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TERRITORIO
Il territorio comunale di Arcevia, prettamente collinare, è posizionato tra la catena montuosa degli Appennini umbro-marchigiani ad ovest, ed il mare Adriatico ad est.
Confina con il Comune di San Lorenzo e Pergola (provincia di Pesaro Urbino), ed i comuni di Sassoferrato, Genga, Serra San Quirico, Mergo, Rosora, Montecarotto, Serra de'Conti, Barbara e Castelleone di Suasa. Si estende per Kmq. 126,400 con una popolazione di circa 5.200 abitanti, ed è il 3° Comune della Provincia di Ancona (dopo Fabriano e Sassoferrato) per estensione di superficie. Il Comune è diviso in 18 frazioni denominate: San Giovanni Battista, Prosano, Avacelli, Castiglioni, Colle Aprico, Magnadorsa, Montale, Piticchio, San Ginesio, Sant' Apollinare, Ripalta, Nidastore, Loretello, San Pietro in Musio, Palazzo, Caudino, Costa e Santo Stefano. Sul suo territorio si ergono ben nove castelli impiantati nel periodo III e IV portanti lo stesso nome della frazione su cui insistono.
La conformazione del paesaggio rende ogni località particolarmente adatta per passeggiate ed escursioni, anche in mountain-bike. II Monte della Croce ed il Monte Sant'Angelo sono solcati da suggestivi sentieri facilmente percorribili. Ricchi di verdi prati, sono adattissimi per allegri pic-nic. Agli amanti del cavallo consigliamo i maneggi presso i numerosi agriturist, per partire alla scoperta degli splendidi castelli medioevali.
IL TURISMO
Il Comune di Arcevia, è uno dei territori di notevole interesse dell'entroterra anconetano. Arcevia con i suoi nove castelli, trenta punti di ospitalità turistica suddivisa in alberghi, agriturist, country house, bed & breakfast, camping, e la sua posizione geografica offre al turista una variegata scelta tra divertimento, cultura, benessere, relax, soggiorno e pernottamento. Per la delizia del palato, i vari ristoranti, offrono una cucina a base di prodotti tipici locali contornati con dell'ottimo vino bianco o rosso. Oltre a questo, nei suoi dintorni, è possibile visitare altre perle di interesse storico e naturalistico, gli scavi archeologici, i Bronzi dorati della città di Pergola, le grotte di Frasassi, il museo della Miniera di Cabernardi, la rocca di Mondavio con le sue cere, il museo delle Arti monastiche di Serra de'Conti, il museo della carta e della filigrana di Fabriano, le imponenti mura del borgo di Corinaldo rimaste praticamente intatte dal quattrocento.
ITINERARIO STORICO ARTISTICO
La visita di Arcevia può iniziare dalla poderosa cinta muraria (secc. XIII-XVI), percorribile in più punti, di cui rimangono alcuni torrioni circolari, due torrioni poligonali, e quattro delle cinque porte originarie, di cui si segnalano la Porta Romana, Porta di S. Lucia, completamente ricostruita con la casa ed il rivellino nel 1476 e la splendida Porta di S. Agostino (1522), ricavata in una rondella tronca, con ancora la bertesca e le sedi di scorrimento del ponte levatoio, entrambe opera di maestri lombardi. Nei pressi della Porta del Sasso, oggi ridotta ad un semplice arco a tutto sesto, nell’antico borgo, si trova la chiesa di S. Francesco di Paola (1728-’30), capolavoro barocco dell’architetto locale Arcangelo Vici, dal bell’interno a croce greca, sormontato da una elegante cupola. Risalendo si raggiunge la maggiore via cittadina, Corso Mazzini, denominato nel ‘500 “strada principale”, dove si affacciano gli edifici più importanti della città.
All’inizio, muovendosi da est verso ovest, incontriamo sulla destra il Palazzo della Duchessa (1ª metà sec. XVII), così detto perché fu residenza estiva di Livia della Rovere: da notare la facciata sobria ed elegante con finestroni rettangolari dell’epoca, il portale semplice in pietra serena e, all’interno, il pavimento a mattonelle romboidali, i bei portali con iscrizioni latine e, soprattutto, una splendida scala a chiocciola in pietra che collega i tre piani del palazzo. Di fronte si affaccia l’abside e il fianco del monumento religioso più importante della città: la Collegiata di San Medardo. Usciti dalla chiesa si raggiunge a destra via Ramazzani fino a incontrare vicolo Fiorenzuola; da qui si scende sino a via Angelo Rocca (1545-1620) - dedicata all’agostiniano locale che fondò una delle prime Biblioteche pubbliche in Europa, l’”Angelica” di Roma - dove si erge la chiesa di S. Maria del Soccorso, costruita nel secolo XVI dai Padri Agostiniani e successivamente ceduta alle Clarisse, che tutt’ora vivono nell’attiguo monastero.
La struttura è a croce latina, a tre navate, e si trova ad essere sormontata da una possente torre campanaria. Nella chiesa – restaurata in forme barocche – sono conservate opere di elevato valore artistico, come la maiolica di Fra Mattia della Robbia raffigurante l’Annunciazione di Maria (prob. 1534), i quadri di Claudio Ridolfi Immacolata concezione con S. Lucia e S. Caterina d’Alessandria (tra il 1625 e il 1640), di Ercole Ramazzani Adorazione dei magi (1577) e la Natività di Gesù, che sulla parte opposta ha incollata su tela una Madonna del Soccorso (XVI secolo), tema ricorrente nell’iconografia popolare umbro-marchigiana, opera di autore ignoto. Ritornando indietro in Corso Mazzini, e proseguendo in direzione della piazza centrale, incontriamo sulla sinistra la splendida facciata in cotto del Palazzo Anselmi (secc. XV-XIX)- che conserva al suo interno una ricca biblioteca di autori locali e una notevole collezione pittorica di artisti del luogo - e subito dopo il Complesso di S. Francesco, attestato dalla fine del XIII secolo, quando i francescani decisero di edificare un loro convento all’interno del centro storico. Oggi rimane integra la chiesa, completamente rifatta al suo interno in stile barocchetto dall’architetto e plasticatore Lorenzo Bossi (1750), ed il chiostro del ‘400.
Dell’originale costruzione romanica rimane il bel portale di pietra rosa e bianca, in cui sono da notare due piccole facce scolpite ai lati, e l’imponente campanile in pietra bianca. L’elegante interno, adorno di stucchi, conserva la Vergine del Parto, importante affresco di scuola umbro-marchigiana del XIV secolo, la più antica testimonianza di pittura in Arcevia. L’intero complesso conventuale, completamente ristrutturato, è il polo culturale di Arcevia (biblioteca, archivio storico e sale per mostre ed esposizioni). In alcuni locali attigui al chiostro si trova il Museo Archeologico Statale. Continuando si giunge alla Piazza Garibaldi, cuore del centro storico, dove prospetta il Palazzo Comunale, tra i più antichi della regione (attestato dal 1259), con il bell’arcone gotico d’ingresso e l’imponente torre merlata (36 m) con la rara scalinata interna in pietra ancora percorribile. All’interno è possibile ammirare una grande tela di Bruno d’Arcevia (2001), famoso artista neomanierista locale.
Proseguendo, sulla destra, scorgiamo Palazzo Mannelli poi Pianetti, splendida costruzione tardo rinascimentale, tra le più belle della provincia, attualmente occupato dal “Circolo di lettura e forestieri”. Fatto costruire nella seconda metà del secolo XVI dal vescovo di Nocera, Girolamo Mannelli, e dal nipote Flaminio, esponenti della nobile famiglia originaria del luogo, il palazzo passò in proprietà ai marchesi Pianetti di Jesi nel ‘700. La splendida facciata severa ed elegante è adorna di un bel portale con lo stemma gentilizio. Interessante l’interno con decorazioni parietali a stucchi ed intarsi, panneggi, porte decorate e grandi camini d’epoca. Da notare nel salone d’ingresso due grandi tele a carattere mitologico di buona fattura ma di autore ignoto (sec. XVII). Bellissima, infine, la cappella gentilizia impreziosita da un’immagine baroccesca. Pochi metri più in là, dall’altra parte della strada, ammiriamo il Palazzo dei Priori (sec. XIV), con all’interno una sala voltata dell’epoca e, annesso, il Teatro comunale Misa (sec XVII; rifatto tra il 1840 e il 1845) ed oggi ristrutturato e funzionante.
Sullo stesso lato del corso si trovano infine la chiesa di S. Agata e la chiesa di S. Giovanni Battista. La prima,edificata nella seconda metà del ‘700 da Antonio Ossutio, su disegno del grande architetto locale Andrea Vici, allievo di Luigi Vanvitelli, ha uno splendido interno a pianta ottagonale in cui è conservato, sull’altare principale, l'Incoronazione della Vergine da parte della SS. Trinità con S. Giovanni Evangelista e S. Agata, uno dei capolavori di Claudio Ridolfi il Veronese (prima metà secolo XVII), in cui colorismo veneto e sfumato baroccesco si fondono mirabilmente. La seconda, attestata dal 1285, ha una spoglia facciata in pietra con arco gotico. Alle estremità del corso una scalinata conduce al Monumento ai Caduti di T. Tamagnini (1923), che si trova davanti alla chiesa cappuccina (sec. XVII), dal caratteristico porticato, oggi divenuta ristorante. Sulla destra si apre il grande giardino Leopardi, sede del Centro di Educazone Ambientale (CEA), istituito dall'Assessorato all'Ambiente della Regione Marche.
Nel punto più alto del Parco, dove si scorgono alcuni resti dell’antico cassero, si ammira uno splendido panorama appenninico. Nei dintorni di Arcevia sono degni di nota: due santuari mariani, il Santuario della Madonna delle Grazie (sec. XV), sito a mezza costa del Monte S. Angelo - con il bel campanile originario e al suo interno un’immagine lignea della Madonna (fine 1200), tutt’ora oggetto di devozione e meta di pellegrinaggi, affreschi e due tele di Lelio Leoncini, allievo di Ramazzani (fine sec. XVI-inizio XVII) – e il Santuario della Madonna dei Renali (sec. XVI), ubicato nei pressi dello stabilimento Ariston, che conserva all’interno l’affresco cinquecentesco di Piergentile da Matelica e Venanzio da Camerino raffigurante la venerata immagine della Vergine assisa in trono; due conventi dei Frati minori, quello di S. Giovanni Battista (prima metà secolo XVII), appena fuori la Porta del Sasso - nella cui chiesa si può ammirare una Madonna del Rosario (1575) di Ercole Ramazzani e un Cristo crocifisso e santi, tela di buona fattura, ma di mano ignota (sec. XVII) – e il Convento di S. Martino (secoli XVI/XVII), nell’omonima località, bellissimo complesso monumentale barocco; nella chiesa si trova la prima pala d’altare dipinta da Ercole Ramazzani, la Madonna col bambino in gloria e i SS. Francesco, Bonaventura, Girolamo e Martino (1571).
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