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informazioni
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IL TERRITORIO E L’AMBIENTE GEOGRAFICO UMANO
Il territorio di Belmonte Piceno è situato tra il piano basale sub-mediterranio ed il piano collinare. La copertura forestale originaria è oramai quasi del tutto annullata. Resta un interessante piccolo bosco residuo che si stende sul versante nord verso il fiume Tenna. Anche questo lembo è però stato antropizzato. Vi si ritrovano comunque, spesso frammiste, specie arboree ed erbacee comuni al piano basale e collinare. Lungo le rive del Tenna cresce una vegetazione riferibile a salici, pioppi, tife ed altre specie. Nei lembi boschivi rimasti sul versante nord si può ammirare uno dei più tipici esempi di fusione tra ambiente naturale ed intervento dell'uomo. Il bosco ancora in piedi può essere rappresentato dal quercete caducifoglie formato di roverella (quercus pubescens) frammisto a rovere (quercus petraea) e più raramente a cerro (quercus cerris); non mancano esemplari di farnia (quercus robur). Nel bosco si rinvengono esemplari di carpino (carpinus betulus e carpinus orientalis), di nocciolo (corylus avellana), di orniello (fraxinus ornus), di ciliegi selvatici e qualche acero. Tra gli arbusti il corniolo (cornus mas) ed i biancospini (crataegus oxyacantha e crataegus monogyna). Tra le specie erbacee la primula (primula acaulis), l'elleboro e molte altre del piano sub-mediterraneo. Nel sottobosco folte popolazioni di ciclamini (cyclamen europaeum), agrifoglie (ilex aquifolium), pungitopto (ruscus aculeatus), stelline odorose (asperula odorata) e dell'amor nascosto (aquilegia vulgaris), laurio (laurium purpurenti), geranio (geranium sanguineum), fiordaliso (centaurea cyanus), sanguinella (cornus sanguinea) ed enemoni (anemone nemorosa ecc...)
Vincenzo Antonelli
BELMONTE DA VEDERE
Nei Monumenti, nell’Arte e luoghi di Culto
II centro storico di Belmonte Piceno è avvolto dalla circonvallazione ovale che dal largo Silvestre Baglioni, davanti alle scuole materna ed elementare, penetra nella piazza G. Leopardi da cui due strade parallele, intitolate a Tommaso Rubei ed a Marino Lucido belmontesi, scendono il pendio tra le tre schiere di case che vi si affacciano fino allo spiazzo della fontanella. Prima di proseguire verso il belvedere Europa ed il borgo Italia ci soffermiamo ad ammirare l'arte. Nell'intenzione dei belmontesi del secolo XII la Chiesa del SS. Salvatore, sul colle adiacente a santa Maria in Muris (poi San Simone) era il punto di riferimento del nuovo castello cui fu dato nome dai coloni immigrati da Belmonte Sabino nella zona dell'abbazia di Farfa.
Già nel medioevo presso la chiesa fu stabilita la sede dell'ufficio del Sindaco, più tardi vi eresse l'abitazione un signore Brunforte ed altri ancora tanto che la piazza davanti alla pieve è delimitata dai palazzi ricostruiti nei secoli XV, XVIII e XX, edifici caratteristici. Fu ricostruita pure la chiesa parrocchiale dipendente dal secolo XV dal Capitolo metropolitano di Fermo, con suo stemma dell'agnello giacente sul libro dai sette sigilli e reggente la croce della redenzione. La chiesa antica era piccola e bassa; ma l'arcivescovo Urbano Parracioni volle creare uno sperone a nord e con un muraglione ovale di sette metri creò lo spazio per prolungare la chiesa dalla piazza alla ripa e la fece allargare demolendo la chiesa di San Nicola presso la casa canonica. Adiacente era l'ospedale ad ospizio per infermi e per pellegrini intitolato a San Martino.
Il disegno architettonico fu affidato dal presule a Domenico Fontana fermano; il maestro costruttore fu Pietro Augustoni anche lui operante a Fermo. L'esecuzione durò sette anni; 1770-1776 e nel 1776 furono consegnati i magnifici dipinti di Filippo Ricci che aveva rappresentato in grandi tele i santi titolari di benefici ecclesiastici belmontesi, come si dirà nel seguito. La facciata in mattoni a vista ha movenze classicheggianti con lesene a lato del portale e pilastri agli spigoli con alto zoccolo a ripiano. Nel fastigio il frontone triangolare a cornice multilinea è sormontato da croce ferrea radiante. Sopra al portale la cornice arcuata ed il finestrone anch'esso arcuato. Decoro, linearità, armonia e proporzione riflettono l'arte neoclassica che splendeva con Clemente XIV e Pio VI nello stato pontificio. Il portone, d'artigianato belmontese, è in triplice strato di legni, in sedici scomparti rettangolari simmetrici con cornici a specchio e bulloni sullo zoccolo. L'eleganza austera è effetto della simmetria.
Tolto lo strato di vernice a piombo nel 1984 si e messo in risalto il colore naturale del legno d'abete. Il parroco (1957-1985) don Giuseppe Biondi nel 1976 faceva rinnovare la pavimentazione interna con marmo macchiato di Trani a fasce multicolori, arancione il tappeto che dall'ingresso arriva al presbiterio. L'altare fu fatto ricostruire nel 1942, con bel prospetto di marmi pregiati e colonnine dal parroco pievano don Ruffino Brunelli belmontese (1939-1958) il quale ricostruì con muratori locali il tetto e la volta e fece pitturare entrambi da Giuseppe Toscani e da Armando Moreschini. Nell'abside la tela di Filippo Ricci (1777) raffigura il SS. Salvatore cui è intitolata questa chiesa parrocchiale, con a lato la madre Maria assunta in cielo, contemplati dai vescovi Nicola e Donato, in mezzo ai quali un angelo offre il plastico del paese dalle tre torri. A lato dell'ancona i dipinti raffiguranti le anime del purgatorio al cui suffragio si dedica per tradizione il mese di novembre. In cima alla pala d'altare lo stemma A.M sovrapposti, Ave Maria.
Il catino dell'abside, tripartito dai dipinti del Moreschini con decorazioni floreali. Al centro il Cristo Eucaristia a grandezza naturale, veste bianco-latte e tunica rossa, aureola fulgente: è il Risorto. Gli angeli nei comparti laterali. Sulla volta della chiesa, ad unica navata, i quattro evangelisti in cerchi alternati ad altri contenenti lodi, l'agnello pasquale presso l'archivolto e il Pellicano in fondo verso l'organo, entrambi simboli del Cristo Eucaristia. Il pittore Giuseppe Toscani diede splendore di colori e figure. I cerchi sembrano occhi che guardano dall'alto, I bràcci e braccetti portalampade in legno di artigianato belmontese e fermano decorati a rosette e fogliame. Alla parete sinistra l'altorilievo raffigurante le Pietà, in legno, scolpito nel secolo XV e dipinto, opera di artista marchigiano ignoto ha una forte espressività emotiva ed è composto con armonia nella verticalità delle persone, la venerazione soprattutto il venerdì della settimana Santa ha favorito la creazione di una splendida cornice barocca indorata di nuovo nel 1984 a cura di don Biondi.
Al secolo XVI risale la scultura lignea del crocifisso in corporatura di tipo marchigiano con effetto di armonica proporzione e di devoto atteggiamento. Sull'altare sinistro il dipinto in tela raffigura la gloria della Santa Croce e della Pietà con i Santi oranti: Caterina martire, Pietro apostolo, Giovanni battezzatore, opera dello stesso F. Ricci che sullo sfondo ha delineato le colline belmontesi. Altra opera del Ricci di rimpetto nel dipinto sopra l'altare destro, raffigura il culto lauretano della Casa di Nazareth con la B. Vergine ed il Bambino onorati dai santi Sebastiano martire, Rocco pellegrino, Antonio eremita abate, Francesco assisiàte, ciascuno con propri simboli. Il cancelletto e le porticina indorata proteggono il tabernacolo della preziosa santa Croce nel reliquiario di pregevolissima elaborazione artistica con lamina d'argento dorato del secolo XIV e completamento argenteo dei secoli XV-XVII ivi racchiuso. La ricchezza dell'ornato conferma la solennità della festa patronale che gli è dedicata il 3 maggio, delle processioni anche in occasione delle rogazioni e del venerdì santo.
Lungo le pareti 14 dipinti della Via Crucis sono riferibili al secolo XVII come si nota dalle iscrizioni. Inoltre quattro nicchie simmetriche chiuse da vetrate conservano le statue di uso processionale: l'Immacolata, l'Addolorata, il Sacro Cuore, S. Vincenzo Ferrer patrono come S. Antonio delle campagne. L'organo ha tastiera e scavezza di 50 tasti e 18 pedali con due file di canne, è opera dei valenti organari ascolani Vincenzo Paci e figli Giovanni ed Enrico che lo posero nel retrofacciata nell'anno 1881 su commissione delle confraternite belmontesi. Questa stessa chiesa parrocchiale fu ricostruta con l'apporto comune di benefici ecclesiastici le cui rendite vennero riunite e diedero occasione di dismettere le chiesine che esistevano in prossimità del paese, una dedicata a san Pietro alla torrecella e l'altra al Crocifisso, perché si vennero a svolgere le celebrazioni delle sante Messe nella nuova grande chiesa centrale.
Chiesa di Santa Maria in Muris
Questa Chiesa, chiamata popolarmente di San Simone, posta ad un km verso est, è la testimonianza più chiara dell'antica storia del paese. Sulle rovine romane, i monaci benedettini ricostruirono una chiesetta con torrione di vedetta ed intorno dissodarono e vi piantarono oliveti e vigneti. Inizialmente ebbe il nome di Santa Maria in muris cioè sulle mura in quanto costruita su basi preesistenti. Le più antiche memorie di questo edificio sono scritte nel Registro di Farfa (prov. di Rieti) dove si legge che la contessa Albasia, madre del conte Silvestre, fece una donazione ai monaci farfensi per erigere qui una chiesetta ed officiarla. Nel 967 la costruzione era completa e vi si stabilì un monaco di Santa Vittoria, dato che i monaci farfensi erano venuti qui dopo che il monastero era stato assalito dai saraceni: Quando decadde il potere dei monaci la chiesina divenne juspatronato di famiglie private; nel XVI sec, passò ai canonici di Fermo ed ebbe il nome di Santa Maria Piccinina o Ciuccarella poi San Simone come si chiama attualmente. Ulteriori Approfondimenti Luoghi di Culto....
Madonna del Rosario
La Chiesa della Madonna del Rosario fu costruita dalla confraternita belmontese del Santo Rosario negli anni intorno al 1586 ma poi fu rinnovata nella prima metà del secolo XVIII. La facciata a mattoni nudi ha sovrapporta arcuata e due coppie di lesene laterali ricongiunte da un trave sotto il frontespizio il quale ha al centro un finestruolo rotondo. L'interno è costituito da un'unica navata alle cui pareti ci sono tre comparti simmetrici scanditi dalla struttura della trabeazione. Volte a botte con cornici a crociera in stucco. Il passaggio dalla navata al presbiterio, che risulta essere più stretto, è scandito da due balaustre composte da sette colonnine interne e due mezze colonnine ai lati. Intermedio a queste balaustre è un cancellino. Le colonnine hanno forma di anfore e sono di un marmo bianco chiazzato marrone. Per la datazione si fa riferimento al tardo barocco. La pavimentazione è stata rinnovata in occasione del restauro del tetto che risale agli anni 1980-1983. La pala dell'altare maggiore e attibuibile al fermano Filippo Ricci per lo stile e per la similarità di altri dipinti della Vergine del Rosario con Bambino e santi Domenico di Guzman e Caterina da Siena dato che tale culto fu diffuso dai frati domenicani, soprattutto dopo la vittoria di Lepanto del1571.
La statua procesisonale è riferibile all'artigianato marchigiano del secolo XVII. I dipinti rotondi a lato dell ancona raffigurano da una parte san Giuseppe da Nazareth e dell altra Sant'Andrea da Avelline. Sulla parete destra il dipinto raffigurante san Pacifico da San Severino è datato 1857 dal pittore G. Nunzi, per devozione di don Filippo Corsi. Nella Chiesa l'altare a destra ha pala raffigurante l'estasi del francescano San Giuseppe da Copertino e datata 1756, ad opera del belmontese p. Michelangelo Michelini, sul modello di opere diffuse dal santuario di Osimo. Alla parete sinistra la tela di ignoto marchigiano del secolo XVII raffigura i santi Filippo Neri, Carlo Borromeo e Pietro da Verona che adorano lo Spirito Santo figurato nel simbolo della colomba. All'interno è appeso il crocifisso processionale della confraternita belmontese del santo rosario che fece costruire la chiesa ed un altro usato per l'accompagno dei funerali. Quattordici quadri con le policromie della Via Crucis della seconda metà del secolo XIX furono acquistati da don Biondi per le suore residenti nei locali annessi dell'asilo infantile attivo fino al 1963.
Altri Luoghi Sacri Artistici
Sulla strada verso ovest, a mezzo chilometro dal centro urbano, la chiesa Madonna delle Grazie sorse di fronte al dipinto esistente nel muro esterno di una abitazione, a seguito della guarigione repentina di una donna. Il pregevole dipinto parietale, opera di anonimo pittore marchigiano del secolo XVI è contornato da marmo dal 1950 quando, con lavoro volontario ed offerte dei fedeli, l'edificio, lesionato dal terremoto fu ricostruito. L'altare rivolto al popolo, anticipò le innovazioni del concilio ecumenico Vaticano II. Giustina Sbaffoni (1882-1972), data la particolare devozione e le elemosine lasciate dai fedeli, fece costruire l'edificio anneso. Sulla strada verso sud, a mezzo chilometro dal paese, la chiesa di Sant' Anna fu ricostruita nel 1957 da Giustina Sbaffoni con le libere offerte che testimoniano il culto per la nonna di Gesù Cristo, patrona delle partorienti.
Carlo Tomassini
ARCHEOLOGIA
Il "nostro" Belmonte in Epoca Picena
Le straordinarie caratteristiche ambientali del preminente sito del "nostro" Belmonte Piceno furono sicuramente ben rilevate ed utilizzate, al loro tempo, dagli antichi Piceni. Sicuramente nell'Età del Ferro (che da noi inizia "più -o-meno" mille anni avanti cristo), ma forse anche nella tarda Età del bronzo, i nostri antichi antenati, i Piceni, - non già le genti o i popoli del Medioevo - utilizzarono per primi le alture per insiedarvi i loro centri di popolamento. Ciò non solo per creare postazioni fortificate e ben difendibili, ma anche (o soprattutto) per usare queste postazioni (le loro mura e i loro edificati) come strutture utili e necessarie a fini geodetici, ovverosia per usarle come mastrodontici strumenti indispensabili per la misurazione del territorio (una misurazione che utilizzava una geometria, pre-pitagorica, piuttosto raffinata anche se basata solo su procedimenti di natura pratica). Ulteriori Approfondimenti Archeologia....
PERSONAGGI ILLUSTRI
Il paese ha dato i natali a personaggi illustri come:
GASTRONOMIA
La gastronomia belmontese non si discosta da quella classica marchigiana ed è costituita da una vasta gamma di piatti, molti dei quali di antica tradizione contadina, quindi intimamente legata alle ricorrenze festive e lavorative più importanti. La presenza nel nostro territorio di famiglie patriarcali ha permesso che molte ricette, mai scritte, siano state tramandate dai genitori ai figli ed oggi sono ancora usate, anche se viviamo in una società in rapida evoluzione che sta perdendo il suo contatto con la tradizione contadina. Primi piatti come:
sono cucinati abitualmente nelle nostre case come pure
Particolare importanza riveste il maiale che ancora oggi, in alcune case, viene macellato e lavorato per ricavarne i suoi principali prodotti:
I dolci, quasi sempre legati alle ricorrenze festive, vanno dal "pistringu" ed alla pizza con i fichi, tipici di Natale, alle castagnole, sfrappe, cicerchiata, "frittilliti" e caciù" di fave a carnevale per finire con le ciambellette ed i "caciù" di ricotta o di formaggio nel periodo pasquale. Prodotti tipici del territorio sono il vino (anche cotto), l'olio d'oliva, e la farina di granoturco macinata a pietra nel locale mulino.
CALENDARIO EVENTI E MANIFESTAZIONI
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I Piceni di Belmonte
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PROSSIMO EVENTO
BELMONTE PICENO APRE LE PORTE AL NATALE
30 NOVEMBRE - 01 DICEMBRE 2013
Nei giorni 30 novembre e 1 dicembre Belmonte Piceno aprirà, come da tradizione, le sue porte al Natale, due giorni che, di fatto, anticipano la festa più attesa dell’anno. Sabato 30 a partire dalle 18,00 e domenica 1 dicembre per l’intera giornata, il Centro storico ospiterà il mercatino natalizio giunto alla sua decima edizione. L’evento, organizzato dall’Amministrazione comunale e dalle Associazioni locali, rappresenta senza dubbio uno degli appuntamenti più interessanti e coinvolgenti di tutta la programmazione natalizia.
“Belmonte apre le porte al Natale” rappresenta un’iniziativa praticamente unica nel suo genere, non solo per qualità e l’offerta dei prodotti (che vanno dall’enogastronomia all’artigianato artistico, dagli oggetti in ferro battuto agli addobbi per alberi e presepi), ma soprattutto per l’ubicazione delle esposizioni, ospitati in molti casi all’interno di storiche cantine o in locali messi gentilmente a disposizione dai proprietari cittadini e che si affacciano sulle vie del centro storico.
Questa iniziativa è particolarmente apprezzata dai turisti, e sono tanti quelli che arrivano dalle altre Province, come sono tanti gli espositori che scelgono di partecipare ed esporre le proprie creazioni e i propri prodotti. Sarà per il clima festivo o per l’atmosfera che ricorda un piccolo presepe: fatto sta che il borgo dell’entroterra fermano per due giorni si trasformerà in un luogo magico pronto ad ospitare chi vorrà immergersi in questa avventura natalizia unica.
Sul sito del Comune www.comunebelmontepiceno.it sarà possibile avere informazioni relative alla manifestazione.
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