INTERESSE STORICO E CULTURALE DA VISITARE

 

Teatro Comunale 

La facciata del Teatro Comunale è delimitata dall’imponente Torre del Cassero del XIV secolo. L‘interno della sala è ad U con balconata decorata da stucchi mentre il soffitto, affrescato nel 1929 da “La Decorativa”, presenta una raffigurazione allegorica del governo fascista. Prima di essere Teatro Comunale la sala era utilizzata fin dal 1871 per Feste da Ballo probabilmente in corrispondenza del Carnevale.

 

PERSONAGGI STORICI ILLUSTRI

Nazzareno Strampelli

Nato a Crispiero, frazione del comune di Castelraimondo, in provincia di Macerata, il 29 maggio 1866, fu senza dubbio il più importante esperto italiano di agronomia e genetica della prima metà del XX secolo. Laureatosi in agraria a Pisa, insegnò la materia dapprima a Camerino, ed in seguito a Reggio Calabria. Nel 1900 a Camerino cominciò i suoi studi sull'ibridazione delle specie di frumento, pur non essendo a conoscenza degli studi di Gregor Mendel, che all'epoca avevano avuto diffusione assai limitata. A Camerino cominciò a lavorare sul tipo "Rieti", un grano che riteneva potenzialmente molto adatto all'ibridazione, su cui sperimentò incroci col grano "Noè" per arrivare ad una pianta resistente alle malattie più comuni dell'epoca e adatta alla coltivazione nella zona di Camerino. Il Rieti era poco attaccabile dalla ruggine del grano, ma era inadatto al clima nebbioso della zona. Pur non essendo una vera e propria novità (già alcuni esemplari erano stati presentati nel 1835 a Londra), l'ibridazione scientifica del frumento non aveva ottenuto una diffusione rilevante ed era ancora considerata una branca minore dell'agronomia. Ulteriori Approfondimenti Personaggi Illustri.... 

Famiglia Bandini

La famiglia Bandini di origine nobile e Guelfa, con il prevalere in Siena dei Ghibellini, nel 1200, si sentì poco sicura e si trasferì a Camerino, roccaforte dei Guelfi. Fu accolta con ogni riguardo da Gentile I da Varano, verso l’anno 1270, il quale, quando era stato a combattere a Siena, l’aveva conosciuta ed apprezzata per il valore e la dedizione al “partito Guelfo”. I Bandini abitarono a Castelraimondo nel Castello di Lanciano. Oggi purtroppo la Famiglia Bandini-Giustiniani è del tutto estinta. L’ultima rampolla della famiglia è stata la Contessa Maria Sofia Giustiniani Bandini molto nota in Italia per le sue spiccate virtù ed attività caritative.  

Giuseppe Francesco Gariboldi

Giuseppe Francesco Gabriele Patrizio Gaspare Gariboldi (Macerata, 17 Marzo 1833 – Castelraimondo, 12 Aprile 1905) è stato un flautista, compositore e direttore d'orchestra italiano, ma anche ottimo didatta. Nel 1856, dopo gli studi con Giuseppe D'Aloe, si trasferì a Parigi dove lavorò come compositore e musicista virtuoso. Dal 1859 al 1861 tenne concerti in Belgio, Olanda, Inghilterra e Austria. Durante la Guerra franco prussiana, nel 1870, operò in seno alla Croce Rossa. Dal 1871 al 1895, insegnò flauto e composizione al college Rollen (ora Lycée Jacques-Decour) a Parigi.Nel 1905, tornò in Italia con la sua famiglia.Fra le sue opere numerosi pezzi per flauto e per flauto e pianoforte. Diversi suoi studi vengono ancora oggi impiegati per lo studio del flauto ed in particolare, Etudes mignonnes op. 131, 20 Petites Etudes op. 132, Exercices journaliers op. 89 e 15 Etudes modernes et progressives. Gariboldi compose anche molte canzoni e tre operette. Ugo Bottacchiari    

Ugo Bottacchiari

Ugo Bottacchiari figura eminente nel campo musicale. Fin da giovane mostrò grande passione per l musica. Studiò a Pesaro nel Liceo Musicale “Gioacchino Rossini”. Qui trovò come direttore il già celebre Pietro Mascagni del quale meritò la stima più sincera divenendone il discepolo prediletto. Ancora studente compose la sua prima opera “L’Ombra” che eccezionalmente per interessamento del Maestro fu rapprsentata al teatro Lauro Rossi di Macerata nei giorni 12, 13 e 14 novembre 1899 accolta con ammirazione e moltissimi applausi. Laureatosi a pieni voti andò ad insegnare a Figline Val d’Arno per nove anni e per ben ventidue anni a Como dove riposano le sue spoglie.

Oltre all’Ombra che lo impose all’attenzione del pubblico diede alla luce le seguenti opere e composizioni: “Per la patria” 1903 che poi mutò in “Severio Torelli” “Messa in Gloria” 1910 “Il paradiso delle signore” 1915 che poi mutò in “ Le beffe dell’amore” 1933 “L’uragano” 1935 A queste opere fece seguire circa 120 composizioni minori, operette, canzoni, ecc….molte delle quali di “altissimo valore lirico” come vennero giudicate dai critici del tempo. Scrisse molte marce tra cui “La marcia di Castelraimondo” composta a 16 anni in onore del suo paese che fece poi il giro del mondo anche incisa su dischi.      

 

MANIFESTAZIONI

Infiorata “CORPUS DOMINI” di Castelraimondo 

La cittadina di Castelraimondo, grazie al costante impegno della “Pro Loco” e delle Associazioni Locali, ha riscoperto l’antica e suggestiva tradizione dell’Infiorata per la festività del “Corpus Domini”. I documenti degli Archivi Parrocchiali di San Biagio e della Curia Arcivescovile di Camerino attestano sin dal 1500 il grande culto per il Santissimo Sacramento, attraverso la citazione di numerose Confraternite, che nel corso dei secoli sono state deputate, con riti e processioni, a onorare il Corpo e Sangue di Cristo. L’esperienza maturata nel corso degli anni si rinnova di volta in volta, attraverso ricche iniziative e scenografie, che corredano i circa 20 quadri fioriti realizzati in un unico tappeto lungo Corso Italia, aventi le dimensioni di metri 5x9 per una superficie complessiva superiore ai 1000 mq, con l’utilizzo di più di 100.000 garofani e quintali di ginestre ed essenze naturali.

La Fede si lega fortemente alla memoria storica e al folklore; la solennità della celebrazione trova riscontro in un insieme di mani e di cuori, che cercano, al di là di ogni difficoltà, di raggiungere un vero momento di aggregazione, di speranza e di pace. Il tutto è scandito dalla minuziosa e certosina preparazione dei particolari: lo studio dei soggetti da proporre, la ricerca, la selezione e il taglio dei fiori, l’esposizione del tappeto floreale. Queste sono le tappe fondamentali alle quali prendono parte l’intera cittadinanza, le Associazioni, i loro componenti e centinaia di volontari. La mobilitazione è generale e altrettanto generale è la soddisfazione, che a poco a poco appare dai visi sin dalle prime ore di lavoro del Sabato sera fino all’alba della Domenica.

La solenne Processione del “Corpus Domini”, presieduta dal clero locale, alle ore 18,30, conclude quello che si vorrebbe restasse per sempre e non solo per una giornata. L’evento è per chi lo realizza e lo vive con fervore, ma è anche per chi lo osserva e per i molti turisti, camperisti, cineoperatori e fotografi, che giungono da tutta Italia. L’occasione dell’Infiorata diventa inoltre un appuntamento per scoprire e ammirare le molteplici bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche del Comune di Castelraimondo e dell’intero territorio dell’Alto Maceratese, per gustare concerti, mostre e spettacoli appositamente predisposti.

 

 IL GRUPPO INFIORATA VINCE IL QUINTO PREMIO A SANTO STEFANO AL MARE (Imperia)  

 

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